Il centro della Via Lattea come non lo si era mai visto prima. Per realizzare questa fotografia diffusa dalla Nasa ci sono voluti decenni di lavoro
Uno spettacolare fuoco d’artificio cosmico con i duelli innescati dai campi magnetici. Quella diffusa dalla Nasa non è una foto qualsiasi ma la composizione di 370 immagini scattate negli ultimi 20 anni dal telescopio spaziale Chandra lanciato nel 1999 e dal radiotelescopio sudafricano MeerKat . A definire l’istantanea composita del centro della Via Lattea ovvero il centro della nostra galassia è l’astronomo Daniel Wang dell’Università del Massachusetts. Impressionanti sono alcuni primi piani degli spazi sotto e sopra il piano galattico mai visti prima con tanta precisione. Uno spettacolo cosmico di rilievo che avviene tuttavia ad una distanza di sicurezza dalla Terra: 26 mila anni luce. Impressionanti sono alcuni primi piani degli spazi sotto e sopra il piano galattico mai osservati prima con tanta precisione. Altri buchi neri, stelle a neutroni e resti di supernovae, vale a dire ciò resta dopo la morte di una stella, sono disseminati intorno.
L’evoluzione galattica secondo l’autore della fotografia
Daniel Wang ha spiegato che l’immagine raffigura: “Un ecosistema energetico al centro della nostra galassia con resti di supernove, buchi neri e stelle di neutroni”.“A generare lo spettacolare fuoco d’artificio cosmico sono soprattutto i duelli innescati dai campi magnetici che si sprigionano dai fenomeni, in particolare attorno al super-massiccio buco nero attivo nel cuore Sagittario A”. Si scopre che getti di raggi X scuotono le regioni circostanti innescando inevitabili effetti nello spazio intergalattico. Altri buchi neri, stelle a neutroni e resti di supernovae, vale a dire ciò resta dopo la morte di una stella, sono disseminati intorno.“Quello che vediamo nella foto è un ecosistema violento e di eccezionale energia al centro della nostra isola stellare”, ha precisato Wang, presentando il frutto del suo lavoro scientifico che è durato un anno mentre era costretto a casa dalla pandemia. Uno studio è stato da poco pubblicato sul periodico Monthly Notices della Royal Astronomical Society britannica.