Blonde, Ana de Armas e Marilyn: «Ho studiato di tutto per raccontare il suo lato umano»

Cinema

Camilla Sernagiotto

«Abbiamo lavorato su questo film molte ore ogni giorno, per quasi un anno» ha raccontato in un’intervista a Queue (la rivista cartacea di Netflix) l’attrice cubana che interpreta la diva più celebre della storia. Ana de Armas si è dedicata anima e corpo alla vita e alla carriera di Monroe, leggendo il romanzo di Joyce Carol Oates (di cui il film di Andrew Dominik è l’adattamento) e divorando centinaia di video, registrazioni audio, fotografie e filmati

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Approdato su Netflix da ieri, acclamato alla Mostra del cinema di Venezia a cui è stato presentato in anteprima quest'anno, Blonde è già sulla bocca di tutti. Specialmente su quella di Ana de Armas, l’attrice cubana che interpreta Marilyn Monroe nel biopic diretto da Andrew Dominik, adattamento del romanzo omonimo di Joyce Carol Oates.

L’attrice che si è calata nei panni della diva più celebre della storia è ancora molto concentrata su quel ruolo, di cui sta parlando spesso e volentieri. Recentemente ha rilasciato un'intervista a Queue, la rivista cartacea di Netflix, in cui racconta un bel po' di suo backstage, inteso proprio come "back-back-back stage": ha spiegato in che modo si è preparata alla parte, prima dell'inizio dei ciak.

«Abbiamo lavorato su questo film molte ore ogni giorno, per quasi un anno» ha raccontato de Armas. Il suo studio si è concentrato su un libro di testo eccezionale, ossia il romanzo Blonde di Joyce Carol Oates (da cui questo film biografico è tratto). Inoltre si è dedicata a una full immersion a tema Marilyn, visionando centinaia di video, filmati e fotografie, oltre ad ascoltare innumerevoli registrazioni audio.

«Ho letto il romanzo di Joyce Carol Oates, studiato centinaia di fotografie, di video, di registrazioni audio, di filmati, tutto quello su cui sono riuscita a mettere le mani. Tutte le scene del film sono ispirate a immagini esistenti. Passavamo in rassegna ogni minimo dettaglio di ogni fotografia e discutevamo cosa stesse avvenendo quando la foto era stata scattata. La prima domanda era sempre: “Cosa stava provando qui Norma Jeane?”. Volevamo raccontare il lato umano della sua storia. La notorietà è ciò che ha reso Marilyn la persona più visibile nel mondo, ma è anche quello che ha reso Norma Jeane la più invisibile» spiega a Ana de Armas.

Non solo un ruolo cinematografico per de Armas ma una vera missione

L’attrice dopo essere apparsa nell'ultimo film dell'epopea di James Bond con Daniel Craig nel ruolo di agente 007 (ossia No Time To Die) ha cominciato una scalata verso il successo davvero inarrestabile. La sua prova più importante è senz'altro questa, un ruolo molto difficile per qualsiasi persona al mondo.
Per de Armas però questo non è stato soltanto un personaggio da interpretare sul set: alla base del suo lavoro c'è una vera e propria missione, la stessa che sembra essere la filosofia che ha ispirato il regista di Blonde, Andrew Dominik.

Il regista - noto prima d’ora per aver diretto L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford e Cogan – Killing Them Softly, tra gli altri - da oggi è il nome indissolubilmente legato a quello del titolo del romanzo di Joyce Carol Oates: Blonde, appunto.

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Blonde, la recensione del film

Il film

Blonde è stato presentato in anteprima alla Mostra di Venezia e da ieri, 28 settembre, è disponibile su Netflix (visibile anche su Sky Q e tramite la app su Now Smart Stick). Per la prima volta in assoluto siamo di fronte a un Netflix Original marchiato dal divieto di visione ai minori di 17 anni.

Per quanto riguarda il suddetto divieto, Andrew Dominik l’ha definito come «un mucchio di stro***te», aggiungendo che si tratta di «un film impegnativo e se agli spettatori non piace, questo è solo un problema degli spettatori, perché non si sta mica candidando a ricoprire cariche pubbliche!».

Dopo il duro sfogo iniziale, il regista è passato a spiegare in modo più pacato che «il film è soprattutto sincero, fatto con amore e buone intenzioni. Al tempo stesso è anche pieno di rabbia, io mi caccio spesso in situazioni per cui la gente mi considera un regista provocatorio, ma giuro che non è mai questa la mia intenzione: cerco solo di dire le cose con quanta più chiarezza possibile. La mia ambizione è farvi innamorare di Marilyn».

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Una ricostruzione dettagliata e fedele dei momenti più importanti della vita di Marilyn-Norma

Blonde ricrea in maniera dettagliata e fedele alcuni dei momenti più iconici della vita e della carriera di Marilyn Monroe. Una su tutti, l’interpretazione di Diamonds Are a Girl's Best Friend nel musical del 1953 Gli uomini preferiscono le bionde di Howard Hawks. Il biopic passa al setaccio ogni momento memorabile della storia di Marilyn. Non mancano all'appello tanti racconti drammatici della sua vita, con tanto di rimando a personaggi storici e mostri sacri della politica, della cultura e della società che la diva ha conosciuto durante la sua intensissima - benché breve - esistenza. L'andamento narrativo segue quello del romanzo da cui la pellicola è tratta.

