La Corte d'Appello di Milano ha confermato quanto deciso dai giudici di primo grado, rigettando la richiesta di maxi risarcimento avanzata dalla Sony
Nel gennaio 2017, la major discografica ha portato in tribunale il figlio e la vedova di Lucio Battisti, Luca Battisti e Grazia Letizia Veronese. Il motivo? Il veto che i due hanno posto su qualsiasi forma di sfruttamento delle opere musicali del padre.
La causa tra Sony e gli eredi di Battisti
Le canzoni di Lucio Battisti sono pietre miliari della musica italiana. Capolavori consegnati all'eternità, su cui - tuttavia - da anni si continua a litigare. Luca Battisti e Grazia Letizia Veronese, figlio e vedova del cantautore, hanno revocato alla Siae il mandato per l'utilizzo delle canzoni di Lucio Battisti. A seguito della loro decisione, Sony Music non ha potuto (e non potrà) rilasciare i brani del cantautore su Spotify e su altre piattaforme musicali, né concederli per le sincronizzazioni (e, dunque, per il loro utilizzo in spot commerciali). Per questo motivo, l'etichetta discografica ha intentato una causa da 8,5 milioni di euro. Il Tribunale di Milano ha rigettato la richiesta, condannando la major a farsi carico delle spese processuali. Una decisione confermata ora anche in secondo grado: la Corte d'Appello di Milano ha stabilito che, dalla parte della ragione, ci sono proprio gli eredi di Battisti.
La sentenza
A commentare la sentenza è stato Simone Veneziano, avvocato di Battisti e Veronese. Il legale ha spiegato l'importanza della decisione dei giudici. O meglio, i punti cardine. Innanzitutto, chiarisce che "i contratti discografici stipulati da Lucio Battisti oltre cinquanta anni fa con i produttori fonografici di Sony Music non consentono, senza adesso il consenso degli eredi di Lucio Battisti o dei suoi editori musicali, né di utilizzare online le registrazioni fonografiche che incorporano le interpretazioni a suo tempo eseguite da Lucio Battisti, né di utilizzare le medesime registrazioni fonografiche per la pubblicità di prodotti commerciali". Se invece la richiesta di Sony Music fosse stata accettata, gli effetti sull'industria musicale sarebbero stati dirompenti: "In caso di accoglimento della tesi di Sony Music, avremmo assistito all’affermazione del principio eversivo secondo il quale l’utilizzazione economica di un’opera musicale, anziché dall’autore (o dall’editore musicale), sarebbe governata dal produttore fonografico".