In occasione del 70.mo anniversario del primo film del grande regista italiano, la città romagnola ospita una giornata di studi e la mostra “Fellini tra sogno e realtà: il contributo fotografico di Rodrigo Pais". Ecco come nacque e venne accolta la pellicola interpretata da Alberto Sordi
Probabilmente la statua raffigurante Alberto Sordi nei panni di Lo Sceicco bianco che campeggia all’ingresso del Fellini Museum se la ride di gusto. Quella tranquilla, sfacciata, buffa sentinella che dondola spensierata su un’altalena, tra le mura di Castel Sismondo, non sente certo di avere 70 anni. Eppure, quell’irresistibile cialtrone che risponde al nome di Fernando Rivoli nasceva proprio nel 1952. Il primo film di Federico Fellini, dopo la co-regio con Alberto Lattuada in Luci del varietà, veniva presentato alla tredicesima edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Era il 6 settembre, è non fu proprio un esordio col botto, un “buona la prima”. Tutt’altro. Ma il tempo è il galantuomo. Così, giocando d’anticipo ,il Fellini Museum Rimini e Dipartimento delle Arti – Università di Bologna in collaborazione con Cineteca comunale di Rimini, La Settima Arte – Cinema e Industria, CFC (Culture, Fashion, Communication International Research Centre) ha organizzato per venerdì 8 aprile un convegno al Teatro degli Atti di Rimini. A seguire sabato 9 presso il Fellini Museum nella sede di Palazzo del Fulgor, sarà inaugurata la mostra fotografica “Fellini tra sogno e realtà: il contributo fotografico di Rodrigo Pais”, a cura di Glenda Furini e Guido Gambetta
Lo Sceicco Bianco, il primo film di Federico Fellini
Si sa, talvolta, la vita è un romanzo. Anzi, un fotoromanzo, visto che parliamo di un’opera che si diletta a sbertucciare quel mondo bidimensionale, fatuo e caricaturale popolato da esotici eroi e fanciulle sognanti. Il soggetto di Lo Sceicco bianco era di Michelangelo Antonioni e avrebbe dovuto dirigerlo Alberto Lattuada. Ma tra abbandoni e ripensamenti, alla fine la produzione scelse di affidare la regia a Fellini. Il maestro riminese ricorda così quell’esperienza:
«Un giorno mi sono accorto di essere un regista. Era il primo giorno che si girava Lo sceicco bianco e io stavo su una barchetta tra Fiumicino e un cutter a motore, ancorato al largo dove si trovava tutta la troupe. Avevo lasciato Giulietta all’alba con lo stesso battito di quando si fa un esame. Ero perfino andato in una chiesa e avevo cercato di pregare e sulla strada di Ostia, mi era scoppiata una gomma. I miei collaboratori erano tutti a bordo e in quel battello ancorato vedevo il mio destino. Dovevo girare una scena complicata. Mentre mi avvicinavo al cutter vidi le facce degli operai, i riflettori, le comparse. Mi chiesi cosa farò adesso? Non mi ricordavo più della trama del film, non avevo che un desiderio: scappare. Ma avevo appena messo piede sul battello che cominciai a dare disposizioni (…) In quei pochi minuti di traversata ero diventato un esigente, pedante, regista con tutti i difetti e le qualità dei veri registi che avevo criticato e ammirato.”
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Lo Sceicco Bianco: da flop a capolavoro
Come capita sovente, alcuni capolavori della settima arte non vengono subito compresi. Ed è il caso di Lo Sceicco Bianco. Alla proiezione al Festival di Venezia, il film venne fischiato sonoramente. E la pellicola rimase nelle sale cinematografiche per un tempo risibile. Peraltro, la pellicola contribuì’ ad alimentare la leggenda che Alberto Sordi non fosse adatto per il grande schermo. Il grande attore romano spiega così il flop:
“Lo sceicco bianco non ebbe successo perché era in grandissimo anticipo sui tempi. (…) Il mio personaggio era una specie di bestia, un uomo che non sapeva neanche parlare, doveva avere l’aspetto alle ragazzette di Campagna e di periferia. Sconcertò il pubblico che non era abituato a questo tipo di comicità, di verità su un personaggio del genere-“
Le critiche di allora parlarono di una regia “convenzionale, grossolana, scadente” e di una scrittura “infelice”. E ora, a settant’anni di distanza Fernando Rivoli continua a dondolare, giocondo, sulle note della clownesca fanfara composta da Nino Rota. Tra il cameo di Giulietta Masina e l’eccezione performance attoriale di Leopoldo Trieste (che in principio aveva rifiutato la parte), Lo Sceicco bianco si appresta a conquistare ancora una volta Rimini e il mondo. Perché come insegna Fellini. “Fare un film e come fare un viaggio, ma del viaggio mi interessa la partenza non l’arrivo”. Per questo uno dei più grandi registi della storia del cinema di tutti i tempi, torna sempre a manifestarsi negli angoli della città dove è nato
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Lo Sceicco Bianco, il convegno di Rimini
Saranno 14 i ricercatori e gli studiosi, provenienti dalle maggiori Università italiane, che si alterneranno sul palco del Teatro degli Atti nel corso delle due sessioni, precedute da una lezione di Gianfranco Angelucci, storico collaboratore del Maestro riminese, dal titolo “L’invenzione della realtà”.
