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I 60 anni di "Here's Little Richard": la ristampa e gli inediti

Spettacolo

Alberto Battaglia

Little Richard canta "Lucille", nel 1957. Compirà 85 anni a dicembre (Facebook)

Inserito fra i 50 migliori dischi rock secondo Rolling Stone, il primo album dell'Original king of rock and roll compie sei decenni il 3 novembre 2017. E ritorna con molte tracce mai sentite prima, unite ai classici come "Tutti frutti"

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Nel dicembre del 1955 il pubblico ascoltò per la prima volta una delle più travolgenti provocazioni della storia del rock: introdotta da una serie ritmica di parole senza senso, "Tutti frutti" sarebbe rimasta un classico per diverse generazioni a venire. A firmare questo brano era fra i più selvaggi i protagonisti della rivoluzione musicale di quegli anni, Little Richard. E' solo il 3 novembre 1957, però, che "Tutti frutti" e molte altre hit vengono concentrate in un unico disco. Dopo sessant'anni esatti, "Here's Little Richard", inserito fra i 50 migliori album rock secondo Rolling Stone, torna nei negozi arricchito da numerose tracce inedite, suddivise in un cofanetto da due cd.

L'ultimo re del rock and roll

Dopo le recenti scomparse di Chuck Berry e Fats Domino, Little Richard, che compirà 85 anni il prossimo 5 dicembre, è con Jerry Lee Lewis l'ultimo superstite della prima generazione del rock and roll. E' negli anni '50, infatti, che il blues si trasformò in qualcosa di molto più veloce e socialmente dirompente. Su quest'ultimo punto Little Richard, nero e apertamente omosessuale, non faceva nulla per evitare di dare scandalo. Quando nel '57 usciva "Here's Little Richard", la parità di diritti per gli afroamericani dell'epoca era ancora un sogno, e la sodomia un reato in tutti gli Stati Uniti. Eppure, il trucco sul viso di Richard era pesante e decadente, le sue performance un concentrato di clownerie ed esibizionismo. Per comprendere lo spirito anarchico di Richard è sufficiente ricordare che, prima della "censura" dei discografici, il testo di "Tutti frutti" conteneva riferimenti sessuali talmente espliciti da risultare, ancora oggi, irriferibili. Non fu un caso, dunque, che molte delle sue canzoni fossero interpretate (spesso con maggior successo) da cantanti bianchi dall'immagine un po' più rassicurante, come Bill Haley o lo stesso Elvis Presley.

"Here's Little Richard", 60 anni dopo

Il primo album di Little Richard, a distanza di svariati decenni, appartiene ormai alla storia della musica leggera. Oltre alla già citata "Tutti frutti", la scaletta contiene anche "Long tall Sall", "Rip it up" e "Ready Teddy", solo per citare i brani più celebri e reinterpretati da una folta schiera di cantanti. Nella versione deluxe dedicata al 60esimo anniversario, sarà possibile ascoltare, nel secondo cd, altre 22 tracce, fra demo, take alternative e altre versioni dei brani in già in scaletta. Otto, fra le registrazioni aggiuntive, sono qui pubblicate per la prima volta. Fra le versioni inedite, una ancor più grezza di "Can't believe you wanna leave", inizialmente scartata per via di un'eccessiva distorsione sulla voce, che in questa take suona più abrasiva che mai.

L'eredità artistica di Little Richard

Fra i molti ammiratori di Richard fuori dagli Stati Uniti c'erano anche Paul McCartney, che ne omaggiò lo stile in diversi brani dei Beatles; ma anche Adriano Celentano, che fece della cover di "Ready Teddy" uno dei suoi primi cavalli di battaglia, tanto che Federico Fellini la scelse per una scena della sua "Dolce Vita". L'influenza che Little Richard esercitò su altri artisti è riconoscibile anche negli anni Ottanta: in Prince e ancor di più in Michael Jackson, che da lui prese in prestito il caratteristico urlo in falsetto ("ahu"). Diversi anni dopo la pubblicazione dei suoi capolavori, l'influenza di Little Richard è stata riconosciuta da numerosi premi: è stato nel gruppo dei primi artisti inseriti nella Rock And Roll Hall of Fame nel 1986; è entrato, poi, nella Songwriters Hall of Fame (2003) e nella Blues Hall of Fame (2015). Secondo la rivista Rolling Stone è fra i "100 Greatest Artists of All Time", alla posizione numero 8.