Lockdown all'italiana, in prima tv su Sky Cinema la commedia di Enrico Vanzina

Cinema

Enrico Vanzina, anche sceneggiatore, dirige il film con Ezio Greggio, Paola Minaccioni, Martina Stella e Ricky Memphis. In seguito al lockdown nazionale per l’epidemia da Coronavirus, due coppie in procinto di separarsi per tradimento coniugale sono costrette a una convivenza forzata. 

Arriva su Sky  Cinema Uno lunedì 16 agosto alle 21:15, in prima visione, Lockdown all'Italiana, la commedia di Enrico Vanzina con Ezio Greggio, Paola Minaccioni, Martina Stella e Ricky Memphis. Durante la pandemia del Covid-19, due coppie in crisi sono costrette alla convivenza forzata. Alle 21.45 anche su Sky Cinema Comedy.

La trama di Lockdown all'italiana

Roma. Due coppie, che più diverse non potrebbero essere. Ezio Greggio, un avvocato, con sua moglie Mariella, Paola Minaccioni, una superficiale borghese. Vivono in un lussuoso appartamento del centro storico.

Ricky Memphis, un tassista, con la sua compagna Martina Stella, commessa in un supermercato. Vivono in un modesto appartamento in periferia. Su Whats App, Minaccioni scopre che Greggio la tradisce con Martina Stella. E Memphis scopre che Martina Stella lo tradisce con Greggio.

I due “traditori” vengono cacciati di casa. Ma è l’8 Marzo del 2020.

In TV il Premier Giuseppe Conte annuncia a reti unificate che ha fatto scattare il Lockdown per problemi di Coronavirus. Chiusi negozi, attività, alberghi. Nessuno può spostarsi da casa propria. Ma soprattutto nessuno può uscire dal proprio comune. Adesso Greggio e Stella sono bloccati nelle case da dove erano stati buttati fuori. 

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Lockdown all'italiana, fra commedia e dramma

Non vi sveliamo lo svolgimento di questa tragicomica convivenza. Ma possiamo anticipare che verranno trattati, in chiave leggera e divertente tutti i passaggi quotidiani che hanno caratterizzato la vita di tutti gli italiani. E non solo. Le mascherine, i guanti, le uscite per la spesa, le uscite in Farmacia, la passeggiatina con il cane, il jogging, le certificazioni, la voglia di mare, i terrazzi condominiali. E anche la difficoltà di capire cosa fare, come fare. I decreti insondabili. Lo smart working da casa. Le call via Skype. La palestra fatta in video. Il problema dei capelli per le donne.

Ma è una commedia amara che tratta con rispetto e emozione il dramma che si vive fuori da quelle case. Vengono messi in scena le crisi di ansia, la paura, la dipendenza alle conferenze stampa sui dati giornalieri. Le giornate lunghe. E la triste malinconia per gli anziani.

Nel nostro racconto tutto questo è complicato dalla comica fatalità che ha lasciato unite due coppie scoppiate. Si massacreranno? Si ritroveranno? Diventeranno migliori o peggiori?

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Le parole del regista Enrico Vanzina

Non mi pentirò di aver debuttato alla regia con questo piccolo film. Per una ragione molto semplice: è il legato preciso che mi hanno lasciato in eredità mio padre Steno e mio fratello Carlo. Lo è per una serie di motivi che riassumo brevemente.

È un film non presuntuoso. È un film molto “scritto”, come amavano loro , nella convinzione che un film è innanzitutto una sceneggiatura. Forse questo è il film più “scritto” di quelli che ho realizzato negli ultimianni.

È una vera commedia all’italiana. Si tratta un argomento drammatico con leggerezza. È un film sulla realtà che ci circonda.

È un film nel quale il regista si affida anima e corpo agli attori. Stimandoli e amandoli.

È un film anche cattivo. Sì, è un film cattivo. I miei protagonisti sono dei “mostri”. Mostri che si fanno amare ma

sempre mostri rimangono. Non succede spesso nelle commedie recenti che parlano quasi tutte in maniera smielata di amore.

Nel film, e poteva anche esserci, non si fa mai della pretestuosa satira politica sulla gestione del virus. Mai una parola sul governo e su chi si è trovato davanti alla responsabilità enorme di gestire questa emergenza.

Non è un film politico. È una commedia.

Per affrontare la mia prima regia ho tenuto a mente due film: “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese e “Carnage” di Roman Polanski. Li ho scelti perché hanno saputo raccontare, in maniera fantastica, una storia chiusa tra poche pareti.

Ho scelto di fare pochi tagli perché, sia Carlo che Steno, hanno sempre pensato che quando una coppia di bravi attori duetta, meglio restare “a due”, senza spezzare troppo con i primi piani. Ho girato il film in pochissimi giorni. Come dire: mi sono adattato alla situazione difficile creata dal Covid anche nella realizzazione di un film. Di questo vado fiero. Si può fare un film vero senza troupe “monstre” e senza rimanere sul set per settimane e settimane.

Il cinema, tutto sommato, è una cosa semplice. E io ho provato a essere semplice. Comunque andrà, non mi pentirò.

 

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