Gli esperti dimostrano che le pietre del sito neolitico di Stonehenge hanno una provenienza comune, ed è solo a 25 chilometri di distanza
Le misteriose origini dei megaliti di Stonehenge, l’imponente chromlech neolitico che si trova nello Wiltshire (Regno Unito) sono finalmente state scoperte. Le pietre che lo compongono provengono, secondo le ultime ricerche dell'Università di Brighton, dall’area di West Woods, a soli 25 chilometri a nord di Stonehenge, vicino a Marlborough. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Science Advances.
Il reperto di Robert Philips
Gli esperti hanno a lungo sospettato che i sarsen - blocchi di arenaria comuni in Inghilterra – provenissero dalle Marlborough Downs, ma non erano mai riusciti a confermarlo. Grazie a un nuovo reperto, che hanno studiato ai raggi-x, li hanno invece fatti risalire a West Woods, a soli 24 miglia di distanza dal sito di Stonehenge. Tutto è iniziato nel 1958 quando Robert Philips - impegnato con la sua azienda di taglio di diamanti nel rafforzare una delle antiche pietre della costruzione neolitica – ha prelevato un campione del nucleo di un megalite per poi portarselo con sé quando è emigrato negli Stati Uniti. Dopo trent’anni, alla vigilia del suo novantesimo compleanno lo ha riconsegnato al paese di origine. Sono così iniziati nuovi studi che avevano l’obiettivo, poi raggiunto, di scoprire l’origine di Stonehenge.
Le ricerche
Il professor David Nash, dell'Università di Brighton, che ha condotto la ricerca, ha ringraziato la famiglia Phillips per aver restituito il campione e si è messo subito al lavoro. L’utilizzo di dati geochimici ha permesso di dimostrare che 50 delle 52 rocce presenti nel monumento condividono essenziali elementi chimici e quindi, per deduzione, hanno una provenienza comune. Confrontando la firma geochimica del nucleo estratto dalla pietra 58 a Stonehenge da Robert Philips con i dati dei sarsens provenienti da tutta la Gran Bretagna meridionale, l’area di origine è risultata quella di West Woods, sempre nello Wiltshire. "Ora possiamo sostenere che quando sugli uomini primitivi si procurarono i sarsen puntavano soprattutto sulla dimensione: volevano le pietre più grandi e resistenti che potessero trovare e aveva senso prenderle il più vicino possibile”, dice Susan Greaney di English Heritage. Con questa scoperta “possiamo iniziare a capire il percorso che potrebbero aver fatto – prosegue - e aggiungere un altro pezzo al puzzle".