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White Noise di Noah Baumbach: la recensione del film con Adam Driver e Greta Gerwig

Cinema

Paolo Nizza

Tratta dall'omonimo romanzo di Don DeLillo, una surreale, grottesca e riuscita cronaca di un’Apocalisse. Tra commedia, dramma, filosofia e satira una pellicola che ci parla del presente attraverso le ossessioni degli anni Ottanta. Dal 30 dicembre disponibile su Netflix (Visibile anche su Sky Q e tramite la app su Now Smart Stick) 

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Non sapremo mai se la morte è davvero un sordo, crudele rumore bianco. E, ça va sans dire, nessuno potrai mai tornare indietro per raccontarci quale sia la forma in cui manifesta il capolinea dell’esistenza. Invece, la paura di morire, emozione primaria condivisa più o meno dall’intero genere umano, può trasfigurarsi in un’opera d’arte. Al momento l’unica forma d’immortalità consentita agli uomini è il capolavoro artistico. E White Noise, il romanzo scritto da Don De Lillo nel 1985, Vincitore del National Book Award, può essere considerato una pietra miliare della letteratura postmoderna. Trasportare sul grande schermo quel perpetuo tracimare di battute, riflessioni, pensieri è un cimento degno di Sisifo. Ma al regista newyorchese Noah Baumbach le sfide piacciono assai. Sicché, dopo il notevole Storia di un matrimonio del 2019,  il cineasta è tornato a lido con qquesto lungometraggio che ha aperto la 79esima Mostra del Cinema di Venezia. e che dal 30 dicemnbre è disponibile su Netflix.



Come si suol dire: “buona la prima”. Sia perché White Noise, al netto dell’ambientazione anni Ottanta, è un’opera che ci costringe, sparigliando le carte, a confrontarci con la realtà di oggi, anche perché sin dall’incipit la pellicola trasporta lo spettatore in un’antologia dei più spettacolari incidenti automobilistici rappresentati dal cinema americano per proseguire con una vertiginosa Epifania domestica, suggellata da questa battuta epocale: “La famiglia è la culla della disinformazione mondiale". Tra un’esibizione di station wagon e un pollo fritto al chili, ci si domanda se le pecore abbiano le ciglia, mentre impazza la teoria che il supermercato sia un portale, uno spazio di transizione tra il vivere e il morire. D’altronde nel film di Baumbach, Adam Driver, professore universitario, dallo sguardo cinereo, tormentato, perduto, tiene un corso di nazismo avanzato. Il senso comune non abita qui, in un titolo che centrifuga con allegria commedia, dramma e satira. Dalla perniciosa nuvola tossica costituita dal micidiale” Nyodene” al “Dylar", psicofarmaco fuori mercato in grado di alleviare la fobia della dipartita. White Noise è un almanacco illustrato dell’Apocalisse contemporanea. I riferimenti al Covid e alla pandemia non latitano al pari del biasimo rivolto al mantra capitalistico “produci, consuma, crepa”, ma senza corrivi predicozzi o moralistici pistolotti.

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In fondo, parimenti al protagonista, tutti vorremo poter uccidere la morte. E quando abbiamo paura, rincorriamo figure forti, mitiche, iconiche. Non a caso Adolf Hitler considerava la massa la sua unica sposa. E in questa cronaca, grottesca e surreale di un disastro annunciato, si comprende perché la tentazione di rubare, invece di comprare, di sparare, al posto di parlare, si faccia spazio a colpi di incubi notturni e paranoie. Accanto a Adam Driver, Greta Gerwig (nella vita compagna del regista del film) si rivela l’interprete ideale per rappresentare il male di vivere terrorizzati dal pensiero della fine. Da segnalare la performance di Lars Eidinger. Dopo il fassbinderiano Gottfried von Schack della serie Irma Vep, l’attore tedesco ci offre ancora una volta il ritratto di uno svalvolato e indimenticabile personaggio borderline. Forse ha ragione la suora che pronuncia la battuta “L’inferno è quando nessuno crede”. Ci resta quindi la speranza alla fine del delirio, la quiete dopo la tempesta in un’overdose di gomme da masticare senza zucchero e ciambelline cheerios.  E ci si perde nel ballo ritmato sui titoli di coda. Una sorta di flashmob tra le corsie dei surgelati e i carrelli della spesa. Una coreografia esilarante e, al tempo stesso, inquietante. Una danza macabra, un memento mori, tra carrelli della spesa e file alle casse. Sara uno scontrino che ci seppellirà?

 

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