Ecco i nomi dei relatori e il titolo del loro intervento: Francesco D’Asero (Università Roma Tre) “Uno sceicco sull’altalena: tracce dell’infantilismo deviato di Alberto Sordi nell’opera di Federico Fellini”, Fabio Melelli (Università per Stranieri di Perugia) “Brunella Bovo, lo sguardo sognante di una luminosa meteora”, Pietro Ammaturo (Università della Basilicata) “Caro Ivan, ovvero storia di un eterno secondo: Leopoldo Trieste tra Sordi e Fellini”, Emiliano Morreale (Università La Sapienza di Roma) “Albertone sceicco: la performance di Sordi e la sua (non) ricezione”, Sara Martin (Università di Parma) e Dorothea Burato (Università di Parma) “Gli “amici minori” dei personaggi. I costumi nel film Lo sceicco bianco”, Gina Annunziata (Accademia di Belle Arti di Napoli) “Orientalismo, alterità ed echi coloniali ne Lo sceicco bianco”, Mirco Melanco (Università di Padova) “Lo sceicco bianco: analisi testuale dalla sceneggiatura originale”, Andrea Minuz (Università La Sapienza di Roma) e Francesca Cantore (Università La Sapienza di Roma) “Lo sceicco bianco: materiali d’archivio per un’analisi della sceneggiatura”, Elena Gipponi (Università IULM di Milano) “Tutti i colori de Lo sceicco bianco. Regimi cromatici e regimi percettivi a confronto”, Stefania Carpiceci (Università per Stranieri di Siena) “Lo sceicco bianco tra visione, incanto e movimento”, Roy Menarini (Università di Bologna) “Parodie felliniane: Roberto Benigni e lo sceicco beige”. Prima dell'inizio delle due sessioni, moderate da Roy Menarini (Università di Bologna) e Nicola Bassano (Cineteca di Rimini – Fellini Museum) ci saranno i saluti istituzionali di Chiara Bellini, vicesindaca del Comune di Rimini, e Federica Muzzarelli responsabile UOS Rimini del Dipartimento delle Arti dell'Università di Bologna.
Ingresso libero.
Il convegno sarà visibile online sulle pagine facebook di Cineteca di Rimini, FM - Fellini Museum e Federico Fellini e sul Canale YouTube della Cineteca di Rimini.
Info: 0541.704494 / 704496 (uffici Cineteca di Rimini)
mail: cineteca@comune.rimini.it
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Sabato 9 aprile inoltre inaugurerà al FM-Fellini Museum nella sede di Palazzo del Fulgor la mostra fotografica “Fellini tra sogno e realtà: il contributo fotografico di Rodrigo Pais”, a cura di Glenda Furini e Guido Gambetta.
La serie d’immagini che compone la mostra “Fellini tra sogno e realtà: il contributo fotografico di Rodrigo Pais” testimonia alcuni passaggi importanti nella carriera artistica di Federico Fellini. Rodrigo Pais lo ritrae in strada, in occasioni pubbliche, nelle interviste, anteprime e premiazioni.
La narrazione per immagini mostra particolari inediti della vita di Fellini e dell’ambiente che lo circonda: un bacio affettuoso alla moglie Giulietta in partenza per Los Angeles per la candidatura all’Oscar del film “Le notti di Cabiria”, la scelta del cast di “Toby Dammit”, un’intervista in strada della giornalista Berenice, la cerimonia d’apertura delle riprese di Le tentazioni del dottor Antonio, l’anteprima mondiale al Cinema Fiamma di Roma del film “8 ½” e la cerimonia di consegna dell’Oscar come migliore film straniero da parte del presidente del Consiglio Aldo Moro. E ancora il ricco fotoreportage realizzato durante le riprese di “Un’ora (e ½) con il regista di 8 ½” con l’amico giornalista Sergio Zavoli oppure le immagini scattate al tavolo di un caffè in piazza Santa Maria in Trastevere durante la lavorazione del film “Roma”, in una particolare occasione in cui realtà e finzione, cinema e cronaca si intrecciano fatalmente e spezzoni di pellicola vengono visionati dagli inquirenti in cerca d’indizi su un presunto omicida. Una sezione particolare della mostra è dedicata agli eventi che hanno ispirato o che sono stati ispirati dal film La dolce vita.
Il fotoreporter romano Rodrigo Pais entra nel mondo della fotografia a metà degli anni ’50, collabora principalmente con i quotidiani Paese, Paese Sera, l’Unità e con il settimanale Vie Nuove ma anche con altri quotidiani e riviste d’epoca come il Corriere della Sera, il Corriere d’informazione, La Stampa, Il Giornale d’Italia, Il Mondo. Assieme al collega fotografo Giorgio Sartarelli fonda l’agenzia Pais & Sartarelli attiva fino al 1972. L’attività di fotoreporter dura quasi 50 anni e si conclude nel 1998. L’archivio fotografico e professionale documenta l'attività fotogiornalistica dal 1955 al 1998 ed è composto da quasi 380 mila fototipi. Fa parte delle collezioni della Biblioteca Universitaria di Bologna, la biblioteca centrale dell’Ateneo sita nel cuore pulsante della cittadella universitaria, all'interno dell'antico Palazzo Poggi.
Ingresso compreso nel percorso del Fellini Museum; ingresso al solo Palazzo del Fulgor 3 euro.
INFO 0541 793781 - 793872 (biglietteria)