Lo rivelano i dati raccolti dalla sonda Nasa Dawn nella seconda fase della missione, tra giugno e ottobre 2018, analizzati da un team di scienziati guidati dall’Istituto nazionale di astrofisica e dall’Agenzia spaziale italiana
Sotto la superficie del pianeta nano Cerere potrebbe nascondersi una riserva d’acqua liquida. A rivelarlo sono i dati raccolti dalla sonda Nasa Dawn nella seconda fase della missione, tra giugno e ottobre 2018, analizzati da un team di scienziati guidati dall’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e dall’Agenzia spaziale italiana (Asi). I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Nature, che ha dedicato un numero speciale alla sonda spaziale statunitense e al pianeta nano Cerere.
Lo studio nel dettaglio
Sfruttando le potenzialità dello spettrometro italiano Visible and infrared mapping spectrometer (Vir-Ms) a bordo della sonda Dawn, i ricercatori hanno studiato nel dettaglio i minerali che compongono le macchie brillanti identificate nel corso della missione Dawn della Nasa sulla superficie del cratere Occator,e considerate una possibile prova dell’esistenza di un antico oceano globale sotto la superficie del pianeta Cerere. Sono così riusciti a identificare sulla cima di una struttura al centro del cratere (Cerealia Facula), una miscela di minerali, tra cui il cloruro di sodio idrato (sale), che si formano solo in presenza di acqua liquida.
“Riteniamo che i sali che Vir ha rilevato in superficie siano una chiara espressione di acqua salata presente sotto la superficie del pianeta nano stesso”, ha spiegato Maria Cristina De Sanctis, principal investigator dello spettrometro italiano e coordinatrice dello studio. "Il cloruro di sodio idrato non è stabile alle condizioni della superficie di Cerere e perde rapidamente la parte idrata. Il fatto di osservare oggi il sale idrato implica che il fluido contenente il sale è arrivato in superficie molto di recente o sta attualmente risalendo esponendosi sulla superficie”, ha aggiunto l’esperta.
Mappato il cratere Occator
In un secondo studio, a cui hanno preso parte anche De Sanctis e Federico Tosi dell'Inaf di Roma, gli esperti sono riusciti a mappare l’intero cratere Occator. Hanno così scoperto in depressioni e tumuli luminosi della sua superficie la presenza di un mantello composto da un materiale simile al fango e ricco di sale, che suggerisce un processo di degassamento di sostanze volatili sul pianeta Cerere.
“Alla luce di questi nuovi risultati Cerere si conferma come un piccolo pianeta in evoluzione il cui studio sempre più approfondito sta fornendo indicazioni utili sulla comprensione degli ambienti acquosi nel Sistema Solare con chiare implicazioni astrobiologiche”, ha commentato Eleonora Ammannito, esperta all’Agenzia spaziale italiana.