In un'intervista rilasciata al quotidiano britannico The Independent l'attore e regista statunistense ha raccontato le sensazioni sgradevoli provate nel 2001 in occasione del viaggio in macchina verso la dacia dove ha incontrato, in compagnia di Jack Nicholson, il Presidente russo, e ha poi espresso la propria opinione sul possibile esito del conflitto contro la Russia, documentato anche nell'ultima opera cinematografica Superpower
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Nel 2001 Sean Penn e Jack Nicholson, ospiti del Moscow Film Festival con il film La promessa, hanno incontrato Vladimir Putin nella dacha del regista Premio Oscar russo Nikita Mikhalkov. Già allora, oltre vent’anni prima dell’invasione russa dell’Ucraina, Penn avuto una cattiva impressione sul Presidente, da lui definito un “piccolo bullo inquietante”. Come dichiarato in un’intervista rilasciata al quotidiano britannico The Independent l’attore e regista statunitense, a bordo del mezzo di trasporto diretto alla residenza di campagna, ha provato “una sensazione fredda, brutta", perché “andavamo veloci quanto loro volevano guidare, con nessuna attenzione per il fatto che potesse costituire un pericolo nei villaggi che stavamo attraversando. Quando i contadini con carri trainati dai cavalli cercavano di attraversare, gli addetti alla sicurezza nei nostri veicoli si sporgevano dal finestrino per scacciarli. Era così inutilmente aggressivo”.
LA FORZA DELL'UCRAINA
Nel documentario Superpower, co-diretto con Aaron Kaufman e presentato in anteprima alla 73ª edizione del Festival di Berlino, Penn ha analizzato la figura di Volodymyr Zelensky, l’attore comico diventato Presidente dell’Ucraina. Il lavoro, iniziato nel 2021, ha condotto il regista nel paese anche il 24 febbraio dello scorso anno, giorno dell’invasione russa del paese. Sullo schermo, Penn ha raccontato la vita e la morte sfiorate dalle famiglie ucraine nello scenario di devastazione provocato dalle bombe russe. Il regista ha anche descritto il senso di “comunità” sorto in Ucraina dall’inizio della guerra, perché i cittadini “si prendono cura l’uno dell’altro", e ha elogiato la libertà di manifestazione del pensiero, perché "c’è spazio per non essere d’accordo. C’è spazio per un soldato per criticare comodamente il suo presidente e sapere che si vedrà nel documentario e che non ci saranno ripercussioni”, a differenza di quanto accade in Russia, che reprime e condanna le voci di dissenso: “Non è unico che le persone siano generalmente al loro meglio nei momenti peggiori. Ma è unico che dal 2014”, cioè dall'anno della rivoluzione ucraina di Maidan, che ha estromesso l’allora Presidente Janukovič per l'orientamento filorusso, “ci sia stato questo crescente riconoscimento del prezioso valore della comunità”. Penn si è riferito anche ai civili ucraini che hanno risposto ai carri armati russi con bombe molotov e che “hanno assaporato la libertà. Non si arrenderanno”, e ha espresso ammirazione per Zelensky, rimasto a Kiev dopo l’invasione.
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IL FUTURO DELL'UCRAINA
Penn ha però espresso dubbi sulla possibile riuscita di un accordo di negoziato per la fine del conflitto. “Dal punto di vista ucraino, come penso sarebbe il punto di vista tedesco o americano, se doveste essere spontaneamente invasi da un paese aggressivo e avere i vostri civili, i vostri bambini, le vostre madri e i vostri padri separati, assassinati, violentati, la discussione non può riguardare la resa dei territori dell’Ucraina. La discussione può riguardare con quanti [russi] sei disposto a negoziare per perseguirli per crimini di guerra, e a quanti permetterai di salvare la faccia senza condanna. Mi piacerebbe vedere che il maggior numero possibile di queste ingiustizie siano rimediate. Penso che abbiamo due scelte. Mostriamo al mondo che i bulli con le armi nucleari vincono o rischiamo e lottiamo per la vita che tutti meritiamo”. L’attore e regista statunitense ha quindi auspicato la vittoria dell’Ucraina e la sconfitta della Russia, ormai diventata “una cultura che ha avuto la sua immaginazione così indebolita che ha bisogno di un totalitarismo per vivere giorno dopo giorno, piuttosto che permettersi di sognare e di fiorire”.
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LA CAMPAGNA NEGLI STATI UNITI
Alcuni hanno ritenuto la presenza di Penn in Ucraina una semplice celebrazione dell’ego di un grande nome di Hollywood, libero di entrare e uscire a piacimento dal paese, ma il vincitore di due Premi Oscar ha supportato la nazione lacerata dalla guerra anche negli Stati Uniti. Penn, che sarebbe favorevole all'inasprimento delle sanzioni contro la Russia, ha però sottolineato i tratti populisti assunti dalla nazione dopo l'era Trump: "Quella è una lotta diversa e dobbiamo esercitarci nelle urne elettorali".