Un giudice della Corte di Los Angeles ha stabilito che Kevin Spacey dovrà corrispondere 31 milioni alla produzione della serie cult di cui era protagonista. La cifra è da intendersi come un risarcimento per i danni recati allo show dalle accuse di molestie che hanno investito l'attore
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Sembrano sempre più lontani i tempi in cui Kevin Spacey era il simbolo di un nuovo modo di intendere la serialità televisiva con House of Cards. Travolto da più parti dalle accuse di violenza sessuale, l’interprete dello spietato Frank Underwood ha visto andare la sua carriera rapidamente a sud, con risultati nefasti anche per le sue finanze.
A Los Angeles si è consumato un nuovo capitolo della personale discesa agli inferi dell’attore, condannato da un giudice al pagamento di quasi 31 milioni. La somma andrà versata nelle casse della MRC, la casa di produzione di House of Cards, ritenuta gravemente danneggiata dalle conseguenze della condotta sul set di Spacey e dai successivi danni di immagine che le accuse su di lui pendenti hanno provocato alla serie.
Gli strenui tentativi di minimizzare il comportamento di Kevin Spacey sul lavoro da parte dei suoi avvocati non hanno funzionato. Il giudice della Corte superiore di Los Angeles Mel Red Recana non ha trovato convincente la tesi difensiva secondo cui la star sul set di House of Cads si sarebbe limitato a “allusioni sessuali” e “innocenti scherzi”, comunque non sufficienti per violare la politica anti-molestie della MRC.
La casa di produzione riceverà così un cospicuo indennizzo per le conseguenze del comportamento di Spacey, espulso durante le riprese della sesta stagione dopo l'accusa di aver aggredito sessualmente diverse persone durante le riprese. A seguito delle denunce, la MRC era stata costretta a rimuovere dallo show la star e a tagliare in corsa la stagione da 13 a otto episodi. Un danno, economico oltre che di immagine, che Spacey dovrà ora risarcire di tasca sua.
Come Kevin Spacey è diventato il “solito sospetto” delle molestie a Hollywood
A condizionare in parte la decisione del giudice potrebbero essere stati anche altri episodi simili che hanno coinvolto negli ultimi anni il protagonista di American Beauty. La prima accusa di molestie ha investito Kevin Spacey infatti già nel 2017. A puntare il dito sui suoi comportamenti sul posto di lavoro era stato l’attore Anthony Rapp, quattordicenne all’epoca dei fatti e presunto oggetto di spinte avance sessuali da parte di Spacey nel 1986.
Da quel giorno in poi, tutto è cambiato in fretta per quello che era uno degli attori più apprezzati di Hollywood che, poco dopo, si vide investito da altre accuse provenienti proprio dal set di House of Cards. Ancora a maggio di quest'anno, la star è stata accusata di aggressione sessuale nel Regno Unito per fatti avvenuti a Londra e nel Glouchestershire tra il 2005 e il 2013.
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Dopo lo scoppio dei vari scandali, Spacey è passato in fretta dall’essere uno dei personaggi più richiesti da Hollywood a lavorare con il contagocce. Pochi film dal 2017, tra cui Billionaire Boys Club (peggior risultato al botteghino nel primo weekend di proiezione per un film con Spacey fino ad allora) e un paio di progetti lontano da Hollywood come L’uomo che disegnò Dio di Franco Nero, in attesa di uscita.
Presto dovrebbe arrivare nelle sale americane anche un piccolo film intitolato Peter Five Eight. I produttori della pellicola hanno risposto su Variety alle critiche per la scelta di Spacey nel ruolo di protagonista: “Eravamo pronti alle polemiche quando Kevin sarebbe tornato al lavoro. È inevitabile che alcuni lo vogliano lontano dalle scene per sempre ma si tratta di un numero ristretto di persone. Sono molto di più i fan che desiderano il ritorno sullo schermo di un artista che hanno amato per anni. La produzione non commenta le varie accuse e ritiene che il giudizio sui fatti spetti ai tribunali. Peter Five Eight è un film per coloro che si preoccupano più della qualità artistica di un prodotto che degli scandali”.
Kevin Spacey prova quindi a tornare a lavorare ma sarà difficile per lui ricostruirsi una carriera afflosciatasi in fetta sotto il peso di accuse pesantissime. Proprio come un castello di carta o, se preferite, un “house of cards”.