E' morto a 90 anni a St. Charles County, in Missouri, una delle leggende della musica, autore di brani intramontabili come “Johnny B. Goode”. Springsteen: “Abbiamo perso un gigante”
Il leggendario Chuck Berry, padre fondatore del Rock 'N' Roll, autore di brani decretati dal tempo intramontabili come il grande classico “Johnny B. Goode”, è morto all'età di 90 anni. Lo ha comunicato la polizia di St. Charles County, in Missouri, dove il musicista viveva.
“Abbiamo perso un gigante” scrive su Twitter Bruce Springsteen. “Non è stato un grande chitarrista, cantante ed esecutore - scrivono invece i I Rolling Stones - ma, cosa ancora più importante, è stato un maestro come compositore. Le sue canzoni vivranno per sempre".
<blockquote class="twitter-tweet" data-lang="it"><p lang="en" dir="ltr">This is a tremendous loss of a giant for the ages.-Bruce Springsteen— Bruce Springsteen (@springsteen) <a href="https://twitter.com/springsteen/status/843245812843012099">18 marzo 2017</a></blockquote><script async src="//platform.twitter.com/widgets.js" charset="utf-8"></script>
Addio al padre del rock - La storia di Chuck Berry è la storia di grandi successi che hanno infiammato i jukebox e che hanno dato un nuovo significato alle classifiche musicali, a partire da “Maybellene”, del 1955, il primo singolo inciso da Chick Berry, considerato uno dei primi brani rock in assoluto, che rimase al primo posto delle classifiche di R&B per nove settimane.
"Se si volesse dare un altro nome Rock 'N' Roll lo si potrebbe chiamare Chuck Berry", sono parole di John Lennon secondo alcuni. E non a torto, considerato il contributo indelebile che Chuck Berry ha lasciato per sempre nella storia della musica: con “Roll Over Beheetoven” per esempio, brano del 1956 che ad oggi è tra i più riconoscibili da svariate generazioni, fino al classico dei classici “Johnny B. Goode” del 1958.
Genio della musica - Scrive il New York Times: "Mentre Elvis Presley era la prima pop star del rock, beniamino delle adolescenti, Chuck Berry ne era il teorico e genio concettuale, l'autore che capiva cosa i ragazzi volevano ancor prima che loro stessi lo sapessero". Le qualità del genio musicale e la sua formula perfetta passavano obbligatoriamente per una chitarra virtuosa, che affondava la sua base nel country, spiccava il volo con il blues ed echeggiava da ogni jukebox grazie a versi diretti, brevi, accessibili, diventando l'inno di una generazione di adolescenti che sarebbe durato per sempre, grazie a “Sweet Little Sixteen” o “You Can't Catch Me”.
<blockquote class="twitter-tweet" data-lang="it"><p lang="en" dir="ltr">15 Essential Chuck Berry Songs <a href="https://t.co/NQSa5sjfUT">https://t.co/NQSa5sjfUT</a>— The New York Times (@nytimes) <a href="https://twitter.com/nytimes/status/843324068585705472">19 marzo 2017</a></blockquote><script async src="//platform.twitter.com/widgets.js" charset="utf-8"></script>
Gli omaggi nel cinema - Berry fu però anche un autore 'impegnato' che con “Promised Land”, “'Too Much Monkey Business” e “Brown Eyed Handsome Man” riusciva a lanciare allo stesso tempo un'ode e la critica all'America, pur senza mai discostarsi dallo spirito più puro del Rock 'N Roll. A consegnarlo definitivamente alla Storia ha contribuito anche Hollywood: Michael J Fox che esegue “Johnny B.Goode” in Ritorno al Futuro del 1985, poi Quentin Tarantino in Pulp Fiction in cui Vincent Vega (John Travolta) e Mia Wallace (Uma Thurman) ballano un twist sulle note di “You Never Can Tell” incisa da Chuck Berry nel 1964, in una delle scene di ballo più famose del Cinema.