Con 42 Erc Starting Grants assegnati ai ricercatori italiani dal Consiglio Europeo per la Ricerca, siamo al secondo posto dopo la Germania, che vanta 73 premiati
Dei 403 premi assegnati in queste ore dal Consiglio Europeo per la Ricerca (Europeran Research Council), i noti Erc Starting Grants, 42 sono stati impartiti a ricercatori italiani. Siamo al secondo posto dopo la Germania, che vanta 73 premiati.
Grants assegnati agli italiani
Sono solo 12 su 42 i ricercatori premiati attivi in Italia: i restanti 30 grants sono infatti stati assegnati ai “cervelli in fuga”. Maria Rosa Antognazza, Alessandra Sciutti e Alessandro Gozzi, sono 3 studiosi dell’Istituto Italiano di Tecnologia (lit) che hanno ricevuto il riconoscimento sia per le ricerche avanzate sui robot, sulle malattie del neurosviluppo, quali la schizofrenia e l’autismo, che per la realizzazione di dispositivi per la medicina rigenerativa.
L’Italia ha avuto un premio in meno rispetto all’anno scorso (erano stati 43 su 406). Nel 2017 si è classificata terza in Europa con il 10,6% dei premi totali; dopo la Germania con 65 Erc e la Francia con 48.
Gli Erc Starting Grants nel dettaglio
Gli Erc sono dei veri e propri finanziamenti europei messi direttamente a disposizione dei giovani premiati. Un ammontare complessivo di 603 milioni di euro e un premio massimo di 1,5 milioni di euro a ogni ricercatore, con cui il singolo premiato può autofinanziare le ricerche per 5 anni, avendo anche la possibilità di mettere insieme un vero e proprio gruppo di ricerca. Gli Erc sono parte integrante del programma di ricerca e innovazione europeo Horizon 2020. Per il secondo anno consecutivo circa il 40% dei premiati, selezionati tra 3170 candidature, è rappresentato dai ricercatori. Le candidature vengono valutate da un gruppo di esperti, selezionati dal consiglio scientifico del Cer sulla base della loro reputazione e delle competenze in ambito scientifico.
Lo studio di Maria Rosa Antognazza
Maria Rosa Antognazza, una delle ricercatrici italiane che lavora al centro lit di Milano, che è stata premiata grazie al suo studio incentrato su un possibile utilizzo della luce come terapia per la rigenerazione dei tessuti danneggiati, si racconta visibilmente emozionata: “Ho ricevuto la notizia il mio primo giorno di ferie e quindi ho passato delle vacanze bellissime, anche il rientro non è stato difficile”, le sue parole.
“L’obiettivo della sua ricerca - ha spiegato- è quello di studiare la funzione e il destino delle cellule, attraverso biomateriali sensibili alla luce, capaci di trasferirla alle cellule".
"Un campo di ricerca - ha concluso - che prende il nome di fotoceutica, con possibili applicazioni nel settore delle neuroscienze e della medicina rigenerativa".