Nel cast Adrien Brody è il Drammaturgo (chiarissimo riferimento ad Arthur Miller) e Bobby Cannavale l’Ex-Atleta (altrettanto chiaro riferimento a Joe DiMaggio. Sia Miller sia DiMaggio sono stati mariti di Marilyn), mentre Julianne Nicholson impersona Gladys Pearl Monroe (la madre di Norma Jeane) e Caspar Phillipson è The President, cioè, chiaramente, JFK.

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L'impegno di Ana de Armas per riportare in vita Marilyn

Ana de Armas si è impegnata in maniera davvero instancabile per riportare in vita sul set un mito. Però l'ha riesumato per farci conoscere finalmente la persona che si celava dietro al mito, andando oltre alle apparenze, alle leggende e alla facciata.

Durante i 47 giorni di riprese, l'attrice cubana si è alzata prestissimo, trascorrendo ben tre ore al trucco e all’hair-styling. Ana de Armas faceva il proprio ingresso sul set solo dopo questa fase di vera e propria trasformazione, una metamorfosi che ha dell'incredibile: guardandosi allao specchio, nemmeno lei si può riconoscere da quanto è esattamente la copia di Marilyn! Potrebbe ingannare sua madre, anzi: addirittura se stessa, appunto.

E una volta arrivata sul set, le scene che ha dovuto interpretare sono state molto difficili, estenuanti a livello emotivo, psichico e fisico. Last but not least, il suo sforzo per celare l'innato accento cubano è stato incredibile.
«Sono stato molto fortunato ad avere Ana perché è in grado di fare qualunque cosa» ha ammesso Dominik. «È stata bravissima. Coglieva l’essenza di Marilyn in un attimo, dimostrando una sensibilità a fior di pelle e comprendendo tutte le mie richieste. Grazie alla presenza di Ana ogni scena prendeva vita».

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Finalmente la storia di Marylin Monroe raccontata da Norma Jeane Baker

Blonde è il primo racconto della vita e della carriera della modella, attrice e cantante Marylin Monroe fatto in maniera inedita da Norma Jeane Baker.

Chi si sta chiedendo chi sia costei (questa Norma Jeane Baker) sappia che questo è il nome della donna più famosa del mondo: Marilyn. Eppure in pochi lo conoscono: parliamo di una diva che è stata totalmente travolta dall'apparenza, incastrata negli ingranaggi micidiali del divismo, che è stata la macchina infernale sotto cui è rimasta schiacciata la sua vera essenza, la sua identità. Blonde vuole presentare al mondo finalmente anche lei: quella Norma Jeane Baker soffocata dalla bambola bionda più iconica d'America, una che riesce a battere perfino la Barbie.


Figlia maltrattata di una madre single, Norma di normale aveva soltanto il nome. Eppure anche quell'unico appiglio a una vita normale è stato sradicato dalla sua identità, modificandole il nome in Marilyn Monroe.
«Le ambizioni di Andrew erano chiare fin dall’inizio: lui voleva presentare la sua versione della vita di Marilyn Monroe – racconta a Queue Ana de Armas – dal punto di vista della protagonista. Lei desiderava che il mondo provasse che cosa realmente significa essere non solo Marilyn, ma anche Norma Jeane. Ho trovato che fosse il modo più audace, impenitente e femminista di accostarsi alla sua storia mai visto prima d’ora».

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Un lavoro archeologico che scava a fondo nella psiche e nell'anima di un'icona

La base da cui parte Blonde è il romanzo omonimo di Joyce Carol Oates. Sia la scrittrice statunitense sia il regista sono animati dallo stesso obiettivo: tentare di immaginare cosa sia accaduto dietro le quinte della vita di Marylin.

Cercare di ricostruire cosa succedeva quando le luci si spegnevano, e le cineprese anche. Quando il pubblico se ne andava, quando lei rimaneva sola con se stessa, cosa rimaneva di Marilyn?
La forza di Blonde è il fatto che si basa su un lavoro archeologico che vuole scavare a fondo nella psiche e nell'anima di un'icona, per restituire la dignità di essere umano a una persona che fino a oggi è stata considerata un marchio, un prodotto della cultura pop, alla stregua di una bottiglia di Coca-Cola o di un fusto di detersivo Brillo (non a caso abbiamo scelto due prodotti interpretati proprio dalla pop art, e da Andy Warhol in primis. Che oltre ai due sopracitati prodotti figli della mercificazione della società ha ritratto anche Marilyn stessa, alla medesima maniera).

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Andrew Dominik: «Era una donna profondamente traumatizzata»

«Era una donna profondamente traumatizzata» spiega il regista. «E quel tipo di trauma esige una spaccatura tra un’identità pubblica e un’identità privata. È una realtà che si applica a chiunque, ma quando si tratta di un personaggio famoso, quella frattura spesso si manifesta pubblicamente in modi che generano ulteriori traumi. Il film si concentra molto sul rapporto di Norma con se stessa e con quest’altra persona, Marilyn, che è al tempo stesso la sua armatura e la cosa che minaccia di consumarla» aggiunge Andrew Dominik.

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