House of Gucci, famiglia Gucci contro il film: "Possibile causa. Reggiani non è martire"
CinemaI discendenti di Aldo Gucci hanno reso nota una lettera in cui annunciano di pensare ad azioni legali contro la pellicola diretta da Ridley Scott, ritenuta lesiva della loro dignità. "Sconcertante" la rappresentazione che Lady Gaga ha fatto della donna condannata come mandante dell'omicidio di Maurizio Gucci, "dipinta come una vittima che cercava di sopravvivere in una cultura aziendale maschile e maschilista"
Alla famiglia Gucci non è piaciuto House Of Gucci, il film diretto da Ridley Scott che racconta l'omicidio di Maurizio Gucci (interpretato da Adam Driver), voluto dalla moglie Patrizia Reggiani (col volto di Lady Gaga), condannata come mandante del delitto. Gli eredi di Aldo Gucci (interpretato da Al Pacino), figlio del fondatore dello storico brand, hanno annunciato possibili azioni legali contro la produzione, lamentando una rappresentazione paradossale e poco accurata della vicenda, soprattutto nella parte in cui il film “arriva a suggerire toni indulgenti nei confronti di una donna che, definitivamente condannata per essere stata la mandante dell'omicidio di Maurizio Gucci, viene dipinta come una vittima che cercava di sopravvivere in una cultura aziendale maschile e maschilista”.
La lettera degli eredi di Aldo Gucci
La presa di posizione della famiglia Gucci è messa nera su bianco in una lettera che arriva a pochi giorni dall’uscita negli Stati Uniti della pellicola, distribuita da Eagle Pictures. “La famiglia Gucci, nel ramo discendenti di Aldo Gucci, prende atto dell'uscita del film House Of Gucci con sconcerto perché, nonostante l'opera affermi di voler raccontare la "vera storia" della famiglia, i timori suscitati dai trailer e dalle interviste rilasciate finora sono confermati: il film veicola una narrazione tutt'altro che accurata”. Secondo i discendenti di Aldo Gucci, la produzione del film “non si è curata di interpellare gli eredi prima di descrivere Aldo Gucci - presidente dell'azienda per trent'anni - e i membri della famiglia Gucci come teppisti, ignoranti insensibili al mondo che li circondava, attribuendo ai protagonisti delle note vicende toni e atteggiamenti che mai sono loro appartenuti. Ciò è estremamente penoso sotto un profilo umano e un insulto all'eredità su cui il marchio è costruito oggi”.
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“La nostra un’azienda inclusiva”
Ancora più censurabile, si legge nella lettera, è la rappresentazione di Patrizia Reggiani, definita “mistificatoria, ai limiti del paradosso”. La famiglia si dice sconcertata nel vedere che nel film la donna condannata in via definitiva come organizzatrice della morte del marito venga dipinta come vittima di un modello di business oppressivo e maschilista. “Nei 70 anni di storia in cui è stata un'impresa familiare, Gucci è stata un'azienda inclusiva. Anzi, proprio negli anni '80 - il contesto storico in cui è ambientato il film - erano diverse le donne che ricoprivano posizioni di vertice: che fossero membri della famiglia o estranei ad essa, si annoverano la presidente di Gucci America, la Head of Global PR & Communication, e un membro del consiglio di amministrazione della società Gucci America”.
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Possibili azioni legali
Sottolineando come la famiglia Gucci viva “onorando il lavoro dei suoi antenati, la cui memoria non merita di essere importunata per mettere in scena uno spettacolo non veritiero e che non rende giustizia ai suoi protagonisti”, i discendenti di Aldo Gucci “si riservano ogni iniziativa a tutela del nome, dell'immagine e della dignità loro e dei loro cari".