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Francesco Nuti, l’esordio al cinema nel 1981 con la commedia surreale A Ovest di Paperino

Cinema

Paolo Nizza

L’attore e regista, scomparso il 12 giugno, debuttava nel 1981 sul grande schermo con un’originale commedia ambientata in un’insolita Firenze. Al suo fianco Alessandro Benvenuti e Athina Cenci che insieme a Nuti  componevano il trio dei Giancattivi

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Cosa resterà di questi anni Ottanta, cantava Raf. Senza ombra di dubbio le commedie di Francesco Nuti uscite al cinema in quel decennio. L’attore e regista ci ha lasciato a 68 anni dopo una lunghissima malattia. Nella sua filmografia spiccano Madonna che silenzio c'è stasera, (1982) Chiara e lo scuro (1983) con cui vince il David di Donatello e Casablanca, Casablanca (1985), che segna il suo debutto dietro la macchina da presa. Seguirono poi grandi successi al box office come Tutta colpa del paradiso (1985), Stregati (1986), Caruso Pascoski di padre polacco (1988), Willy Signori e vengo da lontano (1989) e Donne con le gonne (1991). Ma l’esordio sul grande schermo è datato 1981. Il film si intitola A Ovest di Paperino, dove per Paperino si intende non lo sfortunato personaggio dei cartoni animati e dei fumetti della Disney, ma una frazione di Prato. La pellicola è, in buona la sostanza, la trasposizione cinematografica del repertorio comico del gruppo dei Giancattivi, il trio composto da Alessandro Benvenuti, Athina Cenci e dallo stesso Nuti. Francesco è entrato nel gruppo nel 1978, al posto di Antonio Catalano. Grazie alla trasmissione televisiva Non Stop (autentica fucina di talenti che lanciò artisti del calibro di Marco Messeri, Carlo Verdone, Massimo Troisi, Enzo De Caro e Lello Arena (nel trio napoletano La Smorfia), I Gatti di Vicolo Miracoli, Zuzzurro e Gaspare, la popolarità dei Giancattivi aumenta in maniera esponenziale. Sicché, il passaggio al cinema è scontato come un’oliva in un Martini.

Francesco Nuti, disoccupato A Ovest di Paperino

Ça va sans dire, A Ovest di Paperino è soprattutto un film di Alessandro Benvenuti, che oltre a recitare ha scritto la sceneggiatura e diretto la pellicola. Tant’è che il futuro Emo Bandinelli dei Delitti del Barlume si aggiudica il Nastro d’Argento come miglior regista esordiente, Tuttavia, in nuce già si manifesta tutta la vis comica. Tant’è che una delle scene più esilaranti di tutto il lungometraggio è la scena ambientata all’ufficio di collocamento. Nei panni del disoccupato Antonio Sabini, Francesco si presenta al centro per l’impiego accompagnato da Augusto (Alessandro Benvenuti) e Marta (Athina Cenci) Il terzetto, sulle prime viene scambiato per una banda di rapinatori. Risolto l’equivoco, Nuti interloquisce con l’impiegato (interpretato da Antonio Pellegrino, immenso caratterista del cinema di genere italiano). Comporre il modulo per iscriversi alle liste di disoccupazione giovanile si trasfigura in un cimento più irto di ostacoli di tutte le 12 fatiche di Ercole messe insieme. La burocrazia, come diceva Balzac “è un meccanismo gigante mosso da pigmei.”

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Un esordio da ricordare

Spassosissimi, anche i battibecchi tra Nuti e la madre, che parimenti a tutte le italiche mamme si preoccupa che il figlio indossi la canotta pulita. La commedia, al netto dell’approccio surreale, risulta intrepida e originale nello scherzare su tematiche quali la religione, l’uso di sostanze stupefacenti, le radio libere, oltre a offrirci un’immagine mai corriva di Firenze. È noto che durante le riprese, non mancarono litigi e discussioni. Infatti, terminato il lungometraggio, Francesco Nuti abbandonò I Giancattivi, per intraprendere la sua carriera di attore e in seguito di regista. Però, l’opera resta una deliziosa e divertente cartina di tornasole per scoprire gli inizi di un’artista originale e talentuoso, travolto dagli eventi e scomparso troppo presto.

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