
"La musica è una vera magia, non a caso i direttori hanno la bacchetta come i maghi", ha dichiarato una volta il musicista, compositore e direttore d’orchestra scomparso a 48 anni il 14 maggio 2020. Bosso era affetto da una malattia neurodegenerativa che però non gli ha impedito di liberare la sua arte: "Sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono"

“La musica è come la vita, si può fare in un solo modo: insieme”. È questa una delle frasi che meglio racchiudono la filosofia che ha sempre accompagnato il pianista Ezio Bosso, scomparso a 48 anni il 14 maggio 2020
È morto Ezio Bosso
“La musica è una vera magia, non a caso i direttori hanno la bacchetta come i maghi”, ha dichiarato una volta il musicista, compositore e direttore d’orchestra
La storia del pianista. FOTO
Bosso amava definirsi un pianista per caso: "La musica ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare"
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La musica per Bosso è storia di famiglia, tra il fratello e una prozia, e nonostante le orgini sabaude i primi applausi li raccoglie all'estero. “La musica mi ha dato il dono dell'ubiquità: la musica che ho scritto è a Londra e io sono qui"
L'ultima intervista a Sky Tg24
Dentro di lui c'era un po' di radice jazz che gli donava estro, improvvisazione, curiosità, anche se mancava il rigore, dal punto di vista compositivo: "Quando faccio la musica mi stupisco, è lo stupore che ti fa quell'ossigeno più leggero, che ti riempie"
Un gigante nella sofferenza
"Il tempo è un pozzo nero - ha dichiarato una volta -. E la magia che abbiamo in mano noi musicisti è quella di stare nel tempo, di dilatare il tempo, di rubare il tempo. La musica, tra le tante cose belle che offre, ha la caratteristica di essere non un prodotto commerciale, ma tempo condiviso. E quindi in questo senso il tempo come noi lo intendiamo non esiste più"

Bosso era malato dal 2011 di una malattia neurodegenerativa, che gli era stata in un primo momento erroneamente diagnosticata come Sclerosi laterale amiotrofica (SLA). In più occasioni ha parlato in pubblico della sua malattia: "Sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono"

Una malattia che il pianista ha detto di aver imparato ad accettare: "Ho smesso di domandarmi perché. Ogni problema è un’opportunità"

"La malattia non è la mia identità, è più una questione estetica. Ha cambiato i miei ritmi, la mia vita. Ogni tanto 'evaporo'. Ma non ho paura che mi tolga la musica, perché lo ha già fatto. La cosa peggiore che possa fare è tenermi fermo. Ogni giorno che c'è, c'è. E il passato va lasciato a qualcun altro"

Bosso ha continuato a suonare il pianoforte fino al 2019, quando la malattia aveva compromesso l’uso delle mani: "Se mi volete bene, non chiedetemi più di sedermi al pianoforte e di suonare. Tra i miei acciacchi adesso ho anche due dita fuori uso. Se non posso dare abbastanza al pianoforte, è meglio lasciar perdere"

"I sorrisi avvicinano più dei passi e aprono più porte delle chiavi"

"Scrivo perché interpreto, interpreto perché scrivo. E affronto la mia musica come se non fosse mia. Affronto come interprete il compositore", ha detto Bosso

"Noi che dedichiamo la nostra vita alla musica sin da piccoli frequentiamo germanoaustriaci come Beethoven, o francesi come Debussy, o tedeschi come Brahms e Mendelssohn. Vedete, non c’è un confine. La musica non è solo un linguaggio ma una trascendenza, che è ciò che ci porta oltre"

"Si dice che la vita sia composta da 12 stanze. 12 stanze in cui lasceremo qualcosa di noi che ci ricorderanno. 12 le stanze che ricorderemo quando saremo arrivati all'ultima. Nessuno può ricordare la prima stanza dove è stato, ma pare che questo accada nell'ultima che raggiungeremo. Stanza, significa fermarsi, ma significa anche affermarsi. Ho dovuto percorre stanze immaginarie, per necessità"

"Nella mia vita ho dei momenti in cui entro in una stanza che non mi è molto simpatica. È una stanza in cui mi ritrovo bloccato per lunghi periodi, una stanza che diventa buia, piccolissima eppure immensa. Nei periodi in cui sono lì ho dei momenti dove mi sembra che non ne uscirò mai. Ma anche lei mi ha ricordato la mia fortuna. Mi ha fatto giocare con lei. Si, perché la stanza è anche una poesia"

Bosso aveva anche commentato il lockdown provocato dal coronavirus: “Diventare migliori è una scelta non una conseguenza, richiede un impegno forte con se stessi. Star chiusi in casa non basta. Questa retorica vuota che ci circonda è insopportabile. Così come tanta cattiveria sparsa nel web, l’ottuso complottismo di chi vuole un colpevole a ogni costo”

In un'intervista al Corriere, aveva raccontato quello che avrebbe fatto al termine della quarantena: “La prima cosa che farò è mettermi al sole. La seconda sarà abbracciare un albero”