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La storia dell'estate sarda di Liz Taylor e Richard Burton diventa un documentario

Cinema

Manuel Santangelo

©Getty

La scogliera dei desideri doveva essere un successo epocale. Il film aveva tutto per ammaliare gli spettatori: la coppia più glamour di Hollywood, la sceneggiatura di Tennesee Williams e persino un’ambientazione da sogno. Le cose non andarono però come preventivato e l’intero progetto si rivelò alla fine un flop. Di quanto accadde durante la lavorazione di questa pellicola, poi ampiamente rivalutata, parla Sergio Naitza nel suo documentario L’estate di Joe, Liz e Richard

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Richard Burton e Liz Taylor hanno formato una delle coppie più iconiche della Hollywood degli anni d’oro e, ancora oggi, il fascino che esercitava la loro unione sul pubblico resta intatto. Basti pensare che la foto scattata alla coppia mentre amoreggiava sul tetto di un motoscafo a Ischia l'8 giugno del 1962, durante le riprese di Cleopatra, è diventata a sessant’anni di distanza un NFT, andato all’asta per cifre importanti. Non tutte le pellicole che i due divi girarono assieme si rivelarono tuttavia dei successi istantanei e un esempio in questo senso è rappresentato da La scogliera dei desideri. La storia di questo sfortunato kolossal girato in Sardegna è raccontata da Sergio Naitza nel suo ultimo documentario, appena presentato alla Festa del Cinema di Roma: L’estate di Joe, Liz e Richard.

“Cast” away

Quando a Liz Taylor viene proposto di interpretare Mrs. Goforth in La scogliera dei desideri è già il giugno del 1967. Come si scopre nel film di Naitza, il ruolo è stato già rifiutato da altre star come Katharine Hepburn a Ingrid Bergman, le quali però si trovano in un momento della carriera molto diverso da quello della collega. Taylor ha 35 anni e sa che deve confortarsi con una pellicola ambiziosa e d’autore se vuole continuare a “restare nel giro giusto”. Il film diretto da Joseph Losey in questo senso le sembra perfetto, anche perché è stato scritto dal leggendario drammaturgo Tennesee Williams partendo da una sua stessa piece teatrale. Proprio l’autore di Un tram chiamato desiderio non si dimostra tuttavia da subito tra i più entusiasti della scelta, soprattutto perché la diva è molto più giovane della donna attempata da lui immaginata in origine. Come se non bastasse, presto i dubbi investono anche il protagonista maschile, che Taylor pretende sia suo marito Richard Burton. Quest’ultimo è sicuramente un grande attore ma appare radicalmente diverso dal Chris Flanders/Angelo della Morte portato sul palco da Williams: è un uomo sui quaranta, fascinoso ma che emana una sicurezza fuori contesto. È tutto il contrario del giovane dalla bellezza selvaggia e poetica che era stato preso come riferimento quando si buttava giù la sceneggiatura. Il regista Joseph Losey è conscio di queste differenze ma, alla fine, decide di non perdere l’occasione di lavorare con la coppia di divi più importanti in quel momento. Il budget è d’altra parte altissimo e le premesse, a prescindere dalla fedeltà al testo originale, sembrano essere le migliori.

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Voglio andare ad Alghero In compagnia di uno straniero

Si decide di ambientare La scogliera dei desideri in Italia, più precisamente a Capo Caccia, nella zona di Alghero. La location principale del film sarà un lussuoso hotel appena aperto, che si trova a strapiombo proprio sulla scogliera del titolo e che per ironia della sorte verrà poi distrutto proprio da un disastro naturale. In questo angolo remoto della costa sarda, nel mezzo di un paradiso quasi incontaminato, arriva quindi da un giorno all’altro la macchina di Hollywood con tutti i suoi lustrini. La pellicola viene messa in produzione e, a un passo dal 1968, finisce per diventare ogni giorno di più il testamento di un mondo aristocratico, opulento e borghese che verrà presto spazzato via. Realtà e finzione si confondono al punto che Elizabeth Taylor finisce per interpretare quasi una caricatura di se stessa, mostrando in scena i preziosi gioielli ordinati appositamente da Bulgari e i sontuosi abiti creati per l’occasione da Karl Lagerfeld. L’attrice e Burton vivono sul proprio yatcht, il Kalizma, che è ormai la loro “casa galleggiante” quando girano per il mondo. Hanno a bordo persino un cuoco personale, Jacques Durussel, che viene interpellato in L’estate di Joe, Liz e Richard diventando parte integrante di un docufilm dove colpisce pure il racconto di lauti pranzi, spesso condivisi con tutta la troupe senza divisioni di classe.

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Un’estate sarda

Sergio Naitza intervista anche molti degli algheresi che si ritrovarono a lavorare nel film con le più svariate mansioni, ricavandone il resoconto di un’epoca mitica in cui lavorare a una produzione del genere significava anche “guadagnare soldi mai più visti”. Naitza con questo documentario fa un altro passo nel percorso che ha intrapreso da tempo e che, attraverso film ma anche libri, vuole arrivare a raccontare la centralità della Sardegna nella storia del cinema. L’ambientazione ebbe sicuramente un ruolo importante in La scogliera dei desideri, tanto che il rimbombare delle onde sull’isola arrivò a ispirare addirittura il titolo originale della pellicola: Boom!, un’onomatopea che venne poi presa in giro da molti ma affascinò pure alcuni fan insospettabili.

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Un film che non piacque a nessuno

Nel documentario viene intervistato anche uno dei pochi che apprezzò dal giorno uno questa pellicola e il suo buffo titolo con il punto esclamativo finale: John Waters. Il re del trash amò subito incondizionatamente il film, che tuttavia si rivelò un flop epocale destinato a venire rivalutato solo molti anni dopo. In pochi al tempo capirono che, dietro il racconto di quella ricchezza opulenta, si nascondeva in realtà una critica aspra ad un certo capitalismo spinto. Ma forse doveva andare così. D’altronde un film che si chiamava Boom! non poteva che fare “il botto”.

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