Monica Lewinsky ha chiesto a Beyoncé di rimuovere il suo nome da "Partition"

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Su Twitter l’ex stagista alla Casa Bianca, coinvolta in uno scandalo sessuale a fine anni ‘90 con l’ex presidente Bill Clinton, ha domandato alla cantante di rimuovere il riferimento al suo nome in una traccia uscita 9 anni fa

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Ancora problemi per Beyoncé. Da quando la cantante americana ha annunciato di mettere mano ai testi del suo nuovo album “Renaissance” le polemiche non sembrano fermarsi, visto che aumentano richieste e contestazioni sul nuovo lavoro di Queen Bey. Prima sono arrivate le critiche dei gruppi dei diritti per i disabili per l’uso della parola spaz nell’espressione “spaz on that ass”, che significa divertirsi ma è anche un riferimento poco lusinghiero alle persone affette da paralisi spastica, nella canzone “Heated”. Poi il campionamento di “Milkshake”, brano della cantante Kelis, che ne ha criticato l’utilizzo senza permesso nella traccia “Energy”. Così Beyoncé è corsa ai ripari, correggendo l’espressione ed eliminando il campionamento non voluto, a soli cinque giorni dall’uscita dall’album: questo significa che le piattaforme digitali, come Spotify, Tidal ed Apple Music, hanno già i brani riportati correttamente, ma non i dischi e i vinili. Adesso però anche Monica Lewinsky ha avanzato una richiesta alla pop star.

La richiesta di lewinski su "Partition"

L’ex stagista alla Casa Bianca, coinvolta negli anni ’90 in uno scandalo sessuale con l’allora presidente Bill Clinton, ha chiesto a Beyoncé in un tweet di modificare il testo del brano “Partition”, uscito nel 2013. “Monica Lewinsky'd all on my gown” cantava Queen Bey, con un evidente riferimento alla storia che portò all’impeachment dell’ex inquilino della Casa Bianca. Una storia di cui anche la stessa Lewinsky ha preso coscienza molti anni più tardi. "Adesso capisco molto meglio la differenza di ruoli e di potere che c’era tra il mio capo, di 49 anni, e me, di 22 e appena uscita dal college", ha dichiarato in un’intervista del 2021 a Jake Tapper della CNN. Il riferimento all’ex stagista della Casa Bianca, oggi attivista e contributor per Vanity Fair, è comunque molto comune nella musica rap: è infatti presente in oltre 40 brani, eseguiti da artisti del calibro di Nicky Minaj, Eminem e Lil Wayne. La richiesta di Lewinsky non è stata compresa da molti utenti su Twitter e immediata è stata la domanda se Lewinsky avesse avanzato prima tale richiesta alla cantante. “No, non l’ho fatto ma non ho mancato di farlo presente in un mio articolo per Vanity Fair del 2014”, ha scritto. All’interno del prezzo in questione si nota in effetti come, con spirito molto ironico, Lewinsky abbia fatto notare a Beyoncé come il verso in questione semmai doveva essere riferito a Bill Clinton, più che a lei. 

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La critica

Beyoncé non ha risposto nemmeno alle critiche arrivate da Diane Warren, una vera e propria istituzione tra le autrici di testo americane, che si è chiesta come fosse possibile avere decine di autori per i brani, come nel caso di “Alien Superstar”, che ne conta ben 24. Una domanda su Twitter alla quale ha però prontamente risposto The Dream, uno dei producer più importanti negli States e coinvolto nell’album “Renaissance” di Queen Bey. “Intendi come mai la black music ha così tanti autori? - ha replicato in un post - È tutto iniziato quando non potevamo permetterci le attrezzature necessarie per far musica, è così abbiamo iniziato a campionare, trasformando questa tecnica in una forma d’arte, una parte fondante della cultura hip hop in America. Se non ci fosse stata, chissà cosa sarebbe successo”. 

La riscrittura dei testi

Non è insolito che i musicisti riscrivano i brani di un album anche quando sono già usciti: in alcuni casi può essere una vera e propria forma d’arte. L’ultimo a farlo in ordine di tempo è stato Kanye West che nel suo album “The life of Pablo” del 2016 riscrisse un brano eliminando il contributo di Frank Ocean, separandolo dal featuring, e sostituendolo con la cantante Sia.

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