Nolan non era affatto sicuro di voler girare "Il cavaliere oscuro"

Cinema

Manuel Santangelo

Un libro svela come il regista di Inception non fosse affatto convinto di voler girare un secondo Batman dopo il primo capitolo. La carta di Joker sul finale di Batman Begins doveva essere solo un suggerimento da dare a un potenziale collega, su come eventualmente continuare la storia. Fortunatamente alla fine Nolan ha cambiato idea, regalandoci uno dei sequel migliori del cinema contemporaneo

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Christopher Nolan non aveva neanche ben capito perché gli avessero affidato la rinascita di un personaggio come Batman e, quando iniziò il primo film, aveva una sola cosa ben chiara in testa: a prescindere da come sarebbe andata la pellicola, lui avrebbe chiuso con l’Uomo Pipistrello dopo quella prova. A rivelarcelo è Ian Nathan nel suo libro Christopher Nolan: The Iconic Filmmaker and His Work, in cui si racconta quanto siamo stati davvero vicini a perderci uno dei sequel più amati della storia del cinema. D’altronde Il cavaliere oscuro sarebbe mai stato lo stesso senza il visionario autore britannico? La sensazione è che la risposta sia inevitabilmente un no.

Giocarsi la carta giusta

Una decina di anni fa Nolan stesso ha svelato di non essersi sentito subito all’altezza del mandato di rilanciare Batman. Aveva fatto solo tre film e, nonostante il successo di classici inaspettati come Insomnia e soprattutto Memento, non sapeva se sarebbe stato in grado di gestire un compito di tali proporzioni. Aveva chiari i suoi riferimenti che, retrospettivamente gli sarebbero apparsi per giunta banali: i grandi blockbuster d’autore di Steven Spielberg, George Lucas e la saga di James Bond. Da lì partì per creare il suo primo Batman, che aveva l’indiscutibile vantaggio di essere l’inizio di un discorso e quindi di apparire di fatto come una quasi tabula rasa. Il regista si mise al lavoro convinto che sarebbe bastata una pellicola per mettere a fuoco la sua visione dell’eroe: era sicuro che non si sarebbe soffermato troppo sul personaggio in quanto sentiva di avere bisogno di sfide più personali. Non cambiò idea neanche durante le riprese, tanto che quel finale, con la carta che suggerisce una prossima apparizione del Joker, non andava assolutamente inteso come una candidatura per un eventuale seguito. Come scrive Nathan nel suo libro: “Per una volta, è stato come un trucco che ha fatto a sé stesso. Quella carta da gioco del Joker contenuta in una busta per le prove tirata fuori dal fedele agente di polizia di Gary Oldman alla fine di Batman Begins era inteso come un brivido da regalare al pubblico prima di uscire dal cinema, niente più di quello.” Lo stesso Nolan spiegherà poi: “Volevamo suggerire delle possibilità sul come la storia sarebbe potuta continuare, ma non perché volessimo realizzare un sequel”.

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Jokerando

Qualche giorno fa anche Tim Burton, che in qualche modo è stato il progenitore di tutti i Batman sul grande schermo, è tornato sul suo rapporto con il personaggio: “La cosa divertente ora è che la gente dice ‘Cosa ne pensi del nuovo Batman?’ e inizio a ridere e piangere perché torno a una capsula del tempo, dove praticamente ogni giorno gli studios dicevano: ‘È troppo oscuro, è troppo oscuro’. Ora sembra un gioco spensierato”. Se oggi la versione di Burton appare quasi leggera parte del merito (o della colpa, a seconda dei punti di vista) è di Cristopher Nolan il quale, soprattutto con il secondo capitolo, ha insistito ancora di più su un Batman dalla vena esistenzialista, immerso in una Gotham ancora più buia delle precedenti immaginate fino a quel momento. Come forse mai si era visto sul grande schermo, il supereroe si vedeva davvero come il contraltare dell’antagonista Joker in un gioco di specchi difficile da replicare. Oggi Il cavaliere oscuro è uno dei rari esempi di seguito che surclassa il pur buono primo capitolo ma, nonostante questo, è facile comprendere le paure di Nolan nel riprendere in mano il personaggio dopo l’esito incoraggiante del primo capitolo: doveva sentirsi come un cantante di fronte al notoriamente complicato secondo album.

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Quello che non potrà mai essere

Christian Bale racconta spesso che fu da molti deriso prima del suo esordio nei panni del Cavaliere Oscuro. Molti credevano che rileggere il personaggio in maniera eccessivamente adulta si sarebbe rivelato un suicidio artistico e produttivo: “Dicevo alle persone che avremmo rifatto Batman, prendendolo molto seriamente. Ci sono state tonnellate di persone che mi hanno riso in faccia dicendo “Non funzionerà mai”. Per questo, è stato splendido far parte di una Trilogia che ha dimostrato che quelle persone si sbagliavano”. Ora l’attore ama così tanto quel ruolo da non dispiacersi se sarà quello per cui verrà ricordato ed è propenso a valutare un eventuale ritorno nelle vesti del giustiziere di Gotham, a condizione che a guidarlo alla regia sia di nuovo l’amico Nolan.

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