Pierfrancesco Favino e L‘ultima notte di Amore, tra Noir e Polar l’intervista all’attore

Cinema
Paolo Nizza

Paolo Nizza

Foto di Loris T. Zambelli

L’attore è il  protagonista di un thriller, diretto da Andrea Di Stefano (Il regista di Narcos), crepuscolare e potente, presentato alla Berlinale 2023. Il film uscirà al cinema dal 9 marzo. Nell’attesa, ecco cosa ci ha raccontato la star italiana

Iscriviti alla nostra newsletter per restare aggiornato sulle notizie di spettacolo

 

Pierfrancesco Favino, al momento,  ha vinto una Coppa Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia, tre  David di Donatello e sei Nastri d'Argento. E come ha dimostrato nello strepitoso episodio di Call My Agent – Italia, la star è un campione di autoironia, in grado di interpretare Che Guevara e Mario Monti. Ma in L’ultima notte di Amore, la sfida era davvero complessa per un attore affascinante,  dalla fisicità importante (non a caso ha esordito sul grande schermo nel 1996 nei panno di un boxeur in Pugili Perché). Nel lungometraggio diretto da Andrea Di Stefano, presentato alla Berlinale 2023 e nelle sale cinematografiche dal 9 marzo, Favino  veste i panni di Franco Amore, poliziotto fuori forma, vicino alla pensione dopo 35 anni di onorato servizio. Un uomo per bene, probabilmente a  torto considerato un debole. Un mite  servitore dello Stato perduto in un infernale viaggio al termine della notte in una” Milano per male”. E anche questa la performance di “Picchio” risulta eccezionale e densa di sfumature. il risultato è una pellicola che rimanda ai grandi polar francesi di Melville, alla suspense dei thriller hitchcockiani, all’abbacinante crepuscolo dei noir americani degli anni Quaranta. Ecco cosa ci ha raccontato Pierfrancesco Favino.

L'intervista a Pierfrancesco Favino

 

Il primo trailer di L’ultima notte di Amore (lo trovate in testa all’articolo) è accompagnato dalla canzone di David Bowie Ragazzo solo/Ragazza sola  e una delle strofe del brano recita “dove vai, dove andrai?”. Ma dove va e dove andrà Franco Amore in questa ultima sua notte?

Penso che il mio personaggio immagini di andare da qualche parte. Mi piace molto il fatto che non stiamo parlando di un supereroe, non stiamo parlando di una persona che è abituata a certe situazioni ma di un uomo che si ritrova coinvolto in qualcosa di molto più grande di lui. Quindi comprende che a un certo punto dovrà fare una scelta perché sa esattamente che cosa potrebbe accadergli dopo e non era quello che aveva immaginato all’inizio. Credeva che questa situazione avrebbe migliorato la sua vita. E dove andrà alla fine? Probabilmente a cercare di mettere al sicuro le persone gli sono vicine.

Franco Amore è un poliziotto timido, onesto, quasi dimesso, non in perfetta forma fisica. Come ti sei preparato per interpretare in maniera davvero credibile un uomo così lontano dalla tua fisicità importante e dal tuo fascino?

Mi ha aiutato la sceneggiatura che era davvero scritta benissimo, una di quelle storie che non vedi l’ora di capire come va a finire. È un personaggio ligio al dovere che ogni tanto si concede qualche piccola bugia, ma è uno a cui pare facile fare le scarpe. E poi è un uomo definito anche dall’ambiente che gli sta intorno. Penso alla moglie, intepretata da Linda Cariddi, più giovane di lui. Per stare al passo porta l’orecchino, veste casual ma capisci che fa fatica. Ed è questo che mi ha affascinato del personaggio, un uomo non ossessionato dal machismo che contraddistingue alcuni suoi colleghi. Credo sia il tipo di poliziotto che possiamo incontrare quando andiamo in un commissariato a farci mettere il bollo sul passaporto. E mi auguro che questo tipo persone vengano al cinema a vedere il film e possano ritrovarsi in qualche modo nella vicenda di Franco Amore.

approfondimento

Call My Agent - Italia, Favino è il Che nel terzo episodio. VIDEO

Quali sono i punti di forza di L’ultima notte di Amore?

