Ingegnera dell’Agenzia spaziale europea (Esa), tedesca, 33 anni, parteciperà a una missione suborbitale a bordo del razzo New Shepard di Blue Origin. “Spero che il mio percorso ispiri ogni tipo di persona, con o senza disabilità, a non rinunciare mai ai propri sogni" dice oggi al Corriere della Sera
“Potrei essere la prima, ma non intendo essere l’ultima”. A parlare è Michaela Benthaus, ingegnera dell’Agenzia spaziale europea (Esa), che sarà la prima astronauta nello spazio in sedia a rotelle. Tedesca, 33 anni, parteciperà a una missione suborbitale a bordo del razzo New Shepard di Blue Origin. La data del lancio è ancora segreta: “Sarà Blue Origin ad annunciarlo ufficialmente”, dice oggi al Corriere della Sera.
L'incidente in mountain bike
Dopo la laurea in meccatronica e un master in ingegneria aerospaziale, viene assunta all’Agenzia Spaziale Europea (Esa) dove si occupa di Mars Radio Occultation, radio-occultazioni marziane. La vita della donna cambia il 30 settembre del 2018 durante una discesa in mountain bike. Un terribile incidente la costringe sulla sedia a rotelle ma, racconta, “ho deciso di non definirmi attraverso ciò che avevo perso”. Sogna da sempre di volare nello spazio e potrà presto esaudire il suo desiderio diventando, a tutti gli effetti, pioniera nel cammino delle pari opportunità. “Fin da bambina – continua - mi affascinavano il volo e le stelle. Ho sempre amato la scienza e la sensazione di libertà. Dopo l’incidente ho capito che, anche se il mio corpo era cambiato, potevo comunque contribuire all’esplorazione spaziale”.
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Le sfide "ingegneristiche"
La partecipazione di Michaela Benthaus alle missioni spaziali apre scenari nuovi anche dal punto di vista ingegneristico. Sul piano pratico, la sfida più delicata è stata la gestione di ingresso e uscita dalla capsula. “La parte più difficile è stata progettare come entrare e uscire, sia in condizioni normali sia in caso di emergenza – ha detto la Benthaus al Corriere della Sera. Sulla Stazione Spaziale gli astronauti usano delle pedaliere per non fluttuare via. Poiché io non ho controllo sulle gambe, abbiamo ideato una cintura con due supporti fissati al velcro sulle pareti. Ha funzionato bene e mi ha mantenuta nella posizione desiderata”. Consapevole del suo ruolo simbolico e di come il suo esempio possa stimolare le nuove generazioni, la donna ammette: “Spero che il mio percorso ispiri ogni tipo di persona, con o senza disabilità, a non rinunciare mai ai propri sogni”.