Una meteora molto luminosa è stata avvistata l’8 dicembre nei cieli del Nord e Centro Italia. Il “bolide” ha percorso circa 180 chilometri ed è entrato in atmosfera a oltre 19 km/s, rimanendo visibile per circa 12 secondi. Secondo gli esperti si è trattato di un frammento asteroidale di tipo Apollo e le possibilità di trovare meteoriti a terra sono basse per via della quota elevata di estinzione
Una scia verde molto luminosa è stata avvistata nei cieli del Nord e Centro Italia nella serata dell’8 dicembre, proprio nella ricorrenza della Festa dell’Immacolata. Alle 20:54 ora italiana, un "bolide", ovvero una meteora molto brillante e di dimensioni superiori alla media, ha attraversato l’atmosfera regalando uno spettacolo raro e affascinante, ripreso da numerosi utenti, oltre che dalla webcam “Faenza-Bocche dei Canali”. Alcuni testimoni hanno descritto il "bolide" (fireball in inglese) come “una palla rossa o gialla con una lunga coda verde”, mentre altri hanno notato la testa di colore verde.
Traiettoria, durata e caratteristiche del “bolide”
Secondo quanto riportato sul sito di Prisma (Prima rete italiana per la sorveglianza sistematica di meteore e atmosfera), il fenomeno è stato rilevato da 13 stazioni della rete, tra cui Rovigo, San Marcello Pistoiese, Navacchio, Scandiano, Loiano, Medicina, Bedonia, Cecima, Zicavo, Montelupo Fiorentino, Chianti, Piombino e Ravenna. La traiettoria del fireball proiettata al suolo è partita da Donoratico, sulla costa toscana, ha attraversato un tratto di mare ed è poi rientrata nell’entroterra fino al Monte Bric Pertuso, nell’area a est di Genova, per un percorso complessivo di circa 180 chilometri. Le analisi preliminari indicano che il meteoroide è entrato in atmosfera a una velocità di circa 19 km/s, diventando visibile a 80 chilometri di quota. La durata dell’evento, circa 12 secondi, è considerata lunga per un fireball. L’estinzione è avvenuta intorno ai 40 chilometri di quota.
L’origine del fenomeno
Come spiegato dagli esperti, la durata del “bolide” è stata lunga perché l'inclinazione della traiettoria rispetto alla superficie terrestre era bassa, circa 12 gradi. Le prime ricostruzioni indicano che si è trattato di un frammento asteroidale di qualche decina di centimetri di diametro, che viaggiava su un’orbita di tipo Apollo: il perielio (il punto più vicino al Sole) era compreso fra le orbite della Terra e di Venere, mentre l'afelio (il punto più lontano) cadeva nella fascia principale degli asteroidi.
Meteoriti improbabili: perché il recupero è complicato
Nonostante la spettacolarità dell’evento, la possibilità di recuperare meteoriti a terra è considerata bassa. Il bolide si è estinto a una quota elevata, circa 40 chilometri, con una velocità residua ancora alta, prossima a 8 km/s. Questi valori “non fanno ben sperare per quanto riguarda il ritrovamento di eventuali meteoriti“, hanno spiegato gli esperti. Inoltre, l’eventuale “strewn field” (il campo di dispersione dei frammenti) ricadrebbe sull’Appennino in una zona “impervia e non facile da raggiungere“.