Thriller psicologico tratto dall’omonimo romanzo di Donato Carrisi, “L’uomo del labirinto” tiene lo spettatore col fiato sospeso fino alla fine
Diretto da Donato Carrisi, “L’uomo del labirinto” è nelle sale italiane dal 30 ottobre.
Thriller con Toni Servillo, Valentina Bellè, Vinicio Marchioni e Dustin Hoffman, è tratto dall’omonimo libro di Carrisi che, da scrittore (nel 2009 ha vinto il Premio Bancarella con “Il suggeritore”), si è trasformato in un regista di successo: il suo esordio al cinema, “La ragazza nella nebbia”, si è aggiudicato il David di Donatello.
Oggi, ecco che Carrisi traspone in film un altro suo libro. E lo fa dirigendo un cast internazionale.
“L’uomo del labirinto”: la trama
Samantha Andretti (Valentina Bellè) è un’adolescente che, sulla strada per la scuola, una mattina d’inverno viene rapita da un uomo con una maschera da coniglio. Viene rinchiusa, completamente al buio, in un luogo scuro e isolato, completamente privo di specchi: non potendo vedere neppure un filo di luce, la ragazza impara ad utilizzare al meglio tutti gli altri sensi. Sino a quando, ormai adulta, riesce a scappare.
Quindici anni dopo il rapimento, Samantha si risveglia in un letto d’ospedale. Non ricorda nulla di quella vicenda, di dov’è stata e di cosa le è accaduto. Ad aiutarla c’è il dottor Green (Dustin Hoffman), che dovrebbe aiutarla a recuperare la memoria per individuare così lo psicopatico che l’ha catturata tempo prima. Sulle tracce del criminale si mettono la polizia ma anche il detective privato Bruno Genko (Toni Servillo), ingaggiato dalla famiglia per ritrovare la figlia e - ora che sta per morire per una rara patologia cardiaca, che gli lascia due mesi di vita - desideroso di trovare il rapitore di quella ragazza che prima non è riuscito ad aiutare.
Chi riuscirà a trovare l’uomo mascherato? O, meglio, esiste davvero quell’uomo? E cosa nasconde la labirintica mente di Samantha, piena di enigmi, di misteri e di bugie? Fino all’ultima scena, non è dato saperlo.
“L’uomo del labirinto”: le parole di Donato Carrisi
È un thriller psicologico, “L’uomo del labirinto”. Samantha Andretti, per sopravvivere, è chiamata ad affrontare tutta una serie di prove durante il suo rapimento. Ed è costretta a vivere in un luogo buio privo di specchi. «L’idea mi è stata data da un caso di cronaca avvenuto in Argentina. Anche allora il rapitore aveva tolto gli specchi dal luogo dove era segregata la sua vittima. Il tribunale lo ha considerato un'aggravante, una sorta di tortura. Riusciremmo a sopravvivere senza specchi?», si chiede Carrisi.
E l’idea dell’uomo con la maschera da coniglio? Il regista ha spiegato che, durante la sua infanzia, era terrorizzato dal coniglio di “Alice nel Paese delle Meraviglie”: «Un horror che mi ha rovinato l’infanzia». È nata così una figura inquietante, che ricorda un po’ Donnie Darko. Ed è nato un film ricco di citazioni, in cui Donato Carrisi ha messo tutto ciò che gli piace: “Il silenzio degli innocenti”, “Seven”, “I soliti sospetti”, “The Game”. Thriller anni Novanta, che “L’uomo del labirinto” si diverte a citare.