Il Potere del cane: la recensione del film di Jane Campion con Benedict Cumberbatch

Cinema

Paolo Nizza

Benedict Cumberbatch, Kirsten Dunst, Jesse Plemons e Kodi Smit-McPhee perfetti protagonisti del Western psicologico diretto da Jane Campion. Al cinema da oggi

“Salva l'anima dalla spada, salva il cuore dal potere del cane”. Sono parole tratte dalla Bibbia. Un salmo su cui si chiude la parabola di The Power of The Dog, il film di Jane Campion , presenta in concorso alla 78esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia  LO SPECIALE). La regista neozelandese è di casa al Lido. Nel 1990 vinse il Leone d’Argento con Un Angelo alla mia tavola. Nel 1996 il premio Pasinetti con Ritratto di Signora e infine nel 1999 presento Holy Smoke. E ora, nel 2021, ha presentao uesto western ipnotico, tratto dal romanzo scritto da Thomas Savage nel 1967 che arriva nelle sale italiane dal 17 novembre

La trama di The Power of the Dog

Agli anni Venti si è solito associare l’aggettivo ruggenti. Ma qui non siamo nella New York di Francis Scott Fitzgerald o nella Parigi di Josephine Baker.   Ci troviamo in un ranch del Montana, niente jazz o suffragette, ma bestiame e rudi mandriani. Più che ruggiti si sentono i latrati dei cani, i nitriti dei cavalli e i muggiti dei cavali. È il 1925. La natura, ça va sans dire, è assai selvaggia e ostile. Ma pure tra i due fratelli George e Phil Burbank pare esserci qualche problema, non foss’altro perché sono completamente diversi tra loro :il primo è sovrappeso, formale e metodico, il secondo è carismatico, forte e feroce. Ma quando George decide di sposare una vedova con un figlio, gli equilibri tra questi due Romolo e Remo del west rischiano di spezzarsi per sempre.

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Paesaggi mozzafiato e sessualità represse

Se gli orizzonti mostrati di The Power of the Dog risultano liberi e infiniti di contro, le anime dei protagonisti risultano prigioniere e dolenti. I panorami mozzafiato, i paesaggi innevati, i fiumi immacolati sono un meraviglioso affresco popolato, però, da amori tossici e sessualità represse. E non ci sono lezioni di piano a scogliere i nodi, ma pianole meccaniche e corde avvelenate. Tra spighe di grano insanguinate, animali morti per l’antrace e riviste di culturismo traboccanti di beefcake, Jane Campion ci mostra la solitudine di chi è alieno, soprattutto a se stesso. In quest’opera nessuno pare avere il coraggio di diventare ciò che è. Le pulsioni diventano ossessioni, le psicologie si trasfigurano in patologie e la felicità appare irraggiungibile come le stelle.

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Da Benedict Cumberbatch a Kristen Dunst, un cast in stato di grazia

Ancora una volta Benedict Cumberbatch dimostra la propria versatilità nei panni del terrificante, ma al tempo stesso fragile, Phil l’attore ci offre il ritratto di un “duro” omofobico e omossessuale. E in virtù di questo lacerante conflitto, il suo personaggio ci sorprende ogni volta. Nei panni del dimesso e pingue George, Jesse Plemons è un esempio di come, pur con i mezzi toni e lavorando in sottrazione, si riesca a restare impressi nello memoria dello spettatore. Al pari di Kristen Dunst, indimenticabile figura femminile, incatenata in un mondo di maschi che solo nella bottiglia trova un filo di pace. Last but not least, Kodi Smith-McPhee con i suoi tratti eleganti e viscontiani, è perfetto nella parte del ragazzo strano e talvolta inquietante. Allampanato quanto una scultura di Giacometti, con la camicia allacciata sino all’ultimo bottone, i Jeans a vita alta, risulta l’ideale oggetto del desiderio del ruvido cowboy interpretato a Cumberbatch.

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The Power of The Dog, le parole di Jane Campion

"Rimanere affascinata dallo straordinario romanzo di Thomas Savage è stata pura gioia, ma non avevo mai pensato di farne un film, visti i tanti personaggi maschili, e i temi profondamente maschili. Mi sono invece chiesta quale regista l’autore, con la sua mascolinità ambigua, avrebbe voluto, e a poco a poco ho avuto la sensazione che lui mi appoggiasse un braccio sulla spalla, dicendomi: “Una pazza che è arrivata ad amare questa storia? Sì, è perfetta”. Ho messo tutta me stessa nel grandioso racconto di Savage, ne sono stata conquistata. In Phil ho sentito l’amante, e la sua tremenda solitudine. Ho percepito l’importanza e la forza di ogni singolo protagonista, e il modo in cui ciascuno si rivela alla fine. Sono onorata di condividere questo film con veri spettatori, in un cinema reale".

 

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