Il regista inglese si racconta in una lunga intervista in cui confessa la sua passione per l'Italia e il nostro cinema, i film con un mistero da svelare e l'amore per le Alpi Apuane. Il suo nuovo film "Security" arriverà prossimamente su Sky con protagonista Marco D'Amore affiancato da Maya Sansa e Silvio Muccino
"Per rispetto verso gli italiani vorrei fare l’intervista nella vostra lingua".
Esordisce così Peter Chelsom, regista britannico che a Hollywood è di casa, ma in Toscana lo è ancora di più. Dopo aver diretto pellicole come “Serendipity”, “Shall we dance?” e “Hannah Montana: The Movie”, da tempo cercava un progetto che lo portasse in Europa.
L’occasione giusta è arrivata con “Security” , prossimamente su Sky, in cui dirige un cast interamente italiano, con protagonista Marco D’Amore e ispirato all’omonimo romanzo di Stephen Amidon (pubblicato in Italia da Mondadori), già acclamato autore de “Il capitale umano”.
Sceneggiato dallo stesso regista insieme a Tinker Lindsay, Silvio Muccino, Michele Pellegrini e Amina Grenci, da un soggetto di Peter Chelsom, Umberto Contarello e Sara Mosetti, il film è interpretato anche da Maya Sansa, Silvio Muccino, Valeria Bilello, Ludovica Martino, Giulio Pranno, Tommaso Ragno, Beatrice Grannò, Antonio Zavatteri e con la partecipazione di Fabrizio Bentivoglio.
Peter Chelsom si è avvalso anche della collaborazione del direttore della fotografia Mauro Fiore, vincitore del Premio Oscar nel 2010 per “Avatar”.
LA TRAMA DEL FILM SECURITY
In estate Forte dei Marmi è una cittadina tranquilla, un piccolo angolo di paradiso per i suoi cittadini benestanti. In inverno le giornate si accorciano, le notti si allungano e le ville diventano piccole fortezze custodite da sofisticati circuiti di telecamere di sicurezza.
Questa è una storia invernale, una storia che sconvolge le vite dei propri personaggi e li cambia per sempre. Quando la paura abita all'interno delle case e delle persone, qual è il prezzo della sicurezza?
approfondimento
Security, arriva il nuovo film Sky Original diretto da Peter Chelsom
LE PAROLE DI PETER CHELSOM, REGISTA DI SECURITY
Dalla storia di “Security” qual è l’emozione più “forte” che emerge dal film?
"È un giallo che inizia con un crimine e ci vuole tutto il film per risolverlo.
Se ne “Il capitale umano” ci si poneva la domanda: “Qual è il prezzo di una vita?”,
qui ci poniamo la domanda: “Qual è il prezzo della sicurezza?”.
La naturale conseguenza di questo ossessivo bisogno di sentirci al sicuro penso sia l’isolamento. Quando siamo troppo protetti cresce anche il nostro isolamento.
Questa domanda e la storia che raccontiamo nel film rappresentano un’allegoria: tutti vogliamo stare tranquilli ma cosa siamo disposti a sacrificare per sentirci così?.
La città di Forte dei Marmi è un micro cosmo, una piccola comunità perfetta per rappresentare questa situazione. Marco D’Amore (il protagonista del film) ad un certo punto dice: “E’ triste quando una comunità si riunisce solo nel momento della tragedia". Trovo che questo sia un aspetto molto moderno, contemporaneo, tipico dei giorni che stiamo vivendo."
Trova che ci sia più isolamento a Los Angeles o in Italia?
"A Los Angeles, sicuramente. Un terremoto da quelle parti è l’unica occasione per conoscere i tuoi vicini di casa! (ride)
Il personaggio di D’Amore è il capo sicurezza dei sistemi di allarme di molte ville della città. Un evento tragico e improvviso cambia la storia degli otto personaggi coinvolti nel film. Possiamo dire che nessuno di loro vive una vita vera, hanno tutti segreti, cose da nascondere. Quindi per rispondere alla sua domanda direi che ognuno di loro è disposto a tutto pur di non svelarsi. Il protagonista dovrà sconvolgere le loro vite per rivelare la verità."
Come si è trovato a girare un film in Italia?
"E’ stato meraviglioso. Sono fortunato perché ho lavorato con i migliori a Hollywood ma posso tranquillamente dire che il mio cast italiano è stato incredibile, tutti erano molto professionali e preparati.
Mi ricordo di un momento sul set con mio figlio (che ha fatto il mio assistente personale) in cui proprio lui mi ha fatto notare che non avevamo quasi mai dovuto rifare un ciak più di una o due volte. Questo, credetemi, è molto raro.
Dico sempre a Fabrizio (Bentivoglio) che se fosse inglese avrebbe sicuramente il titolo di “Sir”. Anche Marco (D’Amore) ha un grande talento ed è una persona estremamente gentile. E’ un aspetto molto importante perché quando hai un protagonista che lavora in questo modo ne risente in positivo tutto il cast."
Nel film ci fa anche conoscere Forte dei Marmi in inverno, mentre siamo abituati a vederla o immaginarla solo in estate quando è piena di turisti...
"La cosa divertente è stata che conoscevo molto bene la città perché la mia casa in Italia è a Fivizzano a 1 ora da lì. La conoscevo quasi meglio della troupe italiana!.
Ho pensato che fosse l’unico luogo perfetto in cui raccontare questa storia.
È anche molto fotogenica, con le Alpi Apuane, la neve, e appunto quell’atmosfera speciale che si crea solo in inverno. È il mio primo film in cui la storia è completamente ambientata in un unico luogo. La mattina ero molto felice perché potevo camminare fino al lavoro! Inoltre trovo che per me sia stato un vantaggio avere l’occhio di uno straniero per raccontare questa storia in Italia".
Cosa la spaventava di più nel lavorare fuori dal suo contesto e dalla sua lingua madre?
"In verità all’inizio di ogni mio film sono preoccupato perché cerco sempre di ricordare da dove vengo e che non ho nessun background cinematografico in famiglia! (Peter Chelsom è nato a Blackpool nel Lancashire. I genitori gestivano un negozio di antiquariato, ndr).
Insomma sono un ragazzo del Nord dell’Inghilterra e mi sento molto grato per la mia carriera. Devo dire però che anche questa volta, subito dopo i primi ciak, ho capito che parliamo tutti una lingua universale, che è la lingua del cinema."
Che cosa le piace delle storie che hanno un “giallo” al loro interno?
"In genere non mi interessa sapere chi è il colpevole, mi interessa di più capire come cambiano le vite quando succede qualcosa, quando ad esempio un segreto emerge dal passato. Questo è un aspetto rilevante anche nel film."
Lei è cittadino onorario di Fivizzano, dove ha casa, giusto?
"Sì mi hanno fatto cittadino onorario 12 anni fa e devo dire che tra tutti i premi e i riconoscimenti, questo è il più importante per me. Farò proprio lì una proiezione privata, una cosa che organizzo sempre, per ogni mio lavoro.
Molti personaggi del film tra l’altro hanno i nomi di cittadini di Fivizzano, ad esempio c’è un “Enzo” che fa il Carabiniere o un Volmaro “Architetto”.
Abbiamo anche usato molte comparse del paese. Sarà importante per me vedere la loro reazione una volta visto il film."
Quando tornerà in Italia?
"Domani, spero! Scherzo, però davvero se dipendesse da me verrei subito.
Credo comunque che verrò per la presentazione del film e ho in progetto anche una nuova pellicola da girare ad Amalfi, ambientata nel 1958. Anche in quell’occasione racconterò un “giallo”.