È un film, che ti tiene incollato alla sedia, come accadeva un tempo. È cinema allo stato puro e non fa rimpiangere i noir americani e francesi. Una pellicola che si riappropria di un genere che in Italia non si fa più. Un’ opera in cui il pubblico si appassiona alla storia dall’inizio alla fine e vorrebbe non finisse mai.

Il film è ambientato in una Milano plumbea, insidiosa, piena di tunnel. Diversa dai soliti stereotipi. Che rapporto hai con questa città?

La conosco abbastanza, ma non così bene. Sono circondato da amici che vivono qui. Ci vengo  molto volentieri. Ho sempre la sensazione che ci  sia qualche lato che non vedo e credo che questa cosa il film la racconti bene: è una città metropolitana nel senso più alto del termine. È come una sorta di personaggio del film, È un luogo che ti spinge a migliorarti. Sei circondato dalla ricchezza. Uno spazio che ti mostra quello che potresti diventare. Credo che L’ultima notte di Amore non poteva che essere ambientato qui. L’immagine vincente di Milano è uno dei propulsori della storia.

Nel film, Franco Amore  è paragonato a  una carpa koi, un pesce leggendario che nuota controcorrente, risale  la cascata lungo il Fiumegiallo e alla fine, come premio per il suo coraggio, viene trasformato in un drago immortale dagli dei. Trovi analogie con la tua carriera?

Direi proprio di no, Se dovessi pensare a un paragone con una creatura acquatica, direi un cetaceo, Ho fatto un percorso costante, non ho risalito nessuna corrente, né ho fatto salti improvvisi o strappi. Sono felice del posto in cui mi trovo ora e non credo di essere stato particolarmente coraggioso.

approfondimento

L’ultima notte di Amore, trailer del thriller con protagonista Favino

Com’è stato tornare a recitare con Francesco Di Leva, con cui avevi lavorato in Nostalgia?

Bellissimo. Francesco è un amico, una persona a cui tengo molo. È come un fratello più piccolo. È una cosa che non faccio mai, ma ho suggerito il suo nomke per il ruolo del personaggio di Dino, perché raramente è stato utilizzato al cinema per il suo aspetto solare. Ha un sorriso che cattura. E poi nel film è molo presente l’idea di fratellanza, un concetto che appartiene a tutti i corpi di polizia.

L’ultima notte di Amore è diretto da Andrea Di Stefano che ha un passato da attore. Hai mai pensato di passare dietro la macchina da presa, visto che hai firmato alcune regie teatrali?

La cosa un po’ mi incuriosisce, a volte ci penso inconsciamente. Dovrei trovare la storia giusta, un sceneggiatura  per cui abbia senso che venga trasportata sullo schermo da me.

Sei anche un componente dell’Academy Award? C’è qualche lungometraggio o qualche performance attoriale che ti ha colpito tra i film candidati all’Oscar di questa edizione 2023?

Ovviamente sono dispiaciuto che Nostalgia non sia finito tra i nominati come miglior film in lingua straniera. Mi è piaciuto molto Aftersun che mi pare una pellicola molto personale e mi aveva entusiasmato Joyland, il dramma pakistano che però non è finito tra i candidati. Per quanto concerne gli attori, l’interpretazione di Brendan Fraser in The Whale è straordinaria, In generale, mi pare che negli ultimi anni i titoli più interessanti siano quelli realizzati fuori dagli  Stati Uniti e dalle produzioni americane.

approfondimento

Nostalgia di Mario Martone rappresenterà l'Italia agli Oscar 2023

Spettacolo: Per te