Questi reperti, risalenti a più di 45.000 anni fa, sono stati scoperti nel corso di uno studio internazionale coordinato dall'Istituto tedesco Max Planck per l'antropologia evolutiva
Nel corso di uno studio internazionale, coordinato dall'Istituto tedesco Max Planck per l'antropologia evolutiva, sono stati trovati i più antichi resti dell’Homo sapiens in Europa, risalenti a più di 45.000 anni fa (e dunque più antichi di 2.000 anni rispetto a quanto si ipotizzasse). La loro analisi ha permesso di ricostruire alcune interazioni dell’uomo moderno con i Neanderthal. L’Italia ha preso parte alla ricerca con l’Università di Bologna. I risultati ottenuti sono stati pubblicati sulle pagine delle riviste specializzate Nature Ecology & Evolution e Nature.
L’analisi dei resti di Homo sapiens
Scoperti in Bulgaria, nella grotta di Bacho Kiro, i resti consistono in un dente e in cinque frammenti ossei. L’analisi del Dna ha permesso di attribuirli all’Homo sapiens. Il risultato è stato raggiunto nel corso di due ricerche, una coordinata da Helen Fewlass e l’altra da Jean-Jacques Hublin, entrambi dell'Istituto tedesco Max Planck per l'antropologia evolutiva. Sahra Talamo, ricercatrice italiana dell’Università di Bologna, ha coordinato la datazione dei reperti. “L'analisi al radiocarbonio conferma che i fossili risalgono alla fase iniziale del Paleolitico superiore e rappresentano quindi la più antica testimonianza diretta della presenza della nostra specie in Europa”, rileva Talamo. Per Hublin, il sito “documenta una prima ondata di Homo sapiens, che entrò in contatto con gli uomini di Neanderthal e portò in Europa nuovi comportamenti”. Gli indizi trovati all’interno della grotta di Bacho Kiro suggeriscono che la convivenza tra l’Homo sapiens e i Neanderthal, che scomparvero 40.000 anni fa, durò almeno 2.000 anni in più di quanto finora ipotizzato.
La prima “casa” dell’Homo sapiens
I risultati di un altro studio, condotto nel 2019 dai ricercatori del Garvan Institute of Medical Research e dell’Università di Sydney, hanno dimostrato che la prima casa dell’Homo sapiens è stata l’Africa meridionale. Per giungere a questa conclusione, gli esperti si sono affidati al Dna delle persone che oggi abitano nelle stesse zone, situate a sud del fiume Zambesi, che scorre lungo il confine tra Zambia e Zimbabwe e attraversa varie nazioni del continente africano.