Chi è Lee Isaac Chung, regista di Minari in nomination agli Oscar 2021

Cinema

Marco Agustoni

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Il cineasta americano di origini sudcoreane, fra le rivelazioni dell’anno passato, è in lizza per l'ambito premio alla Miglior regia: ecco cosa c’è da sapere su di lui

Oscar 2021: un’annata particolare


In un’annata “qualsiasi” degli Oscar, Lee Isaac Chung, cineasta di esperienza, il cui nome era però finora conosciuto solo agli addetti al settore, sarebbe stato un outsider. Il 2020 non è però stato certo un anno qualsiasi e questo ha comportato che molte pellicole slittassero l'uscita. Con un interessante risvolto.

 

Quest’anno, in corsa per l’ambito premio Oscar per il Miglior regista, troviamo i nomi di vari cineasti sconosciuti al grande pubblico, che hanno così avuto l’occasione di mettere in luce le proprie doti. Fra questi figura anche il talentuoso Lee Isaac Chung: ecco chi è il regista di Minari.

 

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Chi è Lee Isaac Chung


Lee Isaac Chung, regista americano classe 1978, nasce a Denver da genitori sudcoreani e trascorre l’infanzia fra Atlanta e la campagna dell’Arkansas. All’università si iscrive a Biologia, ma fulminato dall’amore per il grande schermo molla tutto a metà per dedicarsi agli studi di cinema, diplomandosi presso l’Università dello Utah.


Il suo primo lungometraggio è Munyurangabo, del 2007, e nasce da un’esperienza decisamente particolare. Al seguito della moglie Valerie, volontaria in Ruanda, Lee si offre di insegnare le tecniche cinematografiche ai giovani del posto. Con i suoi studenti come troupe e con attori non professionisti, decide di girare un film che racconti la vita dopo il genocidio che ha sconvolto la nazione.


Munyurangabo segue le vicende di due giovani amici il cui rapporto è messo a rischio dalla loro appartenenza etnica: uno, infatti, è un hutu, mentre l’altro è un tutsi. Un giorno, nella capitale Kigali, rubano un machete e fanno ritorno al loro villaggio d’origine, sconvolto dalla guerra. Lì, però, le cose non andranno come previsto.

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La pellicola viene presentata al Festival di Cannes ed è proiettata in numerose rassegne internazionali, guadagnandosi il plauso della critica. Seguono altri due film: Lucky Life, del 2010, ispirato alla poesia di Gerald Stern, e Abigail Harm, del 2012, ispirato a un racconto folkloristico coreano, con attori come Amanda Plummer e Will Patton.


Da allora passano gli anni, ma Lee Isaac Chung non se ne sta certo con le mani in mano. Con la sua casa di produzione Almond Tree Films crea un “dipartimento” in Ruanda, paese a cui è rimasto legato, la Almond Tree Rwanda, con cui riesce a produrre numerosi cortometraggi di registi locali, che vengono presentati in festival internazionali. Qui codirige anche il documentario I Have Seen My Last Born, sulla vita e la storia di un sopravvissuto al genocidio.

 

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LOS ANGELES, CA - OCTOBER 19:  Freshly painted Oscar Statues in preparation for the Governors Awards and the 82nd Academy Awards at a secret location on October 19, 2009 in Northern Los Angeles County, California.  (Photo by Kristian Dowling/Getty Images)

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Come si può facilmente intuire, Lee Isaac Chung non è quindi un “regista qualunque”. E il frutto di questo interessante lavoro viene alla luce con la sua più recente pellicola, Minari, già premiata ai Golden Globe come Miglior film straniero e al Sundance con il Premio della Giuria, e ora in lizza agli Academy in ben sei categorie: Miglior film, Miglior regista, Miglior sceneggiatura originale, Migliore colonna sonora a Emile Mosseri, Migliore attrice non protagonista a Yoon Yeo-jeong, Migliore attore a Steven Yeun.


Scritto e diretto da Lee Isaac Chung, Minari è un film semi-autobiografico ispirato alle sue esperienze giovanili. La pellicola racconta del coreano-americano David, la cui vita viene scombussolata dalla decisione del padre di abbandonare la West Coast per trasferirsi nell’Arkansas rurale, mettendo a rischio la stabilità emotiva e finanziaria della famiglia. Nel frattempo li raggiunge una nonna dalla Corea, dai modi di fare decisamente differenti rispetto ai suoi parenti americani.


In quanto al cast del film, comprende tanto attori americani di origini coreane, che sudcoreani. Fra questi, Steven Yeun è il primo interprete asiatico-americano a essere nominato per l’Oscar al Miglior attore protagonista, mentre Yoon Yeo-jeong è la prima interprete coreana candidata agli Oscar. A loro si affiancano Han Ye-ri, Alan Kim e Noel Kate Cho.

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Addio al cinema… anzi, no


Al momento di cominciare a lavorare a Minari, Lee Isaac Chung era già pronto a dire addio al mondo del cinema e a dedicarsi all’insegnamento. Dato che la pellicola ora candidata a sei Oscar poteva essere la sua ultima, il regista ha deciso di renderla il più personale possibile, attingendo a piene mani dalla sua vita.


Le cose, come ora sappiamo, non sono andate come aveva previsto: il film è stato osannato dalla critica e si è rivelato un successo, tanto che ora Lee si ritrova conteso da più parti e ha l’occasione di scegliere con cura a quali progetti dedicarsi.


Peraltro, il regista ha già deciso quale sarà il suo prossimo cimento: lo vedremo prossimamente dietro la macchina da presa dell’adattamento live-action dell’anime di successo Your Name., che racconta la storia di un ragazzo di città e di una ragazza di campagna che un giorno si risvegliano uno nel corpo dell’altro.

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