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Bruce Willis, la figlia ha negato a lungo i segnali della sua malattia

Cinema
Foto tratta dal profilo Instagram di Tallulah Willis

Tallulah, 29 anni, avuta dall'attore e dall'ex-moglie Demi Moore, ha raccontato le difficoltà di comprensione della condizione del padre prima della diagnosi di demenza frontotemporale

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In un’intervista rilasciata a Vogue Usa Tallulah Willis, 29 anni, figlia di Demi Moore e di Bruce Willis, 68 anni, ha raccontato di aver negato a lungo il peggioramento della salute del padre, che all’inizio dell’anno ha ricevuto una diagnosi di demenza frontotemporale che l’ha costretto al ritiro dalle scene. Lo scorso anno, la famiglia aveva annunciato che l’attore “soffriva di afasia, un’incapacità mediata dal cervello di parlare o di comprendere il linguaggio”, inquadrata però l’anno successivo come un sintomo del disturbo neurologico progressivo della demenza frontotemporale. “Ma io sapevo che qualcosa non andava da molto tempo” ha raccontato Tallulah. “Tutto ha avuto inizio con una sorta di vaga indifferenza da parte di mio padre, che in famiglia avevamo attribuito alla perdita dell’udito. Ci dicevamo: “Die Hard ha massacrato le orecchie di papà””.

LE RESPONSABILITÀ DELLA NUOVA FAMIGLIA

Tallulah aveva poi attribuito l’aggravamento della condizione alla maggior concentrazione riservata dal padre alla nuova famiglia formata con l’ex-modella Emma Heming Willis, sposata nel 2009: “Aveva avuto due bambini con la mia matrigna, e pensavo avesse perso interesse per me. Anche se era quanto di più lontano dalla verità, il mio cervello di adolescente si è torturato con una logica errata: non sono abbastanza bella per mia madre, non sono abbastanza interessante per mio padre”. La donna, che allora soffriva di disturbi alimentari, non è fiera di aver negato il problema, ma “la verità è che anch’io ero troppo malata per gestire la situazione”.

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UN RAPPORTO RITROVATO

Oggi, Tallulah ha compreso e accettato la condizione dell’attore. “Ogni volta che vado a casa di mio padre, scatto un sacco di foto” ha dichiarato. “Sono come un archeologo, alla ricerca di tesori in cose alle quali non ho mai prestato molta attenzione. Ho tutti i suoi messaggi salvati su un disco fisso. Trovo che sto cercando di documentare, di costruire una documentazione per il giorno in cui non è lì per ricordarmi di lui e di noi”. Nonostante la malattia disorientante, Willis “sa sempre chi sono e si illumina quando entro nella stanza”. Tallulah nutre ancora speranze per il padre, che “era simpatico e affascinante e furbo e elegante e dolce e un po’ stravagante” e con il quale “saremmo così buoni amici se solo ci fosse più tempo”. Resta un interrogativo, "come posso metterlo più a suo agio?". Nonostante i repentini e imprevedibili cambiamenti del padre, "sono semplicemente felice di essere qui per questo".

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