L’asteroide Igea potrebbe essere il pianeta nano più piccolo del Sistema solare

Scienze
Igea Eso (Youtube)

La possibile ‘promozione’ del corpo celeste si deve alle ultime osservazioni effettuate grazie allo strumento Sphere installato sul Very Large Telescope (Vlt) dell'Osservatorio europeo meridionale (Eso) in Cile 

L’asteroide Igea potrebbe essere classificato come pianeta nano: se gli verrà riconosciuto il ‘titolo’ diventerà ufficialmente il più piccolo del Sistema solare, scalzando Cerere, finora detentore del primato.
La possibile ‘promozione’ dell’asteroide si deve alle ultime osservazioni effettuate grazie allo strumento Sphere installato sul Very Large Telescope (Vlt) dell'Osservatorio europeo meridionale (Eso) in Cile.
Le immagini, catturate da un team di astronomi coordinati da Pierre Vernazza del Laboratorio di Astrofisica di Marsiglia e pubblicate sulla rivista specializzata Nature Astronomy, rivelato per la prima volta l’aspetto della superficie del corpo celeste e importanti informazioni riguardo le sue dimensioni.

Forma e dimensioni

Analizzando gli scatti, gli esperti hanno potuto osservare che Igea soddisfa tre dei quattro requisiti richiesti per essere classificato come pianeta nano: il corpo celeste ruota intorno al Sole, non è una luna e ha una forma sferica.
Stando alle valutazioni effettuate dal team, ha dimensioni più ridotte rispetto all’attuale pianeta nano più piccolo del Sistema solare: il diametro di Igea è di circa 430 chilometri, mentre quello di Cerere è di 950 chilometri.

Come si è formata la grande famiglia di asteroidi

Igea fa parte di una delle più grandi famiglie di asteroidi: è il corpo celeste principale tra i 7.000 che popolano il raggruppamento.
Le ultime osservazioni hanno fatto luce sulla formazione della sua grande famiglia di appartenenza: si sarebbe originata circa 2 miliardi di anni fa a seguito di una collisione frontale con un grande 'proiettile' dal diametro compreso tra i 75 e 150 chilometri.
"Una tale collisione tra due grandi corpi nella cintura degli asteroidi è unica negli ultimi 3-4 miliardi di anni", spiega Pavel Sevecek, dell'Istituto Astronomico della Charles University di Praga.
Le ultime osservazioni hanno confutato una delle l’ipotesi degli astronomi che si aspettavano di trovare su Igea il segno dell’impatto che ha portato alla formazione del raggruppamento di asteroidi: sul corpo celeste, di cui è stata analizzata il 95% della superficie, non sembra esserci il cratere ‘atteso’ dagli esperti del settore. 

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