In un'intervista al Corriere della Sera il frontman del gruppo ha condiviso la propria esperienza come genitore di un figlio con autismo. Le famiglie, spesso relegate alla solitudine in un simile "maremoto", reagiscono con iniziative in aiuto dei ragazzi per restituire loro "frammenti di vita che altrimenti sarebbero preclusi"
“Ce ne siamo accorti molto presto. È stata mia moglie a percepire delle anomalie nel comportamento di Dante. Io la consolavo, le dicevo che tutto si sarebbe normalizzato. Ma noi abbiamo due gemelli e le differenze, nel percorso di crescita, si vedevano nettamente. È stato difficile trovare qualcuno che sapesse farci una diagnosi chiara e che ci indirizzasse. Non esiste un numero di telefono a cui rivolgerti, un indirizzo dove andare. Ti rendi subito contro che l’autismo di un figlio si coniuga con la assoluta solitudine dei genitori. E questo vale per ogni tipo di disabilità”. In un’intervista rilasciata a Walter Veltroni per il Corriere della Sera, Elio, frontman del gruppo Elio e le Storie Tese, ha raccontato il proprio universo come genitore di Dante, 14 anni, con autismo. L’artista, che ha ora in programma sia il tour estivo Mi resta solo un dente e cerco di riavvitarlo sia il Concertozzo insieme al Trio Medusa a Monza il 26 maggio, il 25 maggio incontrerà nella città lombarda le associazioni dell’autismo. Una realtà che Elio ha incrociato ormai diversi anni fa, quando ha scorto nel figlio i primi segnali del disturbo. “Noi abbiamo visto che Dante aveva un’attenzione ossessiva per le trottole, anche lui girava su sé stesso e non finiva mai di farlo. Aveva attenzione per le cose e non per le persone. L’autismo può portare gravi difficoltà relazionali, anche ritardi mentali, motori, cognitivi”, ha raccontato, consigliando inoltre agli altri genitori di intervenire in tempo, senza rinviare. Elio ha condiviso anche lo sconforto e la paura provati durante i primi tentativi di orientamento “in quel maremoto”, tra dubbi e incertezze. Ora, però, Dante “è consapevole. Anche troppo, lo dice continuamente. Ha fatto un lavoro impressionante, una fatica struggente”, ha proseguito Elio. “Per lui tutto è stato fatica: mettersi una maglietta, andare in bagno, parlare. Tutto gli è stato insegnato. Lui ha faticato tanto, ma noi ci siamo potuti permettere che fosse seguito. Ma chi non ha i soldi? Anche qui, proprio quando la mano pubblica dovrebbe riequilibrare le differenze, invece si accentuano le diseguaglianze sociali. Esistono associazioni, ma sono private. Non c’è nulla di pubblico che affronti il problema dell’autismo e sia vicino alle famiglie”.
L'IMPORTANZA DELLA CONDIVISIONE
Elio non riesce ad immaginare il futuro di suo figlio: “Da una parte è un incubo, la sua solitudine quando non ci saremo, dall’altra un sogno, quello di una vita libera e indipendente”. L’incontro di Monza tra le famiglie e le associazioni rappresenterà un momento di confronto e di condivisione di esperienze, come quella di PizzaAut, fondata da Nico Acampora, padre di un ragazzo autistico. “Invece di far stare i ragazzi in istituto, lui ha pensato di occuparli in ristorante”, ha spiegato Elio. “Il presidente Mattarella, con la sensibilità che conosciamo, ha voluto segnalare questa esperienza eccezionale. Ma è un padre ad averla inventata. La politica, i governi, non pervenuti”. Per i ragazzi rappresenta una straordinaria possibilità: “Restituisce loro frammenti di vita che altrimenti sarebbero preclusi” ha proseguito Elio, che ha anche evidenziato l’entità del fenomeno dell'autismo: “Sono 600 mila i casi registrati e chissà quanti sono sconosciuti perché nascosti dalla vergogna sociale. Un bambino ogni 75 dei nuovi nati è autistico. E non si sa perché. Ma se non si investe sulla ricerca non si saprà mai. E non si troveranno mai dei rimedi”. Ragazzi e genitori rischiano così di sentirsi soli e di trasformarsi in “un esercito di persone mute”. Per questo “è importante parlarne, non chiudersi, non nascondersi”.
approfondimento
Elio e le Storie Tese, 3° edizione "Concertozzo" (ora nello Stadiozzo)
UNA LUNGA CARRIERA TRA RISATE E AMAREZZA
Nel corso dell’intervista Elio ha approfondito anche il proprio rapporto con la risata, che oggi sembra sempre più difficile da suscitare. “Non ci sono più occasioni, sembra sia ormai proibito farlo. Se succede, è come se fosse apparsa la Madonna di Czestochowa”, ha dichiarato. “Ho fatto un programma, Lol. Lo abbiamo girato a settembre ed è andato in onda a Pasqua, neanche ricordavo di aver partecipato. La gente mi fermava per strada, come accadeva agli altri, e ringraziava perché l’avevamo fatta ridere. Come fossimo dei salvatori dalla tristezza incipiente”. Lui stesso ha ammesso di ridere ormai poco: “Sono tutti con il freno a mano tirato, impauriti dal Grande Tribunale Sempre Aperto dei social che tutto giudica e condanna, che sanziona tutto quello che si permette di uscire dai canoni prefissati, non si sa bene da chi. Non c’è mai stato un periodo così bigotto, così conservatore. Nell’arte e nella cultura non si devono mettere limiti, di nessun tipo. Bisogna sentirsi ed essere liberi di dire qualsiasi cosa. Così dovrebbe funzionare, in democrazia”. Tra gli artisti da lui più apprezzati, Cochi e Renato, Jannacci, Mel Brooks, i Monty Python, Frank Zappa e Lundini, che “ha quel tipo di comicità lunare, imprevedibile, che è ciò che amo di più”. Elio non dimentica neppure gli Skiantos, che “erano bravi. Noi abbiamo avuto un successo lungo, che non sempre è una buona cosa, ci si può impigrire. Oggi sono molto contento proprio di quello che facciamo dal punto di vista musicale. Certo, abbiamo sempre cercato di essere unici nei testi e nella messa in scena. Ma credimi che la parte musicale è vitale, per arrivare integralmente al pubblico”. L’artista ha ricordato alcuni momenti salienti della carriera, dalle due partecipazioni al Festival di Sanremo al Concertone del Primo Maggio del 1991, fino al giorno più brutto, quello della morte del musicista Feiez. “Era davanti ai nostri occhi. Non so a quanti sia capitato di vedere morire così un amico, qualcuno con cui hai condiviso giorni, sogni, speranze, rabbie. Lui aveva 36 anni. Quando crollò, suonando, ebbi la sensazione che se ne fosse andato un pezzo di me, che nulla sarebbe stato più come prima. Accadde il 23 dicembre e ricordo l’atmosfera surreale di quei giorni, tra lutto e festa, con i doni e le cene mischiate alla morte di un tuo amico. Tutto surreale. Ma purtroppo tutto vero”.