Apocalypse Now – Final Cut arriva al cinema. In sala in Italia per tre giorni a ottobre la nuova versione di Coppola
Nel 2019 si festeggiano i 40 anni dall’uscita in sala di uno dei capolavori assoluti del cinema mondiale: Apocalypse Now. Una pellicola che ha segnato una generazione, offerto al pubblico nel 1979 e da allora ritoccato, generando la versione Redux. Il regista è però tornato al lavoro sul proprio film, con l’edizione definitiva proiettata in anteprima per l’Italia al Cinema Ritrovato e al Mantova Film Fest. Ora il capolavoro di Francis Ford Coppola sarà nuovamente fruibile da tutti sul grande schermo, celebrando al meglio il suo compleanno.
Apocalypse Now al cinema
Due le proiezioni in anteprima della versione definitiva di Apocalypse Now, il 28 giugno al Cinema Ritrovato di Bologna, dinanzi a una platea di ben 10mila spettatori, e al Mantova Film Fest, ad aprire la rassegna d’agosto. Ora tutti potranno ammirare la Final Cut, su uno schermo adatto al capolavoro del 1979 e soprattutto con un sistema audio degno, considerando come la componente musicale abbia un ruolo cruciale nella visione della pellicola. La proiezione evento avverrà il 14, 15 e 16 ottobre 2019.
Una chance unica per tornare indietro nel tempo, visionando un capolavoro del cinema in sala. Il regista ha lavorato in prima persona al nuovo montaggio, riuscendo a individuare la giusta sintesi tra la versione cinematografica del 1979 e la Redux, apprezzata nel corso degli anni dai fan. In entrambi i casi però Coppola spiega come la sua visione sia stata eccessivamente “castrata” dalle richieste della distribuzione. Seduti in poltrona si potrà dunque godere qualcosa di nuovo, che possa attirare il pubblico più giovane ed esaltare chi invece ha già avuto modo di apprezzare la pellicola.
Apocalypse Now, la Final Cut di Coppola
Nel 1979 Apocalypse Now venne reputato troppo lungo dallo stesso Coppola. Era un film insolito per il tempo e così si decise di operare molti tagli, rendendolo più breve e, per quanto possibile, canonico, andando a eliminare in fase di montaggio alcune scene reputate “strane”. Un’operazione dolorosa, che non trovava pienamente d’accordo neanche il distributore del tempo, dell’idea che fosse stato scartato dell’ottimo materiale.
I primi passi verso l’edizione Redux sono stati mossi circa 15 anni dopo. Coppola si è ritrovato a rivedere il proprio capolavoro in televisione, dall’inizio alla fine. Si è così reso conto del fatto che i tempi erano cambiati e quel film aveva assunto una nuova forma. Quelle “stranezze” non avevano più motivo d’essere definite tali, il che ha condotto a un nuovo montaggio. Una versione che ha ripristinato tutto il tagliato, il che non ha mai soddisfatto pienamente il regista. Aveva infatti la sensazione d’aver ecceduto nei tagli inizialmente e attuato il processo inverso con la Redux, per lui troppo lunga. Ecco dunque come nasce l’esigenza di Apocalypse Now – Final Cut, al cinema per tre giorni a ottobre.
Apocalypse Now, curiosità
Come tutti i grandi capolavori della storia del cinema, anche Apocalypse Now è ricco di curiosità, che vanno dalla scrittura del film al girato. Il ruolo del capitano Willard è stato proposto a numerosi attori, con Martin Sheen, protagonista di un’interpretazione magistrale, tutt’altro che prima scelta. Non è dato sapere perché Clint Eastwood, Jack Nicholson, Steve McQueen, Al Pacino, James Caan e Robert Redford abbiano rifiutato la parte. Questa venne poi affidata a Harvey Keitel, licenziato dopo due settimane.
Impossibile parlare di curiosità inerenti questa pellicola storica senza citare Marlon Brando. Il divo si presentò con qualche chilo di troppo sul set, senza aver memorizzato le battute. Ad avere la meglio però furono senza dubbio il suo carisma e talento. Un genio ricco di inventiva, come dimostrano i circa 18 minuti di monologo regalati alla troupe, dei quali però nella versione finale non rimase altro che 2 minuti brillanti.
Un film complesso, che richiese 16 mesi per essere completato, a fronte di 6 settimane inizialmente previste. Coppola si ritrovò a gestire personalità molto forti, come dimostra la scena iniziale di Willard, del tutto improvvisata, con un Martin Sheen alticcio e delirante.