Scala, gli allievi dell'Accademia danzano Forsythe, Balanchine e Pistoni allo Strehler

Spettacolo
@Annachiara Di Stefano
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Dal 26 al 28 aprile torna lo spettacolo istituzionale della Scuola di Ballo diretta da Frédéric Olivieri. Sul palco più di 150 allievi tra gli 11 e i 18 anni che affronteranno coreografie molto impegnative: New Sleep (Duet), Allegro Brillante ed estratti da La strada, balletto fortemente legato a Carla Fracci per la sua interpretazione unica di Gelsomina. In apertura la tradizionale Presentazione creata dal direttore

Come da tradizione ormai consolidata, anche per la Stagione 2023/24 il Teatro Strehler ospita lo spettacolo istituzionale degli allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala, diretta da Frédéric Olivieri. Quest’anno, fra il 26 e il 28 aprile, i giovani danzatori affronteranno coreografie molto impegnative, con ben tre nuove entrate nel repertorio della Scuola tra l’astrazione di un maestro del neoclassicismo come George Balanchine, il graffio contemporaneo di un artista come William Forsythe e la narratività struggente di un grande autore italiano quale è stato Mario Pistoni.

Oltre 150 allievi sul palco

 

Il programma si apre con la classica Presentazione concepita da Frédéric Olivieri sui frizzanti Etudes di Carl Czerny. Un’apertura che torna ogni anno negli spettacoli dell’Accademia per mettere in luce i diversi livelli raggiunti dagli allievi, dal 1° all’8° corso. Sul palcoscenico sfileranno tutti i 150 allievi della Scuola.

Segue New Sleep (Duet) di William Forsythe. È la terza volta che gli allievi della Scuola si misurano con le creazioni del grande coreografo statunitense. Dopo The Vertiginous Thrill of Exactitude e In the Middle, Somewhat Elevated, è ora la volta di un elettrizzante duetto. Un pezzo in cui la cifra decostruzionista di Forsythe emerge con tutta la sua forza grazie a movimenti off balance che sfidano l’equilibrio del corpo e ai ritmi martellanti intrisi di sonorità urbane insistenti della musica di Thom Willems. Costumi essenziali rigorosamente total black. La coreografia è stata ripresa da Noah Gelber. Kathryn Bennetts, al fianco del coreografo dal 1989 al Ballet Frankfurt e già sua partner ai tempi in cui danzavano per lo Stuttgart Ballet, è tornata a seguire gli allievi nella preparazione del pezzo dopo l’esperienza di In the Middle, Somewhat Elevated.

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Da Forsythe a Balanchine

 

Si prosegue con Allegro brillante di George Balanchine, creato nel 1956 sulle note dell’incompiuto Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra in mi bemolle maggiore, op. 75 di Pëtr Il'ič Čajkovskij. Il balletto, riservato a una coppia di danzatori principali a cui si affianca un gruppo di altre quattro coppie, non ha una vera e propria idea narrativa, ma segue il ritmo vivace della partitura. La danza assume un carattere particolarmente energico e vigoroso. Come ricordava lo stesso Balanchine, Allegro brillante rappresenta “tutto ciò che conosco sul balletto classico, condensato in tredici minuti”. Con questo titolo si arricchisce il repertorio della Scuola scaligera che già può vantare altri capolavori di Balanchine comeTheme and Variations, Serenade, Tarantella, Who cares? E, ancora una volta, a riprendere il balletto è stata chiamata Patricia Neary, straordinaria solista del New York City Ballet, direttore di grandi compagnie e ambasciatrice dello stile balanchiniano nel mondo.

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In chiusura La strada di Mario Pistoni 

 

Lo spettacolo termina con degli estratti dal balletto La strada di Mario Pistoni, su musiche di Nino Rota. Nel programma di sala che accompagnava la prima esecuzione al Teatro alla Scala nel 1966, in cui Carla Fracci interpretava Gelsomina, Aldo Santambrogio Zampanò e lo stesso Pistoni il Matto, il coreografo descriveva chiaramente la grande fascinazione che aveva esercitato su di lui la possibilità di tradurre in movimenti coreografici il soggetto del film di Fellini. Così scriveva: “Il tema aveva tutte le componenti che reputo ideali per uno spettacolo coreografico: la tramutabilità a balletto dei fatti, la credibilità dei personaggi, autentici, vivi ancor oggi in certe zone del sottosviluppo, la teatralità e la stimolante convivenza fra il mondo agro ma fantastico del circo con quello crudo e realistico della vita, il tutto (cosa ballettisticamente più qualificante) impregnato di poesia, di azioni e reazioni semplici e genuine. Poteva nascere un lavoro dalle caratteristiche nuove, moderne, privo dei soliti svolazzi pseudoestetici o romantici che erano serviti in genere da supporto o pretesto per troppi balletti, inevitabilmente evasivi, del passato”. Il balletto ha conosciuto nel tempo una significativa fortuna e ha visto succedersi nel ruolo di Gelsomina interpreti mirabili come Oriella Dorella e Alessandra Ferri.

Guido Pistoni, nipote del Maestro romano, che dopo la morte dello zio ha curato in diverse occasioni la ripresa del balletto, ha seguito gli allievi dell’Accademia nella preparazione.

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