Microplastiche, è possibile generarle anche aprendo buste e bottiglie di plastica

Scienze
Immagine di archivio (Getty Images)

I risultati di una ricerca dell’Università di Newcastle indicano che l’apertura di 300 centimetri di plastica determina la produzione di una quantità di microplastiche compresa tra i 10 e i 30 miliardesimi di grammi 

Una nuova ricerca, condotta dai ricercatori dell’Università di Newcastle (in Australia), indica che aprendo buste e bottiglie di plastica si possono generare delle microplastiche. In particolare, dai risultati dello studio, pubblicati sulle pagine della rivista specializzata Scientific Reports, emerge che aprire 300 centimetri di plastica determina la produzione di una quantità di microplastiche compresa tra i 10 e i 30 miliardesimi di grammi. Anche questo comportamento quotidiano potrebbe quindi aver influito sull’accumulo di tali particelle nell’ambiente, che negli ultimi decenni è incrementato significativamente, con gravi conseguenze sull’ecosistema

L’impatto delle attività quotidiane sulla produzione di microplastiche

Secondo le stime degli esperti, entro il 2060 potrebbero accumularsi fino a 265 tonnellate di plastica, di cui il 13,2% potrebbe essere composto da microplastiche, ossia minuscoli frammenti pesanti miliardesimi di grammi. Si ritiene che queste particelle vengano solitamente generata da vari processi industriali o dalla rottura nel tempo di alcuni oggetti, ma la ricerca dell’Università di Newcastle indica che anche le attività quotidiane possono avere un impatto sul loro accumulo nell’ambiente. Nel corso dello studio, gli esperti guidati da Cheng Fang hanno monitorato la generazione di microplastiche durante l’apertura degli imballaggi che avvolgono gli alimenti, il taglio di nastri sigillanti e l’apertura di tappi delle bottiglie.

I risultati dello studio

Le analisi dei ricercatori hanno permesso di stimare che per 300 centimetri di plastica che vengono aperti si generano dai 10 ai 30 miliardesimi di grammi di microplastiche, tra fibre e frammenti, a seconda delle condizioni della plastica, quali rigidità, spessore o densità. I risultati ottenuti suggeriscono che le attività quotidiane, come l’apertura di sacchetti e bottiglie, potrebbero essere fonti aggiuntive di piccole quantità di microplastiche; tuttavia, il loro rischio di possibile tossicità e il modo in cui possono essere ingerite dall’uomo non sono ancora stati misurati e saranno necessarie ulteriori ricerche per verificare l’impatto sull’uomo.

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