Katalin Karikó, il premio Nobel che scappò dall'Ungheria con i soldi cuciti in un orsetto

Scienze

Pioniera dell'mRna, la scienziata è stata premiata con il Nobel per la Medicina 2023 insieme all'immunologo americano Drew Weissman, grazie alle scoperte che hanno aperto la strada, in tempo record, ai vaccini anti-Covid. Ma la sua storia, di vita e professionale, non è sempre stata facile

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Una strada costellata di insidie durante il percorso della vita fino ad arrivare ad ottenere il più prestigioso dei premi nel proprio ambito. E’ la storia di una scienziata che non si è mai arresa alle difficoltà, la storia di Katalin Karikó. Si tratta della biochimica ungherese, pioniera dell'mRna, che proprio oggi è stata premiata con il Nobel per la Medicina 2023 insieme all'immunologo americano Drew Weissman, grazie alle scoperte che hanno aperto la strada, in tempo record, ai vaccini anti-Covid.

Quell’orsetto “prezioso”

Per realizzare il suo sogno, cioè quello di trasformare l'Rna messaggero in vaccini e terapie, Karikò ha dovuto superare diversi sacrifici e qualche avversità. Ad esempio, è stata costretta a lasciare il suo Paese, l’Ungheria, in anni piuttosto complicati come quelli della Cortina di ferro. Scelta, questa, presa nel momento in cui il programma di ricerca dell'università per cui collaborava aveva terminato i fondi. Era il 1985. In quel frangente della sua vita la biochimica decise di lasciare la sua terra per intraprendere la carriera accademica altrove. Insieme alla figlia piccola e al marito, nel tempo una vera e propria “ancora di salvezza”. Per partire, destinazione Stati Uniti, riuscì a ricavare un po’ di soldi dalla vendita, nel mercato nero, dell'auto di famiglia. Denaro poi cucito in un orsetto che faceva compagnia alla figlia.

Dall’Ungheria agli Stati Uniti

Era nata 30 anni prima, il 17 gennaio 1955, in Ungheria. Il papà faceva il macellaio e la mamma era una contabile. Cresciuta, Katalin riesce ad ottenere il dottorato di ricerca presso l'Università di Szeged, lavorando sodo come ricercatrice post-dottorato nel Centro di ricerca biologica. Sin dai suoi primi passi nel mondo accademico, la luce che l’ha ispirata è stata quella dell'mRna (Rna messaggero), ovvero il copione genetico che conduce le istruzioni del Dna al cuore delle proteine ​​di ogni singola cellula. Sposatasi e con una bimba piccola, proprio nel 1985, in un momento economicamente complicato per la sua attività di ricerca in Ungheria, la biochimica vive il primo “sliding door” della sua vita. Ovvero l'offerta dalla Temple University di Filadelfia per un'altra borsa di studio post-dottorato. Insieme al marito ingegnere, Bela Francia, ecco la decisione di spiccare il volo verso gli Stati Uniti per approdare proprio alla Temple. Ma l'Ungheria le avrebbe concesso di portare fuori dal Paese solo 100 dollari, cifra evidentemente inadeguata per dare il là ad una nuova avventura, sia di vita e sia professionale. Così, venduta l'auto di famiglia, Karikó decide di cucire gli oltre 1.200 dollari ottenuti nell'orsacchiotto di sua figlia. Ed inseguire il suo sogno.

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L’incontro con Weissman

Il lavoro e lo studio, una volta giunti negli Usa, assorbono totalmente la scienziata, tanto da farle trascorrere tanto tempo nel suo laboratorio, a volte anche dormendoci dentro. Passa ad un'altra università ma un nuovo momento critico sta per arrivare, nel 1995. "Suo marito era bloccato in Ungheria per problemi di visto, lei aveva appena avuto uno spavento per il cancro", si legge nella sua biografia, "e l'Università della Pennsylvania l'aveva appena retrocessa dal percorso verso una cattedra di ruolo. Senza alcuna sovvenzione in arrivo per sostenere il suo lavoro, Karikó iniziò a pensare di mollare”. Tre anni dopo, siamo nel 1998, una pura casualità fa incontrare due menti brillanti. Karikó e Weissman si incontrano (e lo faranno altre volte) davanti ad una fotocopiatrice. Lei, coraggiosa, lancia una sfida al collega dicendo che avrebbe potuto produrre qualsiasi mRna. Weissman fu incuriosito e da lì si sviluppò la collaborazione che ha portato oggi al Nobel.

L’avventura tedesca

Ma le sfide per la scienziata non erano ancora finite. "Circa 10 anni fa ero qui in ottobre perché sono stata espulsa dalla Penn, costretta a ritirarmi", ha raccontato la scienziata. A sostenerla c’era il marito, che le consiglia di guardarsi altrove. "In Germania, ho scoperto che forse BioNTech era il posto giusto". L’uomo non ha dubbi: "'Provaci e io mi assicurerò che non te ne pentirai”. Per 9 anni la biochimica fa la pendolare proprio con la Germania.

Parola d’ordine “perseverare”

"Perseverare. Credo che i primi 14 anni della vita, i tuoi geni, i tuoi genitori, i tuoi insegnanti, i tuoi amici, formano te, la persona che sarai. Come donna e madre, cerco di dire alle colleghe scienziate che non devono scegliere tra avere una famiglia" e il proprio sogno legato alla scienza, ha detto Karikò. "Puoi averla, non devi assistere eccessivamente tuo figlio”. Quindi un messaggio alle nuove generazioni. Molti giovani, ha detto, “si arrendono perché vedono che i loro amici o colleghi stanno facendo progressi, sembra che facciano meno e in qualche modo ottengano uno stipendio più alto e vengano promossi. Io dico loro: se lo noti, hai già distolto la tua attenzione da quello che puoi cambiare. Quando sono stata licenziata, non ho passato il tempo a dispiacermi e a dire cose come 'Perché io?'. Devi concentrare tutta l'energia che hai da spendere, per cercare di capire: e dopo? Che cosa posso fare?".

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