Il risultato si deve a un team di ricercatori italiani che sarebbe risciuto a rivelare cosa rende il cervello degli individui “ipermemori” capace di ricordare anche i più piccoli dettagli di ogni giorno della loro vita
Un nuovo studio italiano potrebbe aver rivelato il meccanismo chiave della super memoria, studiando il cervello dei cosiddetti “ipermemori”, quelle persone dotate di capacità mnemoniche fuori dall’ordinario in grado di ricordare anche i più piccoli dettagli di ogni giorno della loro vita. Nello specifico, gli esperti sarebbero riusciti tramite risonanze magnetiche a identificare le zone cerebrali incaricate di dare una dimensione temporale ai ricordi, organizzando quelle informazioni che nelle persone senza particolari capacità mnemoniche restano memorie indistinte e sfocate.
La ricerca, condotta presso i laboratori della Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma, è stata coordinata dal team composto dai ricercatori Patrizia Campolongo, Valerio Santangelo, Tiziana Pedale e Simone Macrì, e ha coinvolto la Sapienza Università di Roma, l’Istituto Superiore di Sanità e l’Università di Perugia.
Lo studio nel dettaglio
Per compiere lo studio, pubblicato sulle pagine della rivista specializzata Cortex, gli esperti hanno studiato l’attività cerebrale di un campione composto da 8 persone ipermemori e 21 soggetti senza particolari abilità della memoria. Nello specifico hanno chiesto ai partecipanti di ricordare un evento avvenuto circa 20 anni prima, mentre sottoposti a risonanza magnetica funzionale, che come spiegato dai ricercatori consente di osservare il cervello in azione e identificarne le aree più attive durante il ricordo dell’evento passato. “I risultati dell’indagine hanno mostrato che nel discriminare tra ricordi autobiografici vecchi e nuovi, per le persone con ipermemoria si rileva un’elevata specializzazione della porzione ventro-mediale della corteccia prefrontale del cervello, un'area che si ritiene sia deputata all'organizzazione delle funzioni cognitive superiori”, hanno spiegato gli autori dello studio. “Questa stessa regione del cervello sembra essere meno precisa nelle persone con una memoria normale, fino a farci “confondere” la dimensione temporale del ricordo, vecchio o nuovo”.
Prossimi obiettivi
La scoperta ottenuta dall’équipe di ricercatori italiani apre la strada a nuovi studi di ricerca per la neuroriabilitazione della memoria e delle persone con lesioni cerebrali. “Comprendere i sistemi neurobiologici alla base dell’iper-funzionamento della memoria fornisce importanti indicazioni su quali aree è necessario intervenire per stimolare il ripristino di un funzionamento adeguato della memoria in persone con deficit o lesioni neurologiche”, concludono i ricercatori.