Il Festival di Sanremo risorsa anche economica: nel 2022 ha generato 60 milioni di ricavi
SpettacoloL’evento è importante non solo per il comparto musicale, ma anche per le imprese e il territorio ligure. I dati sull’impatto dell’anno scorso - 42 milioni di euro derivati dalla raccolta pubblicitaria Rai e 18 milioni legati alle attività che ruotano intorno alla kermesse - emergono da “Economia dello Spettacolo e dell’Intrattenimento”, il Market Watch realizzato da Banca Ifis. L’obiettivo dello studio è “fotografare lo stato di salute dell’intero settore e misurarne il valore economico e sociale”
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Il Festival di Sanremo (LO SPECIALE - IL LIVEBLOG DELLA PRIMA SERATA - IL QUIZ) è una risorsa preziosa a livello economico non solo per il sistema musicale, ma anche per le imprese e il territorio nel quale si svolge. Basta ricordare che nel 2022 l’evento ha prodotto nel complesso 60 milioni di euro di ricavi: 42 milioni derivati dalla raccolta pubblicitaria Rai, 18 milioni legati all’impatto delle attività che ruotano intorno alla kermesse sul territorio ligure. E nel 2023 i numeri si prevedono in crescita. I dati emergono da “Economia dello Spettacolo e dell’Intrattenimento”, il Market Watch che Banca Ifis ha realizzato in occasione della sponsorizzazione di Casa Sanremo. L’obiettivo è “fotografare lo stato di salute del settore e misurarne il valore economico e sociale”.
La ripresa del settore dello spettacolo
Il settore dello spettacolo è stato tra i più colpiti dalla crisi economica legata all’emergenza Covid ma, evidenzia lo studio realizzato da Banca Ifis, “ha saputo riprendersi e tornare a crescere producendo valore”. Nel report si legge che nel 2022 l’industria italiana dello spettacolo ha generato 54 miliardi di euro di ricavi, superando del 2% il livello del 2019. Nel 2023, secondo le stime, questo trend positivo dovrebbe continuare: è prevista una crescita del 3%, fino a raggiungere i 55,8 miliardi di euro di ricavi a fine anno. A trainare la risalita è anche la musica, che rappresenta uno dei comparti più apprezzati dagli italiani. Lo studio ricorda come i nostri connazionali ascoltino musica per 20,5 ore in media ogni settimana (in crescita dell’1,4% rispetto al 2021) e che il 75% dice di sentirsi meno stressato quando ascolta la propria canzone del cuore.
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L’impatto del Festival di Sanremo
Tornando a Sanremo, il Festival nel corso degli anni ha acquistato sempre più importanza non solo riguardo all’aspetto musicale e della cultura popolare. “Si è trasformato in una vera e propria macchina organizzativa in grado di coinvolgere sinergicamente amministrazioni pubbliche e operatori privati generando valore economico e sociale”, spiega lo studio. Come detto, l’evento nel 2022 ha generato 60 milioni di euro di ricavi complessivi: 42 milioni riconducibili alla raccolta pubblicitaria Rai, 18,4 milioni legati all’impatto sul territorio ligure. Basti pensare che ogni anno - tra ospiti, organizzatori, staff e turisti - il Festival porta a Sanremo e nei dintorni circa 41mila persone. Queste presenze, sottolinea lo studio, hanno un forte impatto soprattutto su “alloggi (8,8 milioni di euro), ristorazione (2 milioni di euro), shopping (2 milioni di euro, incluse spese al Casinò e ticketing dell’evento) e trasporti (0,6 milioni di euro)”. Inoltre, la Rai versa al Comune di Sanremo circa 5 milioni di euro. L’azienda, comunque, è uno dei maggiori beneficiari del Festival: nel 2023 la raccolta pubblicitaria relativa alle sole attività di Sanremo è prevista in crescita di oltre il 9%, a 46 milioni di euro rispetto ai 42 del 2022. “A spingere la raccolta c’è il crescente consenso che la manifestazione continua a raccogliere, come dimostra il dato medio degli ascolti che supera i 10 milioni di telespettatori per tutte e 5 le serate”, sottolinea il report.
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L’impatto economico del settore dello spettacolo
La ricerca fa il punto non solo su Sanremo, ma anche sull'impatto economico dell'intero settore. “I numeri positivi del Festival sono solo la punta dell’iceberg di una economia italiana dello spettacolo e dell’intrattenimento che è tornata a essere in salute dopo le sofferenze del biennio pandemico”, si legge. Nel 2022, infatti, i ricavi complessivi sono stati di 54,1 miliardi di euro: +2% rispetto al 2019, ultimo anno pre-Covid. E il peso che il settore ha sul Pil nazionale è tornato all’1,5%, un valore in linea col passato. In particolare, le “attività core” (editoria, prodotti per intrattenimento, ideazione e produzione di spettacolo, artisti) nel 2022 hanno registrato ricavi per 26,8 miliardi di euro: +7% rispetto al 2019. Le “attività funzionali” (diffusione di contenuti artistici, riparazione e restauro, supporto alle rappresentazioni, media di comparto), invece, hanno fatto segnare ricavi per 27,3 miliardi di euro: -2% rispetto al 2019. Sul 2023 i dati si prevedono positivi: “Guardando al futuro, secondo i dati del Market Watch, il settore dello spettacolo e dell’intrattenimento si stima in crescita nel 2023 del 3% con i ricavi previsti a 55,8 miliardi di euro, grazie allo slancio nella produzione e distribuzione di contenuti, soprattutto per televisione e cinema”.
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Il ruolo centrale della musica
Infine, lo studio sottolinea come il comparto musicale rivesta un ruolo centrale all’interno del settore dello spettacolo e dell’intrattenimento. Il mercato discografico italiano, da quanto emerge, gode di buona salute: “Il valore di mercato a fine 2021 si attestava a 332 milioni di euro, con un outlook di crescita del +18% nel primo semestre del 2022 (ultimo dato disponibile). Numeri che, proiettati a livello internazionale, rendono quello italiano il decimo mercato discografico per valore”. Ma la musica per gli italiani continua ad avere anche un forte valore sociale. Secondo il Market Watch, il 75% degli intervistati si sente meno stressato quando ascolta la propria canzone preferita, il 61% la ritiene fondamentale per la salute mentale, il 59% ritiene di essere più produttivo quando la ascolta, l’85% rivela di ascoltarla sul posto di lavoro perché ha impatti positivi sull’umore, l’89% non ne fa a meno mentre si allena. Per quanto riguarda i metodi di fruizione, l’oggetto fisico diventa sempre più da collezione: solo il 14% degli intervistati ha detto di aver acquistato un cd musicale nel 2022 e il 9% un vinile nei 30 giorni precedenti l’intervista. Invece, il 70% ha spiegato di aver ascoltato musica attraverso i servizi di streaming. La radio è stata scelta dal 20% degli intervistati e condivide il podio con l’ascolto attraverso video streaming.