Occident Express: Ottavia Piccolo racconta il viaggio di una migrante

Cinema

Giuseppe Pastore

Il film di Simone Marcelli, trasposizione per il cinema di uno spettacolo teatrale di Stefano Massini, è stato presentato a Venezia nelle Giornate degli Autori

Da Mosul (Iraq) a Stoccolma: 118 giorni di viaggio, 5 mila chilometri a piedi lungo la cosiddetta "rotta dei Balcani". Una storia di fuga lontanissima dai pigri luoghi comuni sui migranti e sull'immigrazione, un'avventura umana portata prima a teatro da Stefano Massini e Ottavia Piccolo e ora diventata film con la regia di Simone Marcelli. Orizzont Express, un titolo che richiama sia il mitico treno Orient Express raccontato in tanti film e romanzi, sia il Midnight Express di Alan Parker che raccontava della fuga dall'inferno di un carcere in Turchia. Occident Express racconta il viaggio di Haifa, una donna anziana che decide di incamminarsi con la nipotina verso la salvezza (non sappiamo se ci riuscirà: a un certo punto la lasciamo dentro a un container). (LO SPECIALE FESTIVAL DI VENEZIA - I VIDEO).

Com'è avvenuto il passaggio dal teatro al cinema?

Simone Marcelli - Nessun regista prende a cuor leggero questo passaggio e in effetti è solitamente una cosa molto difficile, perché sono due linguaggi entrambi con un'identità molto forte. Così ho pensato di fare un viaggio all'interno del teatro, portare Ottavia fuori dal palco e farle esplorare gli angoli meno conosciuti di un teatro, dalla "graticcia" (una struttura a ridosso del soffitto di un palco) al solaio. Sono degli interventi che ho voluto fare non in maniera invadente, ma sempre rispettando il concetto di segno. Un viaggio è un segno, da un punto di partenza a un punto d'arrivo. Il viaggio di Haifa/Ottavia è una linea accompagnata da altri segni, che sono le note della musica di Enrico Fink e i segni della scrittura di Stefano Massini. E sono segni anche quelli di Simone Massi, il più grande animatore italiano: tutte sottolineature del segno principale, che è il segno del viaggio.


Come si interpreta un personaggio così lontano, non solo geograficamente ma anche nelle speranze e negli obiettivi di vita?

Ottavia Piccolo - Mi è stato di grande aiuto il testo di Stefano Massini, che ha la particolarità di raccontare questo viaggio - i sentimenti, gli avvenimenti, le emozioni e tutto quello che succede - con le nostre parole e il nostro punto di vista: un modo per far arrivare meglio quello che vogliamo raccontare. Lo spettacolo teatrale ha avuto oltre cento repliche e Simone Marcelli l'ha usato e rielaborato in modo molto creativo.

 

Occident Express apre anche un mondo molto più complesso rispetto ai nostri pregiudizi un po' provinciali sull'immigrazione che arriva solo via mare...

Ottavia Piccolo - La banalizzazione di un argomento così grave come l'immigrazione ci fa dimenticare che questi non sono numeri o algoritmi ma persone. Allora forse il senso del nostro lavoro è proprio interpretare una persona che rappresenta il mondo intero.

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