L’attrice interpreta la mamma del piccolo Alfredino, il bambino caduto in fondo a un pozzo il 10 giugno del 1981. Le sue parole per uno dei ruoli più difficili da interpretare
Su Sky Cinema sta andando in onda (anche in streaming su Now) la miniserie in quattro puntate di Alfredino - Una storia italiana, sulla tragica vicenda del piccolo Alfredo Rampi, il bambino di sei anni precipitato in un pozzo nelle campagne romane nel giugno del 1981. Una storia drammatica che tenne l'Italia con il fiato sospeso per tre lunghissimi giorni. Una storia che rivive con la regia di Marco Pontecorvo e le interpretazioni di un cast magnifico e corale che comprende, accanto ad Anna Foglietta nel ruolo della signora Franca Rampi, Francesco Acquaroli nei panni del comandante dei Vigili del fuoco Elveno Pastorelli; Vinicio Marchioni interpreta Nando Broglio, il vigile del fuoco che provò a tenere compagnia e a motivare Alfredo durante quelle terribili ore; Luca Angeletti è il padre di Alfredo, Ferdinando Rampi; Beniamino Marcone nei panni di Marco Faggioli, uno dei pompieri accorsi sul luogo della tragedia; Giacomo Ferrara è Maurizio Monteleone, il secondo degli speleologi che provarono a recuperare il piccolo; Valentina Romani interpreterà la geologa Laura Bortolani; Daniele La Leggia è Tullio Bernabei, caposquadra del gruppo di speleologi e primo a calarsi nel pozzo; e ancora Riccardo De Filippis nei panni di Angelo Licheri, “l’Angelo di Vermicino”, ultimo a calarsi nel pozzo e a provare a salvare Alfredo; Massimo Dapporto interpreta in un cameo l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini.
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Alfredino - Una storia italiana, il cast della miniserie. FOTO
Proprio ad Anna Foglietta è stato dato il compito più difficile e arduo. Perché la mamma di Alfredino, "è una donna, come ha affermato la stessa attrice, modernissima, emancipata, che, anche in una situazione così drammatica, non ha mai prestato il fianco all'iconografia classica del dolore, ovvero quella di autocompiacersi battendosi il petto per quello che le era capitato”. "Per tre giorni - ha detto sempre la Foglietta - ha sempre reagito, per tre giorni non sì è mai abbandonata allo sconforto. Ha sempre tentato e ha sempre collaborato. Non ha mai voluto mostrarsi come una donna sofferente e ha lottato fino alla fine per tirare suo figlio fuori da quel pozzo. Questo è davvero straordinario, meritevole di ogni forma di rispetto".
"Ho accettato questo ruolo, continua la Foglietta, perché sono una pazza incosciente ma in questa lucida follia avevo voglia di confrontarmi con una cosa enorme. Alla fine del film, oltre alla soddisfazione di aver fatto un buon lavoro, è prevalso il senso di orgoglio e la soddisfazione di aver fatto parte di un progetto così importante. E stata una prova faticosissima che mi ha cambiato per sempre".