Un road movie emozionante che riporta lo spettatore ad assaporare le atmosfere del genere western e rimette, letteralmente, in sella il suo inossidabile e leggendario protagonista
Commenti più che positivi hanno accompagnato il debutto italiano di “Cry Macho”, trentanovesimo film diretto da Clint Eastwood, leggenda vivente di Hollywood. La pellicola, che è stata presentata fuori concorso all'interno della trentanovesima edizione del Torino Film Festival, è nelle sale nazionali dal 2 dicembre, altamente consigliata per gli estimatori del divo californiano ma anche per tutti gli spettatori che vogliono immergersi in un film dallo spirito classico in grado di raccontare la contemporaneità con stile e maestria.
“Cry Macho”: la trama
Non è un film per i deboli di cuore, “Cry Macho”, l'ultima fatica cinematografica di Clint Eastwood che però non tradisce in alcun modo le novantuno primavere del suo protagonista che è tornato a calzare abiti e cappello da cowboy ancora una volta per trasportare gli spettatori in un'avventura profonda e selvaggia.
Profonde sono, infatti, le conseguenze psicologiche ed emotive dei due uomini al centro della vicenda, uno vecchio, l'altro giovane, che vivranno un incontro che si rivelerà più un confronto volto ad esaminare sé stessi. Eastwood è Mike Milo, un ex campione di rodeo in difficoltà economiche che accetta dal suo ex capo di andare in missione in Messico per recuperare Rafa, il figlio tredicenne. Il ragazzo, un piccolo malvivente, farà ritorno in Texas con l'uomo e il viaggio sarà occasione di scoperta delle strade che possono aprire una speranza per il futuro dei due, diversissimi rappresentanti di due epoche e due mondi solo apparentemente lontani.
approfondimento
Cry Macho – Ritorno a casa trailer italiano del film di Clint Eastwood
Eastwood e la gloria del genere western
Ambientato negli anni Settanta, “Cry Macho - Ritorno a casa” è basato sull’omonimo romanzo dello scrittore statunitense N. Richard Nash del 1975. La pellicola, che solo in alcuni tratti tradisce la storicità del testo di partenza, riesce a svincolarsi dal racconto d'epoca grazie alla bravura di Eastwood che è un maestro nella lettura della contemporaneità e dei suoi aspetti controversi nonostante la sua età veneranda. In questo risiede, senz'altro, il fascino di questo ennesimo racconto del regista ed interprete sul cui viso scorre tutta l'energia di chi ha dato lustro al genere western ed ora è tornato nella polvere e nella terra arida per dimostrare che l'energia di quel genere glorioso è ancora lì, sullo schermo, come nel dna dello spettatore di ogni epoca passata e presente.