Roman Polanski: 45 anni dopo, il procuratore di Los Angeles riconsidera il caso per stupro

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La trascrizione di un interrogatorio a cui nel 2010 si sottopose il sostituto procuratore che seguì il processo del 1977 potrebbe dimostrare che la magistratura infierì sul regista. Alla vigilia della sentenza, il giudice che se ne occupò avrebbe confidato ad alcuni amici di voler fare carta straccia del patteggiamento. Il regista "potrebbe comparire in videochiamata da Parigi", ha detto il suo avvocato

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I giudici che 45 anni fa condannarono Roman Polanski per violenza sessuale su una minorenne potrebbero aver infierito sull’imputato. Il regista lo dice da tempo, ora per lui si apre uno spiraglio. La questione potrebbe essere esaminata in sede legale, scrive Variety. Il nuovo procuratore della contea di Los Angeles, George Gascón, ha infatti accettato di riaprire un documento che potrebbe dimostrare come, ai tempi del processo, i giudici si comportarono in maniera scorretta con Polanski, negandogli il patteggiamento. Il regista e produttore cinematografico, 88 anni, premio Oscar per Il Pianista, si dichiarò colpevole di aver abusato di Samantha Geimer, all’epoca dei fatti 13enne. Fuggì però in Francia prima della sentenza. Vani i tentativi dei procuratori che hanno preceduto Gascón di ottenere l’estradizione di Polanski negli Stati Uniti. Così come sono stati vani gli sforzi del cineasta di risolvere il caso senza prima far rientro negli Usa.

Le richieste della vittima

Ad aprire la possibilità di guardare al caso “con occhi nuovi”, come scrive Variety, è stata una richiesta della stessa Geimer. La vittima di Polanski da tempo chiede infatti l’archiviazione del caso e lo scorso 20 giugno avrebbe chiesto anche la pubblicazione della trascrizione di un interrogatorio del 2010 di Roger Gunson, il sostituto procuratore che nel 1977 istruì il caso. Si punta così a ottenere il riesame della trascrizione. In passato, l'ufficio del District Attorney di Los Angeles si era rifiutato di chiudere il caso, a meno che Polanski non fosse tornato negli Stati Uniti, sulla base della dottrina secondo cui i fuggiaschi si privano automaticamente dei loro diritti. "Adesso però - ha detto l'avvocato di Polanski, Harland Braun - c'è qualcosa di nuovo che si chiama Zoom" e quindi il regista "potrebbe comparire in videochiamata da Parigi".

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L'interrogatorio di Gunson

Il sospetto di un accanimento da parte della magistratura, dice Tiffiny Blacknell, avvocato e attivista vicina al procuratore, “ha circondato questo caso per 40 anni”. Da anni Braun sostiene che la trascrizione potrebbe dimostrare la fondatezza delle accuse che il suo assistito muove contro il giudice Laurence Rittenband, che aveva in mano il caso. Alla vigilia della sentenza avrebbe confidato ad amici l'intenzione di far carta straccia del patteggiamento, condannando Polanski a 50 anni di prigione. Nell’interrogatorio del 2010, Gunson avrebbe accusato Rittenband di aver tenuto comportamenti inappropriati e avrebbe sostenuto che i suoi superiori gli impedirono di rimuovere il giudice dal caso.

the palace cover getty

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