Sarebbe dovuto atterrare sulla nave "Of Course I Still Love You”. Con il terzo lancio del 2020, l’azienda ha raggiunto una costellazione di 300 satelliti in orbita
SpaceX ha lanciato altri 60 satelliti Starlink per l’accesso globale a internet, raggiungendo così un totale di 300.
La nuova tornata, anch’essa lanciata da Cape Canaveral in Florida, grazie alla propulsione del razzo Falcon 9, è arrivata in orbita con un ritardo di 24 ore a causa di un problema con un componente della valvola del booster.
Nonostante la riuscita del lancio, l’azienda spaziale di Elon Musk ha fallito il recupero del booster di Falcon 9 che, come riporta il sito ufficiale di SpaceX, è finito in acqua. Il booster sarebbe dovuto atterrare sulla nave "Of Course I Still Love You”, ma ha effettuato un “atterraggio morbido in acqua” nell’Oceano Atlantico.
Cosa è andato storto
Secondo l’azienda di Elon Musk, l’atterraggio mancato potrebbe essere attribuito a un cambiamento di orbita per i satelliti: “Per questo lancio, i satelliti sono stati inseriti in un'orbita ellittica, il che ha richiesto al razzo di lavorare di più e ha reso l'atterraggio più impegnativo del solito”.
"Questa volta non abbiamo chiaramente fatto l'atterraggio", ha dichiarato l'ingegnere SpaceX Starlink Lauren Lyons.
Si tratta del terzo lancio del 2020 e del quinto in totale che rafforza il record raggiunto con la seconda tornata dell’anno in corso, tramite la quale SpaceX è diventata ufficialmente l’azienda proprietaria della più grande flotta mondiale di satelliti commerciali.
12mila satelliti in orbita per Internet entro il 2024
La società fondata da Elon Musk intende realizzare una grande costellazione di piccoli satelliti Starlink a banda larga per fornire una copertura Internet globale, rendendo possibile l’accesso alla rete ad alta velocità anche nelle zone più remote del mondo. Entro il 2024, se tutto andrà come previsto, SpaceX vanterà una costellazione totale in orbita di 12mila satelliti, che corrisponde alla quantità per la quale ha ottenuto il via libera della Commissione federale per le comunicazione Usa.