Security, la recensione del film di Peter Chelsom con Marco D'Amore. In prima tv su Sky

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Paolo Nizza

Dal 7 giugno in prima assoluta su Sky Cinema e NOW il nuovo film Sky Original. Un avvincente thriller incentrato su quanto siano disposti a sacrificare per la nostra sicurezza

“Ricordo bene, quando arrivai qua per la prima volta. Mi dissero che Forte dei Marmi era un posto di mare raffinato. E infatti era come fossi entrato in una cartolina, dove tutto sembrava una perfetta messa in scena: le tende bianche e azzurre degli stabilimenti balneari, la sabbia rastrellata, il suono di risate portate dalla brezza e mi colpì una certa atmosfera fuori dal tempo. Biciclette che passano silenziose sul lungomare al tramonto. Uno splendido luogo di villeggiatura estiva. Ma anche a Forte dei Marmi le giornate si accorciano e le notti si allungano. Sulle cime delle Alpi Apuane il marmo bianco sgretolato cede il posto a un manto di neve ghiacciata. Il buio divora la luce e la paura ci assale. Persino a Forte dei Marmi abbiamo imparato a metterci al sicuro. Quella città solare e serena adesso appare svuotata, come evacuata. Questa storia è una storia invernale”.
 

Inizia con queste parole, recitate fuori campo da Marco D’Amore, il primo thriller Sky Original diretto dall’inglese Peter Chelsom e tratto dall’omonimo romanzo di Stephen Amidon, già autore de Il capitale umano (edito da Mondadori). Il film arriverà il 7 giugno in prima assoluta su Sky Cinema e NOW

Tra il rumore delle onde del Tirreno e le spiagge deserte, Security mette in scena l’inverno del nostro scontento. Così, messa in soffitta la stagione estiva, Forte dei Marmi si trasfigura in una città da incubo. Come in “Scene da un matrimonio” di Ingrid Bergman le coppie praticano la poco nobile arte di nascondere la spazzatura sotto il tappeto. Ma è una pratica fallace, ai tempi dei social e delle telecamere perpetuamente accese. L’Argo dai mille occhi spia le nostre vite e quelle degli altri 24 ore al giorno. Anche nella patinata e lussuosa Forte dei Marmi. D’altronde è dai tempi di Peyton Place e di Twin Peaks che il peccato impera. Sicché non si è un rivelato un problema, trasferire questa storia di segreti e bugie dagli States (dove era ambientato il libro) all’Italia. Certo, a Los Angeles, il terremoto è l’unica occasione che hai per conoscere il tuo vicino di casa, come ha sottolineato in conferenza stampa il regista Peter Chelsom. Tuttavia, Security parla di temi universali, per cui la location conta il giusto e per altro che tutto il mondo è paese è uno dei luoghi comuni più veritiero.

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Security, quanto siamo disposti a pagare per essere al sicuro

La forza di Security è mescolare i punti di visita, alternare gli sguardi. Abbiamo quelli delle telecamere che il protagonista utilizza per scoprire la verità sugli autori della violenza nei confronti di una giovane studentessa. Ma le immagini sono trasfigurate dall’emotività dei soggetti coinvolti. Senza contare l’occhio del regista che sceglie ciò che dobbiamo e possiamo vedere. E il paradosso è che in questo mondo digitale, dove tutto è esibito, condiviso, rintracciabile, il mistero cresce in maniera esponenziale. Come diceva Nick Nolte ne La sottile Linea rossa, "più ci si avvicina a Cesare, più aumenta la paura”.  Per quanto siano sofisticati i...sofisticati circuiti di video-sorveglianza, gestiti da Marco D’Amore, l’essere umano e i suoi comportamenti restano insondabili.

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Security, il trailer e il poster del film. Dal 7 giugno su Sky

Peter Chelsom, a differenza di altri cineasti, è un regista che si mette al servizio degli attori, senza plasmarli secondo un proprio stile di recitazione. Cosi da Marco D’Amore a Maya Sansa, da Silvio Muccino a Fabrizio Bentivoglio da Valeria Bilello a Ludovica Martino, da Beatrice Grannò a Giulio Pranno, ogni interprete di Security colora il suo personaggio con le proprie specifiche sfumature, con le proprie peculiarità attoriali. Il risultato è un’opera corale in cui ogni personaggio contribuisce a comporre il mosaico di un thriller dell’anima. Certo, il fil rouge che avvolge la pellicola rimanda sempre alla stessa domanda; qual è il prezzo della sicurezza? Però l’opera è pure una cartina tornasole della relazione tra genitori e figli, giocata sulla celebre frase scritta da Lev Tolstoj in Anna Karenina: “Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece infelice a modo suo.”

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SECURITY, LA TRAMA DEL FILM

Forte dei Marmi. Un angolo di paradiso estivo per turismo d’élite. Ma anche lì, d’inverno, le giornate si accorciano, le notti si allungano e le ville diventano fortezze, custodite da sofisticati circuiti di telecamere di sicurezza. E questa è una storia invernale. Una storia che sconvolge la vita dei propri personaggi e li cambia per sempre. La scoperta della violenza subita dalla giovane studentessa Maria Spezi (Beatrice Grannò), fa infatti emergere intorno a loro un ambiente corrotto e pieno di pregiudizi. Sulla vicenda comincia a indagare Roberto Santini (Marco D’Amore), responsabile della sicurezza delle tante ville protette dai suoi sofisticati circuiti di video-sorveglianza, che non è convinto della colpevolezza del padre alcolizzato della ragazza, Walter Spezi (Tommaso Ragno), su cui sono caduti i primi sospetti. La ricerca del colpevole porterà Roberto a confrontarsi anche con una verità che ha scelto di seppellire per quasi vent’anni. Riguarda un suo vecchio amore, Elena Ventini (Valeria Bilello) e suo figlio Dario (Giulio Pranno), proprio mentre sua moglie Claudia Raffaelli (Maya Sansa) sta affrontando la campagna elettorale come Sindaco, sostenuta dall’imprenditore Curzio Pilati (Fabrizio Bentivoglio), e mentre vive un forte contrasto con la figlia adolescente Angela (Ludovica Martino), travolta dall’amore clandestino per il suo professore Stefano Tommasi (Silvio Muccino). Roberto non dovrà solo risolvere un crimine, ma salvare se stesso e l’intera comunità dal pericolo di perdere la propria anima. Quando la paura abita all'interno delle case e delle persone, qual è il prezzo della sicurezza?

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