Il cantante de Lo Stato Sociale debutta al cinema in un film di Antonio Pisu ispirato alla vera avventura di tre ragazzi romagnoli nella Romania di Ceausescu a fine anni Ottanta: "Viaggiare è una grande possibilità per capire chi siamo"
Tra tanti cantanti e musicisti che hanno scelto Venezia per motivi promozionali o di passerella, c'è anche chi ha un proprio film in concorso. E' il caso di Lodo Guenzi, artista sempre più versatile che dopo il teatro, la musica (e il grande successo con Lo Stato Sociale) e la tv (X Factor, ma non solo) debutta al cinema come protagonista di Est (Giornate degli Autori), un film di Antonio Pisu (figlio di Raffaele) che racconta una storia vera: il viaggio in Romania di tre ragazzi romagnoli nel 1989, pochi mesi prima della fine della dittatura di Ceausescu.
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Est è un esempio insolito di cinema italiano che racconta la storia di altri Paesi, che poi oggi sono strettamente legati all'Italia: com'è nata quest'idea e come sei stato coinvolto?
Nasce da un viaggio vero nell'Est Europa che hanno fatto tre improbabili e avventurosi romagnoli, uno di quei tanti viaggi che si facevano a fine anni Ottanta... poi uno di loro ha aperto un cinema, essendo appassionato di cinema, e alla fine ne ha aperti sei. Poi gli hanno proposto di realizzare un film dalla sua storia, e lui ha accettato con entusiasmo. Mi hanno mandato la sceneggiatura e io, pur essendo emiliano, l'ho apprezzata molto! A quel punto siamo andati in un posto in Transilvania, in un resort extralusso con delle enormi vetrate che si affacciavano su dei pascoli con mucche e pastori: era tutto surreale, ci si svegliava presto, si faceva colazione con i tecnici rumeni che mangiavano uova strapazzate pesantissime e abbiamo girato questa storia.
Domanda obbligata: com'è stato l'esordio da attore cinematografico, il sentirsi un principiante sul set, il primo giorno di riprese...?
In realtà non ho fatto molto, mi sono limitato a ripetere ogni giorno le stesse frasi molte volte, facendo attenzione a muovere le mani sempre nello stesso modo per questione di raccordi al montaggio! E poi Antonio Pisu ha cucito tutto, e alla fine sembrava davvero una storia vera.
Teatro, musica, televisione, ora cinema: sei ancora in un momento della tua vita in cui stai sperimentando più cose possibili o pensi di aver già trovato una direzione prediletta?
Io spero di non trovare mai una direzione prediletta, è l'unica cosa che mi auguro. Tecnicamente il teatro è l'unica cosa che so fare, visto che mi sono diplomato dodici anni fa e grazie a questo ho convinto sessanta milioni di persone di essere un cantante, senza assolutamente saper cantare... è una prova d'attore anche questa. Il cinema forse non lo so ancora fare e non so se lo saprò mai fare, ma Antonio Pisu è in gamba e quindi è tutto merito suo.
I film spesso parlano del passato per raccontare il presente, e nel caso di Est gli spunti sono tanti, dal rapporto con lo straniero al modo in cui sono cambiati i 25enni...
Il solipsismo a cui ti porta essere connesso col mondo senza uscire di casa - e quindi NON essere connesso col mondo - è molto importante, l'isolamento esaspera molta rabbia sociale. Noi siamo nella fantascienza pura, c'è qualcuno convinto che la pandemia arrivi dai barconi... Questi tre ragazzi non erano coltissimi e nemmeno incredibilmente progressisti nella loro visione del mondo, ma almeno erano avventurosi: erano sufficientemente avventurosi da capitare a casa di qualcuno diverso da loro e scoprire che il diverso non è qualcosa da temere, ma una parte di te. Ed è anche una possibilità per capire chi sei.