Al Pacino racconta di quando è stato truffato nella sua autobiografia Sonny Boy

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Nel 2011 il leggendario interprete di capolavori come Il Padrino aveva recitato nella commedia Jack e Jill di Adam Sandler, il film più premiato della storia ai Razzie Awards. Il motivo? Il bisogno di soldi dopo l'arresto del suo commercialista

Jack e Jill. Penso che sia divertente”. Al Pacino, 84 anni, non ha dubbi sul film che proietterebbe per il suo quarto figlio, Roman, nato nel 2023 dalla relazione con Noor Alfallah, 30 anni, ex di Mick Jagger. Una paternità inaspettata, arrivata dopo il monito dei medici che gli avevano detto che non avrebbe potuto avere altri figli, tanto che l’attore avrebbe chiesto un test del dna con il sospetto che la compagna volesse “incastrarlo”. In un’intervista al New York Times, il leggendario interprete premio Oscar non ha però scelto per il bambino uno degli altisonanti titoli che compongono la sua filmografia, come i primi due capitoli de Il Padrino, Serpico, Quel pomeriggio di un giorno da cani o Scent of a Woman – Profumo di donna, bensì la commedia di Adam Sandler, dove fa la parodia di una pubblicità per Dunkin’s Donuts. Un suggerimento inusuale, dal momento che la critica aveva stroncato il film, entrato nella storia come il più premiato dei Razzie Awards, i riconoscimenti cinematografici che premiano il peggio sullo schermo. All'epoca, lo stesso Pacino aveva vinto il premio come Peggior attore non protagonista. “È arrivato in un momento nella mia vita in cui ne avevo bisogno, perché è accaduto dopo che ho scoperto di non avere soldi. Il mio commercialista era in prigione, e avevo velocemente bisogno di qualcosa. Così ho accettato”, ha spiegato l’attore, che ha approfondito la vicenda nel suo nuovo memoir, Sonny Boy, così intitolato per il soprannome che aveva da ragazzo. Prima di subire la truffa del contabile, però, Pacino aveva comunque un rapporto burrascoso con il denaro, con spese che si aggiravano tra i 300 mila e i 400 mila dollari al mese. “Potrebbe essere contagioso”, ha scherzato.

"ESSERE O NON ESSERE"

Al Pacino ha anche sfiorato la morte nel 2020, durante la pandemia di Covid. “Ero seduto a casa mia e sono sparito. Così. Non c’era polso”, ha raccontato. L’attore ha perso conoscenza, il cuore senza battiti. “In pochi minuti erano lì, con l’ambulanza davanti a casa mia. C’erano circa sei paramedici e due medici in salotto, e avevano questi abiti da astronauti che sembravano provenire dallo spazio o qualcosa del genere. È stato scioccante aprire gli occhi e vederli. Erano tutti intorno a me e dicevano: “È tornato. È qui”. Non ho visto la luce bianca o altro. Non c’è niente lì. Come dice Amleto, essere o non essere”.

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IL RAPPORTO CON IL CINEMA

Ora, Al Pacino sta lavorando al progetto di un Re Lear per il cinema. “Di solito, quando faccio film, non sono molto felice. Possono essere noiosi, ma puoi andare nel tuo camper e fare quello che vuoi. Ci sono così tante cose su YouTube. Ci sono Ibsen, Cechov e Strindberg. Mi piace anche TikTok quando lo guardo”, ha confessato. “Uno dei migliori consigli che abbia mai ricevuto è stato quello di Lee Strasberg. Una volta Lee si avvicinò e disse: “Tesoro, devi imparare le tue battute””.

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