Il 16 giugno 1963 l'astronauta russa, appena ventenne, partì per la prima missione al femminile nello Spazio: orbitò intorno alla Terra per tre giorni. Rientrata in Russia venne acclamata come la vera Miss Universo. Da allora tante cose sono cambiate e la presenza delle donne nello Spazio è diventata una realtà, come testimonia la missione che vedrà impegnata l'astronauta dell'Esa Samantha Cristoforetti, alla guida della Iss nel 2022
16 giugno 1963, cosmodromo di Bajkonur. Il razzo con a bordo la cosmonauta russa Valentina Tereškova decolla e raggiunge l'orbita terrestre.
La storia è fatta.
Così come era accaduto due anni prima, il 12 aprile 1961, con il cosmonauta Jurij Gagarin, con il primo volo orbitale portato a termine da un essere umano, la Russia faceva sentire forte e chiara la sua voce.
La propaganda sovietica al femminile
"Ecco la vera Miss Universo", si leggeva sui quotidiani il giorno dopo. E non solo nella madrepatria, ma in tutto il Mondo. La 26enne Tereškova veniva celebrata come la nuova icona delle conquiste delle donne, mentra guardava il nostro Pianeta dalla navicella Vostok (in russo "Oriente"), a 200 chilometri di distanza dalla superficie terrestre.
Valentina Tereškova è nata nel 1937 nei pressi della città di Jaroslavl, sul fiume Volga. La passione per il volo e il paracadutismo nel suo sangue, fin da piccola.
Quando seppe che cercavano donne da reclutare per le missioni spaziali non ebbe dubbi e si mise in cora per la selezione.
Era il 1962 quando venne scelta tra mille candidate.
Nome in codice "gabbianella"
Il volo del 16 giugno 1963 presentò un imprevisto.
La navicella si stava allontanando dalla traiettoria calcolata, come raccontò la stessa Tereškova.
Ma lei era preparata e iniziò un fitto scambio di dati con il centro di controllo che le permise di risolvere il problema.
Il volo della "gabbianella" - come la chiamava il progettista dei razzi sovietici Sergej Korole, dando così il nome in codice per le comunicazioni radio alla missione - proseguì regolarmente.
I problemi a bordo e il rientro sulla Terra
La sua missione a bordo della Vostok 6 durò 3 giorni e non fu semplicissima: rimase legata al sedile con la tutta e il casco addosso per 70 ore e 50 minuti, durante i quali soffrì di dolori articolari, nausea e vomito.
Al rientro venne letteralmente “sparata” fuori dalla capsula (che non era stata progettata per garantire la sopravvivenza dell’equipaggio durante l’atterraggio) e atterrò con l’ausilio del paracadute.
Era il 19 giugno, dopo 48 giri attorno alla Terra, sempre nella steppa kazaka.
La prima persona che incontrò la Tereškova fu un'anziana signora vestita di nero. Aveva visto da lontano scendere un enorme paracadute e poi, assieme alle squadre di soccorso, si avvicinò e, vedendola nello scafandro arancione, urlò "Liberatela, non vedete che è tutta rinchiusa là dentro...". Poi, quando capì che veniva dallo Spazio le chiese: "Ha incontrato Dio?".
Lo stop alle missioni al femminile
Proprio a causa dei problemi che la Tereškova aveva dovuto affrontare a bordo l'agenzia spaziale russa decise di fermare le missioni al femminile.
Dovettero passare ben 19 anni prima che un’altra cosmonauta russa, Svetlana Savitskaya, venisse mandata in orbita nel 1982. Svetlana compì ben tre missioni e durante la seconda di esse, denominata Salyut T-12, nel 1984, fu la prima donna ad effettuare un’ attività extraveicolare della durata di 3 ore e 35 minuti, determinando ancora un primato per i russi.
Simbolo universale del femminismo
Dopo la missione, Valentina Tereškova diventò un simbolo del femminismo e si dedicò anche alla politica.
«Partirei anche domani per Marte - ha confessato lei - È un pianeta che studio da tempo e credo che sia importante esplorarlo con missioni umane. È un luogo affascinante. Anche se in fondo qualsiasi astronauta, ne sono certa, ha nostalgia e voglia di tornare sulla Terra, la nostra vera casa e l'unico angolo del Sistema Solare dove è possibile vivere».
N.E.R.D. Non è roba per donne e lo Spazio
Venerdì prossimo nella nuova puntata di N.E.R.D. Non è roba per donne, parleremo di Spazio con Chiara Chiesa, una delle 35 mentor della NASA, International PR and Space Technology Transfer Commercialization advisor, Lead for Brescia presso NASA International Space Apps Challenge, che ci spiegherà quanto sia importante lo Spazio nelle carriere del futuro delle donne.