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Stories, Ferzan Ozpetek ospite di Sky TG24 lunedì 23 dicembre

Spettacolo

Il regista si racconta al Vice Direttore Omar Schillaci: "Con Diamanti celebro le donne: ho amato le mie attrici e loro hanno amato me. Sul set abbiamo pianto e riso insieme". In onda lunedì 23 dicembre alle 21 su Sky TG24, sabato 28 dicembre alle 12:30 su Sky Arte e sempre disponibile on demand. Tutte le interviste del ciclo Stories sono anche tra i podcast di Sky TG24, sul sito Spettacolo di Skytg24.it e le principali piattaforme di podcasting

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È Ferzan Ozpetek il protagonista della nuova puntata di “Stories”, il ciclo di interviste ai principali interpreti dello spettacolo di Sky TG24. Ospite del vicedirettore della testata Omar Schillaci, con la regia di Francesco Venuto, il regista, sceneggiatore e scrittore si racconta in “Ferzan Ozpetek – Vite condivise”. In onda lunedì 23 dicembre alle 21:00 su Sky TG24sabato 28 dicembre alle 12:30 su Sky Arte e sempre disponibile On Demand.    

Nelle sale in questi giorni con la sua ultima opera, ‘Diamanti’: “La storia parla di 18 donne in una sartoria che è diretta da due sorelle. Parla dell’importanza del dettaglio, della luce e della nostra vita”. Un film che vanta un cast quasi tutto al femminile: “Sì, è un omaggio alle donne, io le chiamo ‘diamanti’ perché affrontano tante cose nella vita e nel lavoro e per come ne escono fuori. Ho amato moltissimo le mie attrici, come in tutti i miei film, e sono stato ricambiato. È importante perché quando ti innamori vuoi sempre il meglio per loro e mi ha permesso di aprirmi completamente. Sul set abbiamo pianto, ma anche riso insieme”. E poi i racconti, l’infanzia, alcuni dei suoi più grandi successi come ‘Il bagno turco’, ‘Le fate ignoranti’, ‘Mine vaganti’, ‘La dea fortuna, le molteplici passioni del regista e l’amore per il compagno Simone.

 

La storia di Ferzan Ozpetek parte dalla sua infanzia, a Istanbul: “Casa mia di Istanbul era sempre piena di gente, piena di persone, mi ricordo infatti che si preparava sempre un tavolo in cucina, un tavolo nel salone e un tavolo sulla terrazza. Ricordo che mia madre diceva che a tavola non occorreva litigare o discutere ma bisognava condividere il cibo in un modo armonioso, con allegria, questa è stata tutta la mia infanzia. Sono cresciuto molto in mezzo alle donne, tutte le amiche di mia madre, queste zie, donne che poi ho messo nei miei film, ho avuto quindi la fortuna di avere la ricchezza, la creatività delle donne intorno a me”. Agli esordi della sua carriera c’è ‘Il bagno turco’, film del 1997 con cui Ozpetek debutta cinematograficamente: “Abbiamo aspettato parecchi mesi prima che uscisse perché nessuno lo voleva, era un film abbastanza particolare, parlato in due lingue e c'era il bacio tra due uomini che all'epoca era quasi tabù; poi il film è stato selezionato al Festival di Cannes e mi ha aperto le porte del mondo, nel senso che è stato un successone per me che poi ha influenzato anche la mia cinematografia successiva”. Poi, nel 2001, ‘Le fate ignoranti’ porta sul grande schermo una rappresentazione dell’amore e dell’omosessualità che va oltre il senso di scandalo suscitato nel 1997 da ‘Il bagno turco’ e dal suo celebre bacio tra due uomini. Con questa pellicola, Ozpetek si spinge oltre, raccontando con coraggio e sensibilità temi che, all’epoca, raramente venivano trattati in modo così aperto e profondo.: “Un critico americano mi disse ‘lei è stato in anticipo sui tempi’, nel senso che gli americani non erano pronti per ‘Il bagno turco’ o per ‘Le fate ignoranti’. Io però ho fatto sempre quello che sentivo di fare, ovviamente la mia grande fortuna è stata anche avere successo tra il pubblico, addirittura si è parlato un cambiamento culturale, il cambiamento dello sguardo verso un mondo, queste sono cose molto importanti. Io penso semplicemente che uomini e donne vadano giudicati dalla cintola in su, per la testa e per il cuore che hanno”. Proseguendo con i successi del regista, ‘Mine vaganti’: “Questo è un film che mi ha reso tanto noto anche all'estero, nel mondo. Ha creato qualcosa per cui se incontro gente sull'aereo mi dicono di averlo visto venti volte di seguito. È un film su cui avevo anche molti dubbi se farlo o meno. Poi invece ho deciso, ci siamo messi a lavorare con Ivan Cotroneo, con gli attori, ripetendo e cambiando le scene”. Ozpetek ha sperimentato diversi linguaggi, tra cui quello teatrale: “Ho fatto il teatro, ‘Mina Vagante’ a teatro ha funzionato molto bene, mettere in scena un film è abbastanza difficile, ma anche molto divertente. Ho fatto anche un mio spettacolo che si chiama ‘Ferzaneide’”. Tra le tante attività l’artista si è dedicato anche all’opera e ha realizzato un'installazione alla Biennale di Venezia, ‘Venetika’: “Io non sono mai fermo su una cosa, le forme cambiano ma il racconto c'è sempre”. Nel 2019 esce ‘La dea fortuna’, questo lavoro nasce da un suo fatto personale: “Quando mio fratello è morto mia cognata ci ha chiamato dicendoci ‘se succede qualcosa a me dovete occuparvi voi dei miei figli’. A me questa cosa ha spaventato molto, anche perché io non ho mai voluto figli. Da questa idea è nata quindi ‘La dea fortuna’” ha raccontato. “Subisco molto l’influenza delle persone che non ci sono più, però baso la mia vita sulla condivisione. Da un piatto che ho mangiato, un film o un quadro che ho visto, e cerco di raccontarlo anche nei film. A volte penso spesso a chi non c’è più nella mia vita, sia quando succedono cose belle, sia quando succedono cose brutte. Convivo sempre con visibili e invisibili”. Nel corso dell’intervista traspare più volte l’affetto e l’ammirazione che Ferzan Ozpetek nutre verso il compagno Simone: “Lui è una persona meravigliosa, lui è una delle persone più buone, più corrette, più coraggiose, insomma è il mio tutto, addirittura ho scritto un romanzo, ‘Sei la mia vita’ per lui”.