Un gruppo di ricercatori ha individuato la presenza di polvere stellare in un meteorite risalente a miliardi di anni fa, nella quale ci sarebbero gli elementi fondamentali per la formazione di un sistema planetario
Le origini e la storia del Sistema solare nascoste all’interno di un meteorite in viaggio da miliardi di anni: si tratta delle ceneri di una stella morente, osservate per la prima volta da un gruppo di scienziati dell’Università americana dell’Arizona e descritte sulla rivista nature Astronomy. Come spiega Pierre Haenecour, coordinatore e principale autore dello studio, le polveri contengono grafite con silicati ricchi di ossigeno, alcuni degli elementi fondamentali che hanno portato alla formazione del nostro sistema planetario, circa 5 miliardi di anni fa.
Studiato un sistema binario di stelle
Gli astronomi dell’ateneo americano si sono focalizzati su un sistema binario di stelle, in cui una nana bianca, dalle dimensioni paragonabili a quelle della Terra ma con una massa superiore a quella del Sole, assorbiva materiale dalla sua compagna grazie a una grande forza gravitazionale. Con la materia sottratta, la stella è cresciuta fino al punto di esplodere, rilasciando nello spazio gli elementi fondamentali per la nascita di nuovi sistemi planetari. Utilizzando avanzate tecniche di microscopia, i ricercatori sono riusciti a individuare questi ‘mattoncini’ all’interno di un meteorite risalente alle origini del Sistema solare. Haenecour spiega l’importanza della scoperta del suo team: ”Queste polveri di stelle, a differenza di altri meteoriti, sono fatte di grafite con silicati ricchi di ossigeno. Si tratta di particolari caratteristiche che ci offrono un'istantanea delle condizioni in cui si trovava la stella quando è esplosa, prima della nascita del Sistema Solare", ha concluso l’esperto.
Simile all’asteroide Bennu
Stando a quanto riferiscono gli studiosi, il meteorite preso in esame è molto simile all’asteroide Bennu, raggiunto all’inizio dello scorso dicembre dalla missione Osiris-Rex della Nasa, il cui scopo è quello di raccogliere campioni e portarli a Terra nel 2023. In attesa di quella data, alcune rilevanti scoperte sono già state fatte, tra cui la presenza di molecole d’acqua nelle rocce del corpo celeste.