Il prossimo film di Lana Wachowski riporta in primo piano la fantascienza "adulta", ricca di esempi luminosi che hanno fatto la storia del cinema. Ecco i nostri consigli
Il ritorno di Matrix, che gioca a carte scoperte con i nostri ricordi e aspettative piazzando nel poster l'immagine cult della pillola rossa e della pillola blu, rilancia un sotto-genere della fantascienza particolarmente affascinante, e per questo amatissimo: la fantascienza adulta, spesso cospirazionista, quasi sempre contorta e bisognosa di una seconda (o terza) visione per essere compresa e apprezzata fino in fondo. A volte giocando un po' con le mode (la stessa trilogia di Matrix non rimase estranea al glamour e alla cyber-estetica di fine anni Novanta, a cominciare dai proverbiali occhialoni scuri), ma spesso imponendole, segnando nuovi confini, nuovi limiti. Una sci-fi che tratta lo spettatore in modo davvero adulto, senza “spiegoni”, senza semplificazioni, calandolo da subito in uno scenario per nulla semplice o confortevole, dandogli non più di qualche blanda spiegazione: il capostipite di questo genere è senz'altro 2001: Odissea nello Spazio di Kubrick, che fissò l'asticella del filmabile e dell'immaginabile molto in alto, forse troppo. È possibile che gli spettatori più giovani siano un po' digiuni in materia di fantascienza di quanto fossero i loro genitori o fratelli maggiori alla fine degli anni Novanta: gli ultimi trent'anni di cinema hanno comunque prodotto esempi di fantascienza eccellente che oggi può essere utile rispolverare per prepararsi al quarto capitolo della saga delle sorelle Wachowski.
Per non essere troppo ovvi, citando il solito Blade Runner, iniziamo questa carrellata da uno degli esempi di fantascienza “adulta” invecchiato meglio: L'Esercito delle 12 Scimmie di Terry Gilliam, con un Bruce Willis viaggiatore nel tempo al soldo degli scienziati che in un ipotetico futuro stanno indagando sulle cause di una terribile pandemia che ha decimato la specie umana. Ci sono anche un giovanissimo Brad Pitt (che per la sua interpretazione da psicopatico si conquistò la prima candidatura agli Oscar) e una bellissima Madeleine Stowe: il corto circuito logico-temporale che chiude il film è di quelli che non si dimenticano e segna il valore di uno dei film più conturbanti degli anni Novanta, accompagnato da un tango di Astor Piazzolla come colonna sonora.
approfondimento
The Matrix 4 si intitolerà ufficialmente The Matrix Resurrections
Naturalmente Matrix sposta l'orizzonte un po' più in là, spingendosi a teorizzare una Grande Menzogna in cui nulla è come sembra, e un Potere non meglio precisato ci vuole tutti schiavi, tutti ignari, tutti inconsapevoli della verità. Un tema classico della fantascienza sviluppato in molti altri film della stessa epoca come per esempio Il tredicesimo piano (1999) di Josef Rusnak, che si svolge su tre diversi piani narrativi in cui solo uno è reale e due sono simulazioni virtuali all'insaputa dei personaggi che li popolano: un film dal taglio e delle atmosfere squisitamente anni Novanta, come per esempio la colonna sonora dei Cardigans (Erase/Rewind) che scorre sui titoli di coda. Se la cosa vi suona familiare, forse è perché avete visto e apprezzato Inception (2010) di Christopher Nolan, che sviluppa la vecchia teoria dei mondi paralleli portandola all'eccesso e al barocco: un film che regge miracolosamente per due ore e mezza grazie anche all'abilità del regista britannico di mantenere la sospensione dell'incredulità nello spettatore nonostante sceneggiature “impossibili”.
approfondimento
Matrix Resurrections, pubblicati i teaser del film
Il decennio successivo impone una fantascienza dal taglio più politico: capofila è V per Vendetta (2005), di James McTeigue ma con l'influenza delle sorelle Wachowski alla produzione. Tratto da un romanzo a fumetti di Alan Moore, è stato pluri-citato anche da numerosi movimenti anarchici in tutto il mondo, che si sono ispirati a piene mani alla filosofia di fondo e anche alla maschera del vendicatore Guy Fawkes. La fanta-politica è alla base anche di una delle opere più complesse di Steven Spielberg, Minority Report (2001), tratta da un racconto di Philip K. Dick in cui s'immagina una polizia che riesce a prevenire gli omicidi prima ancora che essi avvengano grazie a un sofisticatissimo sistema fondato sui poteri quasi divinatori di tre “pre-cog”. Se non la conoscete, recuperate anche un'opera minore come Equilibrium (2002) di Kurt Wimmer, con Christian Bale che cerca di sovvertire un sistema distopico e post-apocalittico in cui l'umanità è tenuta a bada da un Potere superiore che le impedisce di provare emozioni somministrandole per legge una pillola, il Prozium, che inibisce i sentimenti.
approfondimento
Matrix, 25 anni fa usciva il film con Keanu Reeves. FOTO
Ma, in tutto questo cinema impegnato, futuristico e cerebrale, non dimentichiamoci che la settima arte sa essere anche intrattenimento e divertimento anche in presenza di temi complessi: è il caso dello sfavillante Atto di forza (1991) di Paul Verhoeven, che dietro un'estetica da blockbuster americano nasconde concetti assolutamente non banali. Nell'anno 2084 l'operaio edile Arnold Schwarzenegger è ossessionato da sogni e visioni di Marte, e cerca un modo per andarci davvero: tra violenza e umorismo, prendendo spunto da un racconto breve del solito Philip K. Dick, Verhoeven mette in piedi un meccanismo a scatole cinesi in costante ambiguità tra fantasia e realtà. Esiste anche un remake del 2012 con Colin Farrell, ma l'originale è oggettivamente imbattibile.