Fallito il lancio di Vega: ha cambiato rotta poco dopo il decollo

Scienze

Il razzo ha deviato dalla traiettoria prevista, determinando il fallimento della missione. A bordo aveva due satelliti: Seosat-Ingenio, del Centro spagnolo per lo sviluppo industriale Cdti, e Taranis, dell'agenzia spaziale francese Cnes

Il lancio del vettore Vega non è andato a buon fine. Otto minuti dopo il suo decollo dalla base europea di Kourou (nella Guyana Francese), il razzo dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), giunto al suo 17esimo volo, ha deviato dalla traiettoria prevista, determinando il fallimento della missione. L’hanno comunicato la stessa Esa e la società Arianespace, che gestisce i lanci dalla base di Kourou. Vega avrebbe dovuto portare in orbita i due satelliti che aveva a bordo: Seosat-Ingenio, del Centro spagnolo per lo sviluppo industriale Cdti, e Taranis, dell'agenzia spaziale francese Cnes. L’analisi dei dati di telemetria, attualmente in corso, permetterà di capire con precisione perché il razzo non ha seguito la traiettoria prevista. Alle 14:00 è prevista una conferenza stampa di Arianespace, durante la quale verranno forniti degli aggiornamenti sull’accaduto.

La dinamica dell’incidente

In un comunicato della Avio, l’azienda aerospaziale italiana che ha creato Vega, sono presenti maggiori informazioni sul fallimento della missione. “A circa 8 minuti dal decollo, dopo il completamento nominale della propulsione del primo, secondo e terzo stadio e la prima accensione del motore del quarto stadio, si è verificata un’anomalia che ha provocato una deviazione della traiettoria del lanciatore, con la conseguente conclusione prematura della missione”, si legge nella nota.

Il precedente lancio di Vega

Lo scorso settembre è avvenuto con successo il 16esimo volo di Vega. In quell’occasione il razzo ha portato in orbita sette micro-satelliti e 46 CubeSat, rilasciati in orbite comprese tra circa 515 e 530 chilometri di altezza. Vari atenei hanno approfittato del lancio per portare nello spazio i propri esperimenti: Argtm, dell’Università Federico II di Napoli, studierà gli effetti della microgravità sulla resistenza dei batteri agli antibiotici; Mambo, dell’Università di Roma Tre, valuterà il rilascio dei farmaci nell’organismo in condizioni di microgravità; Spacelys, dell’Università di Bologna, indagherà sugli effetti della microgravità su una proteina legata al sistema immunitario; Nogquad, dell’Università di Tor Vergata, studierà l’espressione dei geni e la comparsa di malattie come la sclerosi laterale amiotrofica (Sla) o la sindrome dell’X fragile.

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