Verso la Luna e oltre

“Sono molto emozionato perché si tratta del primo modulo che presto orbiterà attorno alla Luna e questo è l’inizio dell’età dell’oro per quanto riguarda l’esplorazione spaziale oltre l‘orbita bassa. Io voglio essere della partita, quindi mi auguro di rivedere ancora HALO, ma la prossima volta spero di farlo nello spazio”. Matthias Maurer, astronauta tedesco dell’Agenzia Spaziale Europea arrivato da Colonia per l’occasione tocca HALO, acronimo di Habitation and Logistics Outpost, e sorride. IL VIDEO DEL PRIMO MODULO DELLA STAZIONE GATEWAY Torino, interno giorno, camera bianca degli stabilimenti di Thales Alenia Space. La festa per la consegna del primo modulo dei cinque che andranno a comporre l’avamposto umano attorno alla Luna si consuma qui dentro. Il dress code impone cuffie per capelli e barbe, sovrascarpe e camici per evitare contaminazioni, ma gli occhi bastano per trasmettere tutta l’emozione di trovarsi davanti alla casa spaziale che ospiterà i primi astronauti destinati alle missioni di ritorno sulla Luna. “La Stazione spaziale lunare Gateway – spiega a Sky Tg24 Insider Jon Olansen, giovane ed entusiasta Gateway Program Manager della NASA - è una piattaforma di esplorazione che ci premetterà di indagare in maniera continuativa lo spazio profondo attorno alla Luna mentre ci addestriamo al salto verso Marte. Il lunar Gateway diventerà un punto di aggregazione dove diversi tipi di veicoli potranno attraccare in sosta; sarà una casa lontano da casa per i nostri astronauti, mentre si preparano ad esplorare la superficie della Luna e a fare scienza in orbita attorno alla Luna. Non solo, ci consentirà di studiare l’impatto che un ambiente come lo spazio profondo e le sue radiazioni hanno sui veicoli per il trasporto e sul corpo umano e in questo modo capiremo come condurre le varie operazioni in maniera sicura e protetta in vista dei futuri viaggi verso Marte”. Il Manager dell’Agenzia spaziale americana, che continua a ripetere “Dalla Luna a Marte” quasi fosse un mantra, ci tiene a sottolineare come il programma Gateway sia uno sforzo globale, una cooperazione internazionale tra attori di tutto il mondo in cui l’Europa gioca un ruolo chiave e l’Italia rappresenta uno dei maggiori contributori, grazie anche a tutta l’esperienza accumulata con il lavoro svolto a Torino da Thales Alenia Space con i moduli pressurizzati realizzati per la Stazione spaziale internazionale, fino ad arrivare ad HALO; una collaborazione tra l’Italia e l’Agenzia spaziale americana che Jon Olansen è certo continuerà anche in futuro. Quando gli chiediamo che succederà con il nuovo amministratore nominato dal Presidente Trump, ci risponde che quelli della Nasa sono abituati ai cambi al vertice e si adattano alla policy di chi arriva, ma di fatto continuano a lavorare per sviluppare capacità e competenze per andare sulla Luna e, da lì, arrivare fino a Marte. “Tutto ciò che impareremo con i nostri sforzi sarà di grande ispirazione e si tradurrà in benefici anche qui sulla Terra” conclude sicuro. “Quanto ai rapporti con la Nasa, noi ci aspettiamo che le attività proseguano nello stesso modo in cui sono andate finora - chiarisce l’Amministratore delegato di Thales Alenia Space Italia Giampiero Di Paolo - ma siamo molto fiduciosi. I segnali che abbiamo colto sono estremamente positivi. Abbiamo realizzato il primo modulo della stazione spaziale lunare, una macchina molto complessa frutto della partnership con la Nasa, grazie all’Agenzia Spaziale Italiana e alla filiera di industrie italiane dell’aerospazio”. “Con infrastrutture orbitanti, moduli abitativi, robotica, data center spaziali e sistemi di comunicazione e navigazione all'avanguardia, contribuiamo allo sviluppo della economia dello spazio costruendo il futuro sostenibile dell’esplorazione spaziale – sottolinea Massimo Claudio Comparini, Managing Director della Divisione Spazio di Leonardo e Presidente del cda di Thales Alenia Space “E questo è solo l'inizio: la Luna sarà un laboratorio, il trampolino per nuove opportunità e sfide, con Marte come prossimo orizzonte". Walter Cugno, Vicepresidente Esplorazione e Scienza di Thales Alenia Space, che in conferenza stampa riceve un lungo applauso da tutta la squadra, ci descrive HALO: “Si tratta di un modulo abitativo e logistico che concettualmente deriva dai nostri progetti del cargo Cygnus, ma adattato per ospitare gli astronauti di un ambiente come quello dell’orbita lunare, molto diverso da quello in orbita bassa. È predisposto per ospitare tutte le funzionalità che lo renderanno una casa nello spazio, ovvero i sistemi di controllo termico e ambientale che renderanno possibile la vita dell’equipaggio a bordo. Lo vedete ancora scarno, ma ci sono già montate tutte le strutture che serviranno per istallare l’impiantistica, cosa che verrà fatta negli Stati Uniti, presso i nostri partner di Northrop Grumman. È un cilindro lungo sette metri con un diametro di tre metri, contro i quattro metri e mezzo dei moduli della Stazione spaziale internazionale e la differenza si nota subito, come la complessità del lavoro fatto per riuscire ad accomodare tutti gli impianti richiesti per poter vivere e operare nello spazio”. Che tipo di vita faranno gli astronauti all’interno di questo modulo rispetto a quella che fanno all’interno della ISS? È uno spazio molto ridotto, ma anche la permanenza a bordo lo sarà. Stiamo parlando di una ventina di giorni contro i sei mesi della Stazione spaziale internazionale e comunque quando gli equipaggi saranno operativi sul Gateway non ci sarà solo Halo, ma avremo anche gli altri moduli. Il Lunar I-Hab ed il modulo Esprit, quindi il volume disponibile aumenterà, grazie anche alla capsula Orion che trasporterà gli astronauti sulla Stazione e li riporterà a terra, Comunque gli astronauti si stanno già addestrando, anche psicologicamente, per questo tipo di operazioni. Possiamo dire che HALO rappresenta un grande passo per l’Italia e anche un grande passo per il ritorno alla Luna? Possiamo dire un grande passo per il ritorno alla Luna con l’Italia presente da protagonista e che lo sarà sempre di più, perché questo è solo l’inizio di tutta una serie di infrastrutture per la Luna con le quali il nostro Paese partecipa al programma Artemis grazie all’ASI, agli investimenti del nostro governo e alle capacità del nostro tessuto industriale. A fare l’elenco di quali siano questi contributi made in Italy ci pensa Raffaele Mugnuolo, responsabile dell’Esplorazione e delle infrastrutture orbitanti dell’Agenzia Spaziale Italiana: “il Lunar Gateway fa parte del programma Artemis, frutto di accordi bilaterali tra gli Stati Uniti e i Paesi che hanno aderito, tra cui l’Italia che è stata uno dei primi a firmare e che si è ritagliata una partecipazione duplice, perché come Stato membro dell’ESA stiamo investendo moltissimo nella realizzazione di elementi che faranno parte del programma di ritorno sulla Luna, come ad esempio I-Hab, altro modulo del Lunar Gateway, e altri che andranno ad operare sulla superficie lunare come il lander Argonaut, la cui realizzazione e appena partita, che garantirà la capacità di portare del carico sulla superficie lunare. Non solo, abbiamo anche un accordo importante con la Nasa per la realizzazione del primo modulo abitativo che resterà in modo permanente sulla superficie della Luna, a conferma della leadership italiana per quanto riguarda i moduli pressurizzati abitativi. Yasmin Ali, Gateway HALO Project Manager della Nasa, lavora al progetto HALO dal 2020. Ci spiega che dentro il modulo potranno vivere quattro astronauti alla volta per alcune settimane, che avranno abbastanza spazio privato garantito, potranno lavarsi come si deve e fare esercizio fisico, ma che lei anche potendo non andrebbe a vivere attorno alla Luna, perché preferisce concentrarsi nella costruzione di case spaziali sicure e confortevoli per gli equipaggi. Le chiediamo di illustrarci le prossime tappe: “Per HALO siamo alle battute finali, alla messa a punto prima della spedizione negli Stati Uniti. Il modulo andrà a Gilbert, in Arizona, dove verrà installata tutta la componentistica prima del lancio, previsto per il 2027 così da essere pronti per il 2028 ad accogliere l’equipaggio della missione Artemis IV con la capsula Orion e il modulo I-Hab. Anna Pastor, che guida il programma lunare dell’Agenzia Spaziale Europea, aggiunge altri elementi alla spiegazione: “il modulo HALO è più piccolo perché passando da orbita bassa a orbita cislunare, e poi alla superficie della Luna, la massa conta tantissimo; sia per capacità di lanciatori sia per i costi e per tempi del programma dobbiamo andare su strutture più compatte, miniaturizzate, leggere e capaci di garantire alte prestazioni. Il Gateway sarà una stazione non permanentemente abitata, gli astronauti faranno manutenzione, condurranno esperimenti, le loro giornate saranno molto simili a quelle a bordo della Stazione spaziale internazionale, ma dovranno essere più protetti dalle radiazioni”. Alla fine della festa per la consegna del modulo ritroviamo Matthias Maurer, ancora intento a osservare la futura casa spaziale lunare. Quando gli facciamo notare che all’inizio, lassù, sarà una vita dura per gli astronauti ci risponde così: “Ogni programma spaziale comincia con un inizio e l’inizio è più simile a un campeggio dove non ti porti dietro tutto il necessario per stare comodo, dove hai uno spazio ridotto e dove devi imparare a vivere con meno, ma noi astronauti siamo esploratori, vogliamo viaggiare verso l’ignoto e HALO ci fornisce una casa lontano da casa, anche se all’inizio avremo meno spazio rispetto alla sistemazione di lusso che è stata per me la Stazione Spaziale Internazionale, dove ho vissuto per sei mesi”. Che caratteristiche dovranno avere i primi astronauti che andranno sul Gateway? Non verranno mandati principianti all’inizio, ma solo equipaggi di astronauti che hanno accumulato già esperienza a bordo della Stazione Spaziale Internazionale e che hanno compiuto attività extraveicolari, professionisti che sanno come si opera nello spazio e all’esterno della stazione, questa sarà la condizione. Ora che può toccare con mano questo modulo lei come si sente? Lo tocco qui ora e la prossima volta spero di farlo vicino alla Luna, ma già questo contatto mi trasmette una bellissima sensazione, perché in fondo dentro di me c’è ancora un po’ di quel ragazzino che sognava, un giorno, di volare sulla Luna